Eccoci di fronte alla prevedibile mozione pro-vita presentata dall’ancor più prevedibile consigliera della Lega Luigia Santoro.
Queste mozioni “fotocopia”, presentate a Verona, Roma, Ferrara, Modena ecc., sono come format preconfezionati, dentro ai quali si trovano:
1)- citazioni della legge 194 di cui, ovviamente, non si chiede l’abrogazione (quella verrà da sé, certamente si pensa), si chiede invece una “piena applicazione”.
2)- aiuti alle donne che, pensando di interrompere la gravidanza, si consultano con le associazioni esperte in dissuasione e si convincono a non ricorrere all’interruzione (o accettano l’altro fantastico invito a partorire e ad abbandonare la bambina o il bambino. Bisognerà pure riempire le Case Famiglia, soprattutto se gestite sempre da queste associazioni! Della serie: a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si prende). Se le donne non si convincono, ci penserà però qualcun altro ad affrontare tutti i problemi che hanno portato a tale decisione. Nessun interesse, infatti, per favorire informazione contraccettiva, potenziare i Consultori, fare educazione sessuale nelle scuole.
3)- soldi alle associazioni di volontariato che fanno opera di dissuasione.
In vista del dibattito in Consiglio Comunale, l’UDI di Modena ribadisce alcuni concetti fondamentali.
Quanto alla legge 194
La legge 194 prevede la prevenzione dell’aborto e non la dissuasione rispetto ad una decisione presa. Dunque Consultori, risorse del territorio, leggi nazionali e locali a sostegno serio di una maternità problematica, nel pieno rispetto dell’autodeterminazione della donna.
Quanto all’autodeterminazione della donna
Invitiamo a riflettere circa le reali intenzioni di questa, come di altre mozioni similari, sull’esilarante citazione dell’articolo 5 della legge 194, là dove la legge dice, a proposito della ricerca di una possibile soluzione, rispetto ad alcuni problemi che possono aver portato alla una decisione di abortire, “parlando con la donna e con il suo compagno, se la donna lo consente”. La mozione modenese omette “se la donna lo consente” e finge di credere che la legge 194 obblighi la presenza del futuro padre. Un occhio al ddl Pillon?
Quanto al Fondo da mettere a Bilancio
Siccome il sostegno a donne, maternità, prevenzione dell’aborto tramite contraccezione, cultura alla responsabilità e condivisione fra sessi, ecc. sono proprio il pane quotidiano delle associazioni femminili, ovvio che la possibilità di accedere ai fondi di bilancio per il sostegno della maternità, che la mozione vorrebbe riservata alle associazioni che fanno dissuasione, vada invece distribuita fra le associazioni femminili di questa città che sostengono le donne nella maternità, nelle questioni di salute, nei loro diritti in famiglia, nel lavoro, nella società, nella promozione del loro ruolo sociale, della loro storia, dei loro archivi, lottando contro violenza, femminicidi, stereotipi, pregiudizi ed emarginazione.
Qualsiasi discriminazione rispetto a fondi destinati al sostegno alla maternità comporterà certamente battaglie anche legali. Le avvocate non ci mancano.