Il 6 febbraio prossimo si celebra la Giornata internazionale per l’abbandono delle
mutilazioni dei genitali femminili, una pratica cui sono state sottoposte circa
140 milioni di donne nel mondo. L’impegno dell’Italia, che in questo campo si era distinta negli anni passati,
sia con misure volte a prevenire la pratica nel nostro paese, sia con misure di
cooperazione allo sviluppo, è venuto progressivamente affievolendosi. Il 6 Febbraio il mondo celebra la Giornata internazionale per l’abbandono delle mutilazioni dei genitali femminili.
L’Italia si è distinta in passato per un impegno sostanziale in questo campo, riconosciuto a livello internazionale.
_ In particolare la[ legge n. 7/2006->legge n. 7/2006->http://www.camera.it/parlam/leggi/06007l.htm] è considerata un esempio a livello internazionale, perché non si limita alle misure
penali.
_ È, infatti, l’unica legge al mondo ad aver previsto, nel suo primo capitolo, attività di prevenzione volte a
scoraggiare la pratica, e dunque a limitare il ricorso a misure penali, e a stabilire per tali attività e per la gestione
di un numero verde di segnalazione un finanziamento pari a complessivi 5 milioni di Euro l’anno a partire dal
2005.

A tutt’oggi però i fondi relativi all’anno in corso, secondo informazioni del Ministero della Salute, non sono stati
erogati. Non solo. Poco si conosce anche di come siano stati spesi, se lo sono stati, i fondi erogati negli anni
precedenti.

Per questo:

– Chiediamo alla Ministra del Welfare con delega alle Pari Opportunità di chiarire come siano stati spesi i
fondi a disposizione per le campagne informative e di sensibilizzazione da realizzare in collaborazione con le
organizzazioni della società civile e le comunità di migranti, i programmi di aggiornamento degli/lle insegnanti e il
monitoraggio delle strutture sanitarie, di cui all’art. 3 della legge, pari a 2 milioni di Euro l’anno a partire dal 2005,
considerato che l’unico bando per progetti è stato emesso nel 2008, e i 21 progetti finanziati attraverso tale
bando sono stati realizzati tra il 2009 e il 2010.

– Chiediamo al Ministro della Salute di conoscere la destinazione e l’uso dei finanziamenti di cui all’art. 4 della
legge, pari a 2,5 milioni di Euro l’anno, considerato che non è stato mai pubblicato un resoconto delle attività di
formazione condotte dalle Regioni, così da avere un quadro dei servizi sanitari dove sia possibile trovare
personale formato e sensibile.

– Infine, considerato che all’art. 7 della legge si stabilisce di realizzare, nell’ambito delle attività di cooperazione
allo sviluppo, “progetti di formazione e informazione diretti a scoraggiare tali pratiche”, chiediamo al Ministro
degli Esteri e al Ministro della Cooperazione e Integrazione di rinnovare il sostegno finanziario al Fondo
UNFPA-UNICEF sulle mutilazioni dei genitali femminili, attualmente il più importante programma internazionale di
prevenzione della pratica, alla cui costituzione l’Italia aveva partecipato attivamente, pur riducendo poi
progressivamente il suo supporto concreto.

Ovunque nel mondo, grazie all’impegno di organizzazioni internazionali, governi e organizzazioni della società
civile, si registra un progresso verso l’abbandono della pratica. Ma questo, e il ritmo che prenderà negli anni a
venire, dipendono davvero dall’impegno concreto a sostegno di attività di sensibilizzazione, informazione e
formazione, che possano favorire la scelta, individuale e personale, di ciascuna famiglia di porre fine a una
tradizione considerata finora essenziale per assicurare a una donna il matrimonio e le tutele che ne derivano.

Oggi più che mai, mentre la crisi finanziaria domanda a noi tutti di fare dei sacrifici, è importante che l’Italia non
venga meno a questo impegno, anche perché l’abbandono delle mutilazioni dei genitali femminili ha un impatto
diretto sul raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del Millennio 3 sull’uguaglianza di genere, 4 sulla salute
infantile e 5 sulla salute materna, per i quali anche l’Italia è impegnata attivamente.