“Gli dei accecano quelli che vogliono perdere”, si dispera il filosofo. Siamo a questo punto. Intanto la sinistra cerca di sopravvivere alla sua disfatta. Ma l’imbuto catatonico in cui è piombata rischia di renderla definitivamente inutile, solo interessata oggi ai suoi congressi. E domani?L’Italia non sta cambiando pelle. L’ha già cambiata da tempo, nei processi, mai adeguatamente sondati, di smottamento delle sicurezze sociali e di crisi – dei riferimenti ideali, dei valori democratici, dei vincoli sociali – che hanno accompagnato, dall’interno, la lunga transizione politico-istituzionale del nostro Paese.

Mentre sempre più inquietante si faceva il silenzio complice di quasi tutte quelle forze politiche che, per storia e ruolo, si sarebbero dovute affannare per contrastare la metamorfosi in atto.
_ Anzi: di più va detto. Il silenzio complice del Partito democratico, oggi, e di gran parte del centro-sinistra, ieri, fa direttamente parte di questa stessa metamorfosi, l’ha nutrita e legittimata nel periodo che abbiamo alle spalle, la rende ora espansiva oltre che fattuale, proiettandola come futuro dell’Italia per chissà quanto tempo ancora. Ne è stata insomma, quella parte politica, concausa determinante.

Se in meno di due mesi le destre al governo del Paese sono riuscite a impacchettare le ignominiose proposte di legge o gli ignominiosi decreti legge che abbiamo sotto gli occhi; se l’{{isteria securitaria dei ministri in carica la fa da padrona su tutti i media}}, in ogni momento e in ogni occasione; se la costruzione del “capro espiatorio”, dell’ “altro” come nemico – rom, rumeni, mendicanti, poveracci, prostitute e compagnia cantando, con tutte le nefandezze al seguito che ciò comporta, se questa costruzione ideologica è arrivata così rapidamente ai livelli parossistici che dobbiamo sopportare; se si moltiplicano su tutti i terreni le proposte estreme di uno stato di eccezione costruito ad arte e nessuna reazione di civiltà si manifesta – che non sia di qualche ristretto cenacolo di refrattari benpensanti o di qualche generoso segmento di movimento – se tutto ciò avviene senza più misura né ritegno, tutto ciò vuole dire in Italia si è prodotto da tempo un mutamento profondo e radicale a tutti i livelli, una vera e propria metamorfosi antropologica del sentire comune, che ha travolto e stravolto i sentimenti popolari nel senso di renderli disponibili ad accettare senza più sussulti le soluzioni peggiori ai problemi del vivere quotidiano, della quotidiana paura di non farcela, del quotidiano disappunto per le troppe cose che non funzionano. E di un mondo a dimensione globale senza più ancoraggi.

Di tutto ciò insomma che le {{forze di sinistra}} avrebbero dovuto affrontare da tempo come la priorità della loro azione politica e che invece hanno sempre più marcatamente abbandonato alle ortiche, lasciando dapprima che le destre ne facessero campo di semina delle proprie ideologie reazionarie e poi inseguendole per fare come loro, mimandole e diventandone cloni.

{{L’Italia ridotta a caserma}}, presidiata dai militari come fosse una zona di guerra, violata nello stato di diritto e nella vocazione solidale che così fortemente ha caratterizzata la parte migliore della sua storia; l’Italia {{dimentica della sua Costituzione}} e della sua storia repubblicana, delle sue lotte democratiche e delle sue conquiste migliori; l’Italia oggi nelle mani di una destra populista, invasata dal culto primordiale del Capo e del Padrone, allergica alla democrazia, affaristica, oscurantista, xenofoba e razzista, quell’Italia di cui i risultati elettorali hanno messo in piena luce la metamorfosi già avvenuta, non sarà certo in grado di dare una risposta ai problemi drammatici del Paese, alle ragioni strutturali, profonde e complicate della domanda di sicurezza e di futuro che viene dalle sue popolazioni.
_ Ridurrà invece sempre più quella domanda a strumento per un consenso a facile prezzo: stato di polizia e violazione dei diritti, degrado sociale e abbrutimento civile. Capri espiatori e appelli patriottici in salsa identitaria.

Che il ministro dell’Interno, un leghista autentico come Maroni, o quello della Difesa, un post-fascista autentico come La Russa, ci impongano come fossero davvero dei bonbon i presidi militari per strada e immaginino doppi o tripli binari di trattamento giuridico per le persone, a seconda della loro appartenenza etnica, non può stupire.
_ Sono quella destra là, proprio quella, che in altri Paesi europei è tenuta più o meno ai margini – ma non si che cosa possa ancora accadere anche là – e che in Italia invece stravince e governa.

Uno dei problema è appunto questo. Ed è un problemi che nessuno si scomponga, che i media, chi più chi meno, registrino le quotidiane nefandezze {{come se si trattasse di normale governo del Paese}}.

Ed è problema che il partito di Veltroni e Veltroni medesimo, cioè l’opposizione, emettano solo flebili sussurri per qualche flebile distinguo o spieghino, per bocca degli ineguagliabili ministri ombra Minniti (Interno) e Pinotti (Difesa), che si tratta di “misure non efficaci”. Il problema è l’efficacia. Di che cosa, viene da domandare: della caccia al rom o che altro? Non viene in mente ai ministri ombra l’ombra di un interrogativo: {{non è che queste misure sono efficaci per far collassare definitivamente gli assetti democratici del nostro Paese}}, per svuotare definitivamente di ogni carattere sovradeterminante la Carta Costituzionale, per definitivamente far convivere l’opinione pubblica con l’emergenzialismo securitario?

“Gli dei accecano quelli che vogliono perdere”, si dispera il filosofo. Siamo a questo punto. Intanto la sinistra cerca di sopravvivere alla sua disfatta. Ma l’imbuto catatonico in cui è piombata rischia di renderla definitivamente inutile, solo interessata oggi ai suoi congressi. E domani?