E’ una manifestazione sorella di quella proposta dalla sindaca di Barcellona a Febbraio di questìanno sui problemi dei flussi migratori e dell’accoglienza.

La sindaca di Barcellona Ada Colau: “Accogliere chi soffre è un dovere. Altre città si muovano dopo le nostre. Vogliamo accogliere. E vogliamo continuare a farlo. Per questo motivo lo scorso febbraio Barcellona è scesa in piazza. È stata la manifestazione più grande d’Europa a favore dell’accoglienza dei migranti. Ed è nata per la volontà della società civile e con l’appoggio delle istituzioni. Siamo davvero felici di sapere dunque che anche a Milano il 20 maggio si riaffermerà questa stessa volontà e la necessità di non barricarsi dietro anacronistici muri “ideologici” e fisici

 

Un argomento di cui si è fatto carico anche Non una di meno.  Circa un mese fa (assemblea nazionale 22-23 aprile Roma) si è riunito focalizzanto alcuni punti del dibattito su più tavoli di discussione.

 

 

 

Qui vi proponiamo il report  del  tavolo Femminismi e migrazioni L’intera documentazione la potete trovare sul sito https://nonunadimeno.wordpress.com/

 

Principi:

Ci opponiamo al regime dei confini, critichiamo il sistema istituzionale d’accoglienza, rivendichiamo libertà di movimento e di soggiorno incondizionata in Europa. Ripudiamo la logica emergenziale applicata alle migrazioni; rigettiamo l’invisibilizzazione delle migranti in nome del decoro urbano e la militarizzazione delle vite di tutte e tutti. Rifiutiamo la vittimizzazione delle donne migranti. Diciamo no al lavoro gratuito per “meritarsi” il diritto di restare e a ogni forma di sfruttamento. Ci opponiamo alle espulsioni, alla detenzione, al ricatto del permesso di soggiorno; no alla selezione delle soggettività indecorose.

Rivendichiamo e risignifichiamo politicamente il diritto d’asilo per le donne che si sottraggono a ogni forma di violenza fisica, psicologica ed economica sia nei paesi di origine che di transito.  Riportiamo il discorso sulla tratta all’interno di quello sulle forme della violenza strutturale e sistemica contro le donne. Imponiamo una prospettiva femminista nell’approccio alla questione della tratta che rifiuta il predominante discorso repressivo e rifiuta di condizionare la tutela delle donne alla narrazione di sé come vittime.

Partiamo dalle nostre vite, consapevoli delle differenze di posizionamento che attraversano ognuna di noi secondo le categorie di genere, razza, classe, orientamento sessuale, identità di genere e abilità.  Combattiamo ogni forma di sessismo nei suoi intrecci con gli altri sistemi di dominio quali il razzismo, il capitalismo e la violenza patriarcale e di stato: ci opponiamo non solo al razzismo istituzionale, ma alle forme di razzismo diffuso che strutturano la società, preesistono ai movimenti migratori e dalle quali nessuna può dirsi immune. A fronte della retorica sull’integrazione che pone un binarismo gerarchico tra “noi” e “loro”, pratichiamo alleanze tra forme diverse di oppressione come abbiamo fatto per lo sciopero globale dell’otto marzo.

Obiettivi:

Abolizione dei decreti Minniti- Orlando e delle leggi italiane ed europee che limitano e governano mobilità delle migranti, inclusi il migration compact e gli  accordi internazionali di esternalizzazione delle frontiere

Abolizione del sistema della detenzione amministrativa anche tramite l’abrogazione del cosiddetto “reato di clandestinità”. Chiusura di tutti i CIE (rinominati dal nuovo decreto CPR) in quanto strutture di detenzione che limitano la libertà di movimento di tutte e tutti e che invisibilizzano e opprimono le soggettività non conformi (come le persone trans), sottoposte alla discrezionalità dei direttori delle strutture detentive, e spesso private delle cure ormonali e sottoposte a condizioni di prigionia che violano la loro dignità.

Permesso europeo incondizionato e illimitato slegato dal lavoro e svincolato da padri e mariti

Reddito di autodeterminazione slegato dalla cittadinanza e dalle condizioni di soggiorno (dialogo con tavolo lavoro)

Salario minimo europeo contro la segregazione lavorativa delle donne e la discriminazione salariale e sessuale fuori e dentro i luoghi di lavoro

Riconoscimento della casa, della residenza e del domicilio di fatto

Accesso incondizionato alla salute e al welfare

Diritto all’autodeterminazione sessuale e riproduttiva per le donne migranti (dialogo con tavolo salute)

Riconoscimento dei titoli di studio e delle qualifiche professionali ottenuti nei paesi di provenienza

Cittadinanza e ius soli per le seconde generazioni e per chi vive sul territorio

Procedure semplificate, accelerate e requisiti ridotti (reddito, residenza) per l’ottenimento della cittadinanza per le donne migranti

Diritto al ricongiungimento con i figli presenti sul territorio

Presenza garantita dei sevizi di mediazione culturale e di traduzione in tutti i presidi sanitari, nei servizi sociali e nei rapporti con la pubblica amministrazione.

Messa in discussione e rielaborazione critica della scelta politica di distinguere nettamente il piano nazionale antiviolenza e il piano nazionale antitratta.

Garantire l’effettivo accesso e il riconoscimento della protezione internazionale per le donne che si sottraggono a ogni forma di violenza anche economica.

Riconoscere esplicitamente le donne e le soggettività non conformi come specifico “gruppo sociale” ai fini della legislazione sulla protezione internazionale

Praticare un approccio femminista nei percorsi dedicati sia alle vittime di tratta che alle richiedenti asilo con l’obbiettivo che l’utenza diventi agente delle strategie di fuoriuscita dalla violenza

Ridefinire gli strumenti di contrasto alla tratta, incluse le linee guida UNHCR per l’identificazione delle vittime, non in relazione alla coercizione o meno della volontà delle donne bensì sulla base della violenza dello sfruttamento

Svincolare il p.d.s. per protezione sociale (art. 18 TUIMM) dal percorso giudiziario

Allargare la tutela del p.d.s per le donne che subiscono qualunque forma di violenza (art. 18 bis TUIMM), anche episodica e sul posto di lavoro, svincolandolo dal percorso giudiziario/penale, e garantendone l’accesso effettivo alle donne prive di documenti sul territorio

Svincolare il p.d.s. per sfruttamento lavorativo (art. 22 TUIMM) dal percorso giudiziario/penale

Favorire i percorsi di fuoriuscita dalla violenza e dallo sfruttamento garantendo reddito di autodeterminazione, diritti e servizi

Messa in discussione dei canoni dell’italianità  e della “bianchezza” rileggendo, a partire dal genere, la storia coloniale italiana ed europea e mettendo in luce i rapporti tra razzializzazione, sessismo e sfruttamento.

Riscrivere, in quest’ottica, i programmi e i testi scolastici di ogni ordine e grado, sottolineando il ruolo della violenza sui corpi delle donne nei processi storici di colonizzazione

Scardinare la strumentalizzazione politica dei corpi delle donne a fini razzisti e securitari

Liberare gli spazi urbani dai processi di ghettizzazione coatta e di gentrificazione costruendo spazi politici condivisi e femministi.

Pratiche:

Co-formazione/autoformazione sui decreti Minniti/Orlando, sulle loro conseguenze sui corpi delle donne e per il tema asilo-tratta, a partire dalle pratiche delle realtà che partecipano a Non Una Di Meno, anche al fine di individuare pratiche di resistenza e disobbedienza.

Autoformazione critica sulle linee guida UNHCR per l’identificazione delle vittime di tratta.

Proposta di giornata di mobilitazione delle donne migranti e di tutte le donne sulla condizione politica specifica delle migranti, da pensarsi sul lungo periodo e coordinando sul piano nazionale il lavoro territoriale; la mobilitazione avrà tra gli obbiettivi l’abolizione dei decreti Minniti- Orlando e delle leggi italiane ed europee che limitano e governano mobilità delle migranti.

Proponiamo un approccio trasversale, che non settorializzi la questione migrante e affronti le rivendicazioni nel quadro globale della critica al regime dei confini e nel contesto delle lotte migranti esistenti.

A partire da  strumenti linguistici e di lotta volti a favorire la partecipazione delle donne migranti   progettiamo di spazi politici condivisi e femministi.

Continuiamo la discussione su razzismo e intersezionalità interrogandoci sul nostro posizionamento per decostruire il razzismo interiorizzato.