ll racconto della Seconda guerra mondiale giunta fin lì, in Umbria, e steso per “negare chi nega le parole e riscattare la vita di autentici protagonisti di quegli anni spaventosi e lontani della guerra, quella vera, vista e raccontata da chi l’ha vissuta, in Africa e in Italia”La copertina di Memoria Italiani Negati ispira appartamento e tranquillità: un bel casolare umbro nella radura di un bosco. A un secondo sguardo ispira un senso di freddo: il bosco è spoglio e l’assolamento quello dei giorni di gelo. Un’immagine consona ai brividi del racconto della Seconda guerra mondiale giunta fin lì, in Umbria, e steso per “negare chi nega le parole e riscattare la vita di autentici protagonisti di quegli anni spaventosi e lontani della guerra, quella vera, vista e raccontata da chi l’ha vissuta, in Africa e in Italia”.

La poliedrica Lidia Ferrara, esperta universitaria in Scienze della Comunicazione, scrittrice e critico, regista e autrice di novità editoriali-visive, insieme a Carlo Orichuia, direttore di Rai International e curatore di coproduzioni di cinema e fiction di Rai Uno, e a Mauro Mancini, antropologo visivo, membro dell’Aipa (Associazione italiana di Psicologia Analitica), firma pagine “guidate dal desiderio e dalla volontà di raccontare antropovisivo”, in cui il testo e le immagini sono frutto di un lavoro “assolutamente indipendente, realizzato ciascuno con i propri strumenti, ma vincolato da valori complici a priori e a posteriori”.

La premessa comune è lavorare su una Memoria, Mnemosine, “sorella del tempo e madre delle arti”, che “ordina il caos e fonda il presente”, ma che può essere anche traditrice, selezionatrice, discriminatrice, cancellatrice, e soggetta ai meccanismi individuali e collettivi di autocensura e rimozione.
_ Tra gli Autori che narrano, in stile asciutto, il dramma della guerra, “di uomini e donne, combattenti e bambini, che si fa con le armi e con la fame, in italiano e in dialetto”, sono di Lidia Ferrara la postfazione e “Il funerale negato”, di suo padre.
_ “Il 7 settembre 1943, vigilia dell’armistizio, un generale decide in prima persona – perché sono assenti gli alti gradi – di tornare al suo posto, nel Peloponneso, dove comanda la piazza militare italiana. Tutti lo sconsigliano, ma lui torna dai suoi soldati ormai abbandonati dagli alti gradi. Viene fatto prigioniero dai tedeschi con tutti i suoi. Viene imprigionato in un lager polacco ma, contrariamente alle convenzioni, come internato”.
_ Un sottoufficale tedesco chiamerà le SS a sterminare gli italiani, soccorsi dai polacchi, e da costoro seppelliti in fosse comuni.
La casa nel bosco di San Giovanni Izzalini è “la casa negata”, rapita agli affetti, “racconto archetipo, privo di storicizzazione”; il libro abolisce qualsiasi riferimento alla corporeità dei fascisti, per renderli solo “fascismo” e “chiarire i ruoli del fenomeno storico: chi abusa, l’allora fascista, e chi è abusato, l’allora non fascista”.

– Ferrara Lidia, Orichuia Carlo
_ foto di Mauro Mancini,
_ {Memoria Italiani negati}
_ Terni, Thyrus, 2005;
_ isbn 88-87675-24-4.