Riusciremo a ridere, o quanto meno a sorridere, quando tutto questo sarà
alle spalle?
Cercando di dare un nome ai sentimenti che si provano davanti allo
spettacolo che una intera classe politica sta dando di sé, e del paese, al
mondo intero, credo che si possa anche parlare di lutto.Un senso di lutto che sta tutto dentro ad un avverbio, più volte ricorso
nelle risposte dei padri e dei fratelli delle presunte fidanzate del capo
del governo che, raggiunti dai colleghi speranzosi di fare lo scoop,
rispondevano così alla domanda se la loro congiunta fosse la favorita del
sultano: “Magari”.

La storia umana è piena di frasi semplicistiche ma
efficaci, che si tramandano e si traducono in molte lingue per dire verità
scomode e incancellabili, e una di queste è {{pecunia non olet}}. E infatti
questi padri e fratelli hanno educato e promosso le loro figlie ad un
principio e ad una pratica di vita che bene è stata confermata dalla ormai
celebre Karima, che in un brano telefonico intercettato dice, riferendosi al
premier: ” Finché ci sta lui io mangio, se lui se ne va che cazzo mangio
più?”.

Cibo, sostentamento, casa, riparo, salute, lavoro, pace, bisogni primari
come quello di potersi mantenere per vivere la propria vita. Ma è davvero
ormai diventato normale fare qualunque cosa per soddisfare ogni bisogno? Di
quali bisogni, di quali valori trasmessi come imprescindibili stiamo
realmente parlando, di fronte ad adulti e maggiori (ricordate la famiglia di
Noemi Letizia, che offriva la figlia con tranquilla serenità al premier e
alla stampa?) che invitano le nuove generazioni a vendersi, perché è così
che si fa, perché è così che tutte e tutti fanno?

Dai furbetti del quartierino, alle veline, alle velone, alle letterine,
passando per le ragazze immagine, i tronisti, le escort, l’Italia in questi
anni ha{{ arricchito di nuove parole e nuove figure}} il vocabolario e
l’immaginario della corruzione, del disimpegno, della banalità del male che
lentamente ci ha fatto regredire a paese da studiare con attenzione, ma non
certo dove vivere con agio.

Non molto tempo fa si diceva ‘dignitosa’, della vita, come auspicio per sé e
per chi ci era vicino.
{{Forse vale la pena di rammentare cosa si intenda per dignità}}. Vado in rete,
su wikipedia, e leggo: “Con il termine dignità si usa riferirsi al
sentimento che proviene dal considerare importante il proprio valore morale,
la propria onorabilità e di ritenere importante tutelarne la salvaguardia e
la conservazione. Per i modi della sua formazione e le sue caratteristiche
intrinseche, questo sentimento si avvicina a quello di autostima, ovvero di
considerazione di sé, delle proprie capacità e della propria identità.
Pertanto il concetto di dignità dipende anche dal percorso che ciascuno
sceglie di compiere, sviluppando il proprio ‘io’. Ugualmente si riconosce
dignità alle alte cariche dello Stato, politiche od ecclesiastiche
richiedendo che chi le ricopre ne conservi le alte caratteristiche”.

Ed ecco un’altra parola, {{autostima}}, che rimbalza, e ferisce fortissima come
una lama improvvisa negli occhi abituati al buio. Quale può essere
l’autostima che provano per se stesse le migliaia di giovani donne che in
questi anni sono state l’esercito di manovalanza per le cene, le trasferte
vacanziere, gli intrattenimenti,(nel prima e nel dopo cena), per gli ospiti,
anche di Stato, come Gheddafi e Putin?

{{Il Financial Time}}, che ieri titolava {L’Italia merita di più} , nel 2007 aveva
aperto una finestra sullo squallore culturale in cui il nostro paese
versava: l’articolo di {{Adrian Michaels}} era intitolato {{Naked ambition,
(ambizione nuda}}) e anticipò le riflessioni offerte due anni dopo da {{Lorella
Zanardo}} nel suo documentario {Il corpo delle donne}. Pensare che
quell’articolo fu aspramente criticato dal governo, fino al punto di
suggerire una possibile ingerenza negli affari italiani, oggi sembra quasi
irreale.

{{Veramente}} gli italiani, ed in particolare le donne italiane,
ritengono accettabile
che si vendano, sulla tv terrestre, quiz di prima serata cercando di
provocare i genitali dei
maschi e non i cervelli degli spettatori?- si chiedeva {{Michaels}}
nell’articolo. Veramente oggi in Italia ci sono così tante madri e padri
che si augurano che le figlie e i figli riescano a sfondare nel mondo dello
spettacolo, o in altri ambiti, non importa come? Veramente ha vinto nel
cuore e nelle teste di molti adulti il modello che da venti anni a questa
parte la mafiosa gestione nazionalpopolare dell’informazione e
dell’intrattenimento ha inculcato dalle tv nelle nostre case?

Perché tutto non si risolva in una battuta, in qualche servizio tv (ieri
erano ben tre solo su Rai tre, tutti alla ricerca della fidanzata, quando
forse ci sarebbero notizie da dare e inchieste da fare) {{non basta chiedere
che questa classe politica corrotta vada via, e che la magistratura operi
con severità.}}
Serve un progetto culturale e politico che dia spazio, voce e opportunità
alle tante, e ai tanti, giovani e non, invisibili fin qui perché quasi mai
oggetto di ribalta mediatica, che hanno detto no. Non a tutti i costi: ci
sono beni e valori indisponibili, {{non siamo in vendita, la dignità viene
prima.}}