La vita di Veronica era lì lì –inevitabilmente, inesorabilmente- per volgere al peggio. Una transessuale in età, sulla soglia della sessantina, ha poco da stare allegra, come qualsiasi donna del resto. La vita di Veronica era lì lì –inevitabilmente, inesorabilmente- per volgere al peggio. Una transessuale in età, sulla soglia della sessantina, ha poco da stare allegra, come qualsiasi donna del resto.
_ Il fatto di essere single, diciamo pure zitella, aggravava di un poco la situazione, rendendo impraticabile anche quel passatempo che è la guerriglia semiotica nella quotidianità condivisa, che si combatte intorno alla gestione del tempo e degli elettrodomestici.
_ E poi: poche attrattive, seduzione vicina allo zero, in entrata e in uscita, soldi pochi, tutto “poco”. Oramai decisamente pingue, aveva abolito le gonne e i tacchi, e smesso di truccarsi, per non sentirsi vieppiù grottesca.

Sì, rimaneva quella sosta alla fine della giornata di lavoro (Veronica faceva l’impiegata), al bar sotto casa, il conforto caldo di quelle tre grappe di qualità ordinaria, bevute quasi di un fiato, senza mangiarci sopra, e che ben predisponevano a un rapido assonnarsi. Almeno la grappa bruciava il corpo, prima di sopirlo. Non un granché come divertissement, convengo. E tuttavia il famoso convento, di cui era l’unica abitatrice, questo passava.

Ma un bel giorno qualcuno bussò alla porta del convento chiedendo breve ospitalità. Era una monaca di diversa religione che non condivise il bigné di S. Giuseppe che Veronica, baffuta di crema pasticcera, stava per offrirle, ma poi tutto il resto sì. Andava così piano –la monaca di diversa religione- si muoveva così lieve con i suoi passi nei corridoi del convento, che Veronica neppure si accorse, sulle prime, che la breve ospitalità si stava prolungando e che insomma tutto il resto era la vita stessa. Sto cercando un ricovero più stabile, le disse.
_ Ma qui sarebbe strastabile, le fece Veronica senza rendersi ben conto, causa grappa, di cosa stava dicendo. Il codice civile non prevede per le monache di diversa religione né matrimoni né pacsis, come li chiamano i romani per non estenuarsi con la doppia consonante finale. E le convivenze pure sono guardate con diffidenza. Il che non impediva qualche Bronx in comunanza, e taluni Spritz tanto “sbagliati” quanto alcolicamente efficaci.

Ma per il resto, resto che rammento coincidere in questo caso con la vita, le due furono rapidamente indotte a un’alacre attività di depistaggio nei confronti di comunità amicali, ressembrement familiari, partiti politici, uffici amministrativi, solerti e dubitative impiegate postali. Per andare a mangiare una pizza si risolsero a infagottare le teste con foulard sixties style e occhiali da sole di formato televisivo. Fogge inconsuete alle monache, e tuttavia.

“Niente di personale”, sbottò a un certo punto Veronica, “non c’entro niente e neppure centro mai qualcosa, ma insomma cosa pensi di fare?”.
“Qualcosa che ha molto di personale”, rispose sfiorandola piano ma decisa, la monaca di diversa religione.