Françoise Vergès

Per rispondere ad un giornalista ivoriano che lo interrogava sullo sviluppo dell’Africa in una conferenza stampa a margine del G20, il presidente francese Macron ha dichiarato che “Oggi la sfida dell’Africa è completamente diversa, è molto più profonda, è di civiltà” e che “Quando alcuni paesi ancora oggi hanno da sette a otto figli per donna, potete decidere di spenderci dei miliardi di euro, ma non stabilizzerete niente”.   Queste dichiarazioni hanno ancora una volta acceso il dibattito sui social media, pochi giorni dopo quella secondo cui “Ci sono le persone che riescono e poi quelle che non sono niente”.

Di seguito la risposta di Françoise Vergès, politologa e autrice de “Il ventre delle donne. Capitalismo, razzializazione, femminismo”, apparsa sull’Humanité di lunedi 17 luglio.

Intervista realizzata da Rosa Moussaoui – Traduzione di Elisabetta Garieri

Designare la fecondità delle donne africane come un ostacolo per lo sviluppo del continente, significa addossare alle donne la responsabilità della miseria e del sottosviluppo e assolvere così l’Occidente, considera la politologa Françoise Vergès.

Nel momento in cui Emmanuel Macron designa la fecondità delle donne africane come un ostacolo per lo sviluppo del continente, in che tradizione ideologica s’inscrive?

Françoise Vergès. Innanzitutto bisogna dire che gli stati hanno sempre voluto controllare la fecondità delle donne. Ma la dichiarazione secondo cui lo sviluppo del continente africano sarebbe frenato perché le donne africane farebbero troppi figli è direttamente legata all’ideologia occidentale del dopoguerra, che attribuisce alle donne del Terzo Mondo la responsabilità della miseria e del sottosviluppo, cosa che evidentemente assolve l’Occidente. La tratta e il colonialismo – il lavoro forzato, lo spostamento forzato di popolazioni, le guerre, i massacri – non avrebbero quindi alcuna conseguenza. A partire dagli anni ‘50, questa ideologia, nella quale gli Stati Uniti giocano un ruolo importante, diventa verità e autorizza vaste campagne contro la natalità (consistenti in sterilizzazione forzata e contraccezione senza consenso) indirizzate alle minoranze, ai popoli autoctoni e ai popoli dominati. É da notare che anche alcuni stati del Terzo mondo adotteranno questa ideologia. Tra gli argomenti di questa ideologia c’è anche la presunta minaccia che fa pesare questa fecondità sulla sicurezza:  i figli diventati adulti sarebbero tentati dalla migrazione verso i paesi ricchi o dalla rivoluzione. Nei congressi sulla popolazione mondiale, degli uomini, religiosi, uomini di stato, esperti di ogni genere, dissertano sul ventre delle donne, mentre queste ultime sono generalmente assenti dal dibattito. Si tratta di un’ideologia misogina, perché ritiene le donne irresponsabili e paternalista, perché considera le donne come vittime. Questa ideologia misogina si mescola poi con un’idea di superiorità dell’Occidente : le donne in Europa, che in un’epoca non tanto lontano hanno avuto molti figli, per parte loro non avrebbero mai ostacolato lo sviluppo. Se l’Africa conosce un tasso di crescita demografica importante, bisogna però sapere che per molto tempo è stata sottopopolata, e che in confronto ad alcuni paesi come l’India o la Cina, l’Africa ha avuto un tasso di crescita demografica molto basso. Bisogna anche riconoscere che il tasso di fecondità non è lo stesso da un paese all’altro e che per esempio è abbastanza debole in certi paesi: l’Africa non è “un paese”. Infine le donne africane, appena hanno la possibilità di scegliere, fanno meno figli. Il 43% delle nascite non sono desiderate, dal momento che l’accesso alle contraccezione è difficile.

Quali sono gli ostacoli autentici che questo discorso sulla fecondità delle donne africane fa passare sotto silenzio?

F.V. L’Africa è stata saccehggiata e continua ad essere saccheggiata con la complicità dei governi africani, lo sappiamo bene. L’Africa non è certo al riparo dal capitalismo mondiale che riposa sull’economia estrattiva e il produttivismo. É da molto tempo che delle Africane e degli Africani hanno fatto la critica dell’ideologia dello sviluppo all’occidentale, che dei giovani intellettuali, artisti, economisti, filosofi, sociologi, che partono dall’analisi delle contraddizioni locali, regionali e transnazionali, fanno delle proposte. É da molto tempo che tutta una giovane generazione non si rivolge più all’Occidente. Ci sono delle energie formidabili nel continente, dei gruppi, delle associazioni, degli imprenditori che cercano delle strade per lo sviluppo a partire dalle risorse e dai saperi del continente, nel rispetto dell’ambiente e della dignità di ogni persona, lontano dalle ideologie occidentali dello sviluppo basate sul PIL. L’Europa vuole continuare a credere di essere indispensabile, ma è sempre di più la sola a crederlo.

La crescita demografica in sé frena meccanicamente la possibilità di uno sviluppo duraturo, rispettoso degli esseri umani e dell’ambiente?

F.V. Le donne, bisogna dirlo e ripeterlo, fanno meno figli appena hanno la possibilità di scegliere. Bisogna pensare a loro in primis, nessuna donna ha voglia di avere delle gravidanze in successione che la sfiniscono e non assicurano ai loro figli di vivere appieno. Quanto disprezzo nel parlare delle donne in questo modo! Il rispetto degli esseri umani e dell’ambiente non è minacciato in primo luogo dal numero di figli ma da un sistema economico e politico che non cerca di migliorare la vita di ogni essere umano, ma continua a distinguere tra vite che contano e vite che non contano. Il pericolo si incontra quando le vite che non contano sono così numerose. Indugiare è pericoloso, ma i dirigenti continuano a perorare sulla base di vecchie idee, a rivalizzare tra loro con posizionamenti che più insignificanti non si può. Che i dirigenti moltiplichino gli ostacoli al controllo delle donne sulla loro fertilità, che le incoraggino a fare figli senza offrire servizi per la salute e l’educazione, o che le accusino di favorire la miseria: si tratta sempre di strumentalizzazione del ventre delle donne. (by lagasnost)