194: Una legge voluta dalle donne e confermata da due referendum   –   Sabato 26 maggio  dalle ore 17 alle ore 20  PRESIDIO in Via Emilia, portici p.zza Torre

A quarant’anni dalla legge 194/22 maggio 1978, la mobilitazione nazionale promossa da tante realtà, associazioni femminili, movimenti corrisponde ad una duplice esigenza. Ricordare una conquista importante delle donne del nostro paese, gli anni di lotta per averla, le parole, le discussioni, le manifestazioni, misurando la forza e la volontà occorse per ottenerla, e oggi la forza e la volontà necessarie per difenderla.
Da anni, troppi, meglio dire da sempre, la legge 194 è stata disattesa, ostacolata, certo a causa delle contraddizioni intrinseche, frutto del compromesso politico da cui è nata, ma soprattutto grazie ad una precisa volontà politica, di parte, fondamentalista, mai rassegnata all’approvazione della legge e sempre pronta ad arginare, contenere disinnescare, possibilmente impedire la sua piena applicazione. Conosciamo perfettamente la matrice sessista, reazionaria e misogina di questo potere che vorrebbe ribadire nello stesso tempo la subordinazione della donna all’uomo, in primis, e poi la subordinazione della donna in assoluto, considerandola persino (ricordiamo il tremendo volantino di Forza Nuova, lanciato davanti alla Casa internazionale delle donne di Roma e lo striscione appeso al muro) fattrice di progenie italica contro il dilagare dell’immigrazione.
Piena applicazione significa, fra le altre cose:
prevenzione dell’aborto e dunque delle gravidanze indesiderate e dunque promozione della contraccezione ordinaria e di emergenza, senza obiezioni fasulle. La legge non prevede pratiche dissuasive, non prevede figure non sanitarie nel percorso della donna che chiede l’interruzione, se non su precisa richiesta della donna stessa per eventualmente rimuovere ostacoli al proseguimento della gravidanza, a suo insindacabile parere, rimuovibili.
Fuori dunque persuasori e dissuasori da consultori, reparti ospedalieri, farmacie. Il percorso che la donna fa è centrato sull’autodeterminazione e non su altro.
Non è prevista un’obiezione “di struttura”, tutte le strutture convenzionate debbono applicare la legge, anche con spostamento del personale (art. 9); ne consegue che la possibilità individuale di essere obiettore deve essere subordinata alle esigenze della struttura e non viceversa. Ne consegue che è d’obbligo una regolamentazione dell’obiezione di coscienza e che il fatto che in Italia il numero di obiettori superi il 70% con punte, in certe regioni, del 90% è uno scandalo e una prepotenza infinita sulla pelle delle donne. Questa illegalità deve cessare!
Sono stati scritti tanti documenti, riflessioni in questi anni e in questi giorni, da parte di chi ha lottato allora per avere la legge, e vuole difenderla, e da parte di chi questa legge se l’è già trovata e la vede in tante situazioni intaccata, depauperata, disattesa.
Alla fine è chiaro che ora, come allora, non ci basta una legge, vogliamo, abbiamo sempre voluto di più. Non solo non morire di aborto clandestino, ma riprenderci un posto di cittadine in uno stato laico che riconosca la nostra cittadinanza. Attorno ad una legge come la 194 ci sono mille corollari che rivendichiamo: la nostra autodeterminazione, la nostra salute, una cultura contraccettiva che permetta la libertà femminile anche nella sessualità, relazioni
paritarie fra i sessi, maternità consapevole, riqualificazione dei consultori su tutto il territorio nazionale.
E a proposito di maternità davvero vogliamo di più, vogliamo seri sostegni alle scelte di maternità, veri spostamenti di risorse verso conciliazione e servizi e verso una totale riorganizzazione del lavoro che tenga conto dei corpi e della vita delle donne. Basta parlare a vanvera di maternità senza sostenere le madri.
Non abbiamo mai detto che l’aborto è un diritto, il vero diritto sarebbe quello di non dover abortire, ma pretendiamo che tutta la società si responsabilizzi su: laicità delle leggi, educazione sessuale nelle scuole, contraccezione, autodeterminazione della donna nelle scelte di maternità, rese però possibili da efficaci politiche e reali sostegni.
Rimandiamo al mittente il ridicolo accostamento fra la denatalità italiana e le interruzioni di gravidanza, tra l’altro in calo, proprio grazie alla legge 194 e alla parziale liberalizzazione (senza ricetta) della pillola contraccettiva di emergenza. La denatalità denuncia ben altro e rivela il vero volto dell’Italia ancora culturalmente violenta verso le donne e politicamente arretrata su maternità e genitorialità.
Pretendiamo la piena applicazione di una legge dello stato innanzi tutto dalle istituzioni e pensiamo che le STRUTTURE INADEMPIENTI ANDREBBERO SEMPLICEMENTE DENUNCIATE e qualcuna di noi lo sta già facendo. FACCIAMOLO SEMPRE DI PIU’. Direttori generali, Responsabili di struttura, Primari, Assessori regionali e Presidenti di Regione vanno chiamati alle loro responsabilità.
In questa ricorrenza della legge invitiamo al Presidio di sabato, quante/i vogliono esprimere la loro solidarietà e condivisione verso battaglie che sono battaglie di civiltà, contrastando le offese/pretese di una campagna pubblicitaria, quella attualmente in corso dei movimenti fondamentalisti contro le donne e contro la legge 194, indegna di un paese civile.(Modena, 21 maggio 2018)
Vi aspettiamo

UDI-Unione Donne in Italia- Modena
Casa delle Donne contro la violenza onlus – Modena
Centro documentazione donna – Modena
Associazione Differenza Maternità – Modena
Associazione Donne nel Mondo – Modena
Associazione Gruppo Donne e Giustizia – Modena
Associazione Libera Uscita onlus
ArciLesbica Modena
CGIL Modena