Lavoro di Loredana Longo – Piedediporco -Tutto è parte di un muro, eretto nella sala della galleria, con evidente indicazione simboloca che si fa, però, palese. In questi lavori si percepisce come l’artista abbia lavorato anche sulla capacità di rendere sempiterna la fragilità della ceramica: il suo primo intervento avviene quando la materia è ancora cruda, carica d’acqua, viscosa, dunque malleabile, delicata, quasi più cagionevole; l’atto di “violenza” è dunque richiamato, allegoricamente, ma è anche reale, impresso sulla materia, appunto, con la trasformazione dei connotati (sia nelle creste del mattone che nelle mani sfrangiate) fissata per sempre con la cottura, definitiva e perentoria, seppure contenente in sè il pericolo dell’eccesso, di un punto di rottura.

La forza purificante della violenza non è alla luce del giorno per gli uomini (Walter Benjamin, Per la critica della violenza, 1921). Il lavoro di Loredana Longo si fonda, da circa un ventennio, sull’estetica della violenza. Eppure la sua rappresentazione non è mai letterale, né didascalica e attraversa media e linguaggi con una grande libertà. Perfomance, video, installazione, tappeti, arazzi, scultura convivono in una riflessione sulle macerie, sui resti, su ciò che la violenza lascia nelle vite di tutt* noi in una rappresentazione che è sempre opulenta (dagli interni dei ricchi salotti borghesi delle explosion ai preziosi tappeti persiani dei carpets) senza tuttavia essere mai barocca.

Nel solco di questa ricerca, in cui convivono ricchezza, pulizia formale e macerie, si inserisce la recente serie piedediporco. I mattoni, dorati a terzo fuoco, convivono con la brutalità del laterizio. Nei lavori in mostra è evidente come l’artista abbia deciso di lavorare sulle possibilità della ceramica e in particolare sulla capacità di fissare eternamente la fragilità della materia viscosa. Sia nel caso dei mattoni dorati, che dell’esercito di mani che guarda lo spettatore dalla parete, infatti, l’intervento avviene quando la materia è ancora cruda, carica d’acqua: la violenza che ne trasforma i connotati (sia nelle creste del mattone che nelle mani sfrangiate) è fissata eternamente mediante la cottura. Una violenza che diventa ancora più freudianamente perturbante nel suo essere associata con elementi familiari, quotidiani. (Irene Biolchini)

 

Sulla violenza degli uomini contro le donne  così Loredana Longo a risposto ad una intervista fattale da Fiammetta Strigoli : «Non sono le donne ad aver sottovalutato il problema, ma gli uomini ad essere in crisi. Gli uomini non riescono a tenere il passo con le donne, madri lavoratrici che finalmente escono da casa e conoscono anche altri uomini che non siano solo il padre padrone e marito, e magari tradiscono e lasciano il compagno. Gli uomini non lo accettano. Chissà perché si parla ancora di eguaglianza, bisognerebbe parlare di superiorità, ormai. Le donne fanno molte più cose degli uomini e, dato sopra ogni altro, la procreazione che rappresenta la più grande frustrazione dell’uomo.

Non si può parlare di eguaglianze proprio perché siamo diversi. Io credo che l’uomo costituisca la parte distruttrice del mondo, la donna quella creatrice. Gli uomini fanno la guerra, una donna non manderebbe mai in guerra suo figlio, a parte quelle eccezioni che, naturalmente, confermano la regola».

 

Piedediporco di Loredana Longo   Galleria Francesco Pantaleone Arte Contemporanea FPAC  Via San Rocco, 11 – Milano  La mostra sarà visitabile fino al 3 febbraio 2018 – Orario visite: martedì/sabato ore 15,00/19,00