Da Nuovi desaparecidos  –   Da oltre due settimane non si hanno notizie di un battello partito da un punto imprecisato della costa libica con novantaquattro persone a bordo: ottantasette eritrei, quattro egiziani e tre bengalesi. L’allarme è stato lanciato dai familiari di molti dei profughi eritrei. Il loro racconto è basato sulle notizie apprese dal trafficante stesso che ha organizzato il viaggio: si tratterebbe di Abduselam Ferensawi, eritreo, il cui nome è stato già ripetutamente segnalato come legato a clan criminali del mercato di esseri umani.

Il natante – una barca in vetroresina con motore fuoribordo – è salpato la sera di sabato 22 dicembre, dopo le 18. Il trafficante non ha rivelato il punto esatto della partenza, ma ha detto di aver seguito per telefono la rotta per quindici ore, fino alle 10 circa del giorno 23, quando da bordo gli avrebbero segnalato che erano arrivati “in vista di una grossa nave”. Da quel momento non c’è stata più alcuna comunicazione: di quella presunta nave non si ha traccia e la barca è come sparita, con tutti i novantaquattro occupanti.

Alle domande pressanti dei familiari il trafficante ha risposto con una serie di ricostruzioni palesemente false, come quella che il gruppo sarebbe stato salvato dalla nave della Ong spagnola Open Arms o addirittura che sarebbe arrivato a Gibilterra. L’ultima versione è che lo avrebbe intercettato e riportato in Africa la Guardia Costiera libica. La realtà è che non si sa più nulla. E dopo tanto tempo il timore di una tragedia si fa sempre più concreto.

“Se qualcuno dei nostri ragazzi fosse arrivato da qualche parte, anche di nuovo nella stessa Libia, sicuramente ci avrebbe contattato”, dicono i familiari, che lanciano un appello alle istituzioni, all’Unhcr, alla Croce Rossa di Malta e della Tunisia, alla Red Ctescent libica, a tutte le Organizzazioni non governative, alle Guardie Costiere italiana, maltese e libica, affinché facciano ricerche e comunichino qualsiasi informazione utile vengano a sapere.