Oggi il blog di Maria Di Rienzo fa memoria di Mah Gul, una ragazza afgana di Herat: è stata decapitata in questi giorni dai familiari del marito perché non voleva prostituirsi. Mi viene in mente che, dopo l’emozione di vedere tutti i componenti dell’assemblea plenaria dell’Unesco in piedi tenendo davanti la foto di {{Malala Yousafzai}}, l’informazione non ci ha più detto nulla della ragazzina pakistana di 14 anni, vittima dell’odio fondamentalista di un talebano che le ha sparato alla testa perché {{già da tre anni diffondeva e sosteneva il diritto delle bambine all’istruzione. }}

Qualche giorno dopo l’attentato ci avevano detto che era fuori pericolo; spero che sia vero, ma mi domando se saremmo senza notizia per un leader politico. Perché {{Malala è certamente leader politico}} e non a caso ha provocato manifestazioni di solidarietà nel suo paese e in Afganistan, dove migliaia di bambine rischiano le violenze peggiori e le popolazioni che vorrebbero vivere in pace subiscono la violenza dei fanatici religiosi.

{{Malala}} li sfidava a provare sul Corano le loro blasfeme strategie di violenza politica e di misoginia. {{Non dobbiamo dimenticarci di Malala}}. Anzi, dobbiamo ripetere le parole del suo blog: “Io ho dei diritti. Ho il diritto all’istruzione. Ho il diritto di giocare. Ho il diritto di cantare. Ho il diritto di chiaccherare. Ho il diritto di andare al mercato. Ho il diritto di parlare in pubblico”.

Quattordici anni: forse ce ne sono tante di bambine come lei, anche da noi. {{Peccato che vanno a scuola ma non sono così capaci di capire.}}

{immagine da csmonitor.com}