reparto nascite ospedale di Pavullo

Con grande soddisfazione apprendiamo la notizia che la giunta regionale ha accettato di chiedere la deroga, rispetto al limite dei 500 parti all’anno, per il punto nascita di Pavullo; richiesta di deroga a sua volta presentata dal sindaco di Pavullo, dopo una vasta mobilitazione di donne, comitati, consigliere/i di vari schieramenti politici, sindaci,  associazioni di categoria, culminata in una raccolta di firme imponente. D’altra parte la possibilità di una deroga  per condizioni orografiche difficili era già stata in precedenza segnalata dalla consigliera Paola Pasquali di Fanano,  in virtù di un DM dell’11/11/ 2015.

Dunque una convergenza verso il no alla chiusura che ha dato i suoi frutti. Da subito anche l’UDI di Modena, intervenendo in vari modi, ha ribadito come la complessità di un vasto territorio di montagna renda  impossibile l’applicazione di standard rigidi, segnalando il rischio di aumentare il senso di incertezza nelle donne gravide, che già l’imprevedibilità dei parti comporta. L’idea che le donne potessero essere seguite prima e dopo il parto, ma non durante e spedite come pacchi altrove ci sembrava infatti surreale, ansiogena per le future mamme e foriera di un inevitabile aumento di parti programmati, dunque cesarei o comunque altamente medicalizzati.

Ma il nostro discorso su Pavullo, la salute delle donne e i loro diritti non si ferma qui. Da tempo e molto prima che si parlasse di chiusura, abbiamo denunciato che l’ospedale di Pavullo presentava il caso, davvero poco esemplare, di obiettori alla legge 194 al 100% e che dunque a Pavullo la 194 non era applicata, dovendo le donne recarsi a Sassuolo per le interruzioni di gravidanza. Sapere che ci sarebbero andate anche per partorire non ci ha certo rallegrato, anzi ci ha fatto dubitare che la chiusura del punto nascita fosse, in un certo senso, una risposta  alla nostra protesta che avevamo formalizzata in Regione, durante l’incontro con l’assessore Venturi il 26 settembre scorso, all’apertura della campagna UDI Adesso Basta.

Dispiace che delle  molte voci che si sono levate per evitare la chiusura del punto nascita di Pavullo, non ve ne siano state anche a ricordare che  esiste per legge un diritto delle donne a interrompere la gravidanza in determinate circostanze e che la legge 194 non consente obiezioni di struttura.

Il fatto è che in questo paese (e anche in questa Regione)  le donne non trovano piena cittadinanza in famiglia, nel lavoro, nella società e…negli ospedali. L’UDI sostiene e sosterrà sempre, invece, che non c’è sviluppo, non c’è vero progresso, senza garantire i diritti delle donne, fra i quali, importantissimo, il diritto alla salute e all’autodeterminazione.

Dunque chiediamo che si vada avanti con la richiesta di deroga, che il Punto nascita di Pavullo sia aperto, accogliente, rassicurante, a misura di mamma e bambino/a. Ciò per noi significa  che tutto il reparto sia “a misura di donna” e di legge e che nessuna, compresa chi deve interrompere la gravidanza, sia “mandata da un’altra parte”.

 

Modena, 19  Luglio 2017                                                                                                                                                               coordinamento UDI di Modena

Paura Piretti responsabile UDI nazionale