A Siena, le promotrici della mobilitazione locale del Se non ora quando?, all’indomani della manifestazione, si sono battezzate Le donne del 13 febbraio ed hanno continuato ad incontrarsi, con l’impegno di rendere produttiva la grande energia, che è scaturita da quella domenica in piazza. Parliamo di loro con Albalisa Sampieri, portavoce del gruppo, che partecipa al movimento femminista dagli anni Settanta.
{Come si è formato il gruppo de Le donne del 13 Febbraio?}

Da tempo, si stavano moltiplicando gli appelli alle donne e le sollecitazioni del comitato del Se non ora quando. In quel clima così promettente, ho sentito il bisogno di scrivere una lettera e di indirizzarla alle donne che avevo in rubrica, invitandole a valutare la possibilità di scendere in piazza anche a Siena, in seguito a quanto stava accadendo in Italia, recentemente, ma non solo. Il cosiddetto Rubygate, infatti, non è stato che la goccia che ha fatto traboccare il vaso, ma la misura era ormai colma. Molte donne hanno risposto al mio invito e ci siamo date appuntamento alla Sala Gialla dell’Istituto Tommaso Pendola, per discutere sul da farsi. La nostra prima riunione è avvenuta all’inizio del mese, quasi alla vigilia della mobilitazione, ma, nonostante tutto, in dieci giorni siamo riuscite a costruire la nostra modalità di occupare la piazza e l’esito è stato sorprendente: la presenza è stata altissima.. A partire dal primo istante avevamo espresso il desiderio di non limitarci ad organizzare la manifestazione, ma di proseguire il lavoro anche dopo il 13 Febbraio, ma il giorno della mobilitazione abbiamo vissuto un’esperienza così intensa, che, anche se non lo avessimo stabilito prima, ci saremmo comunque sentite spinte a dare un seguito ai nostri incontri.

{Il 13 Febbraio è stato annunciato da un climax di appelli e interventi sui giornali firmati da donne impegnate nella politica, nella cultura, nello spettacolo, dai quali emergeva una situazione ormai insostenibile per le donne che vivono in Italia. Un elemento controverso del dibattito che ha attraversato i giornali è stato la grande retorica del silenzio delle donne, sostenuta da una schiera nutrita di pensatrici. Tu cosa ne pensi?}

Mi sono chiesta, da subito, di quale silenzio stessero parlando. Casomai il silenzio è sulle donne, ma noi non abbiamo mai smesso di parlare. Se le sostenitrici di questo argomento, assumono come parametro le grandi manifestazioni degli anni Settanta, rischiano solo di cadere nel ridicolo, non rendendosi conto di come le cose siano cambiate nel frattempo. Accusarci di stare in silenzio, mi sembra l’ennesimo tentativo di colpevolizzarci, di sminuire la forza della nostra protesta e delle parole che noi donne scegliamo e usiamo per definire la nostra condizione. Le donne parlano e in tanti modi, il problema è che le parole, purtroppo, si scontrano contro un muro.

{Rispetto all’appello nazionale Se non ora quando? le donne di Siena hanno prodotto un appello diverso. Cosa non andava in quello nazionale?}

Il premo elemento, che non condividevamo, era la frase finale, una sorta di appello agli uomini. Io l’ho letta quasi come una richiesta, un chiedere per favore…È chiaro che i tempi non sono più quelli del separatismo, come negli anni Settanta, e, senza dubbio, dobbiamo trovare alleanze con gli uomini, tuttavia concludere l’appello con una richiesta di amicizia agli uomini, stonava molto rispetto al resto. Abbiamo fatto anche altre modifiche, soprattutto per evitare il perbenismo e il moralismo, che sembrava emergere, nel riferimento alle donne che hanno deciso di far parte della corte. Ad ogni modo, abbiamo deciso di non soffermarci di fronte a questi elementi, ma di assumere il problema di fondo, unendoci alla protesta ed elaborando un appello in cui ci potessimo rispecchiare maggiormente. Questo è stato un primo e importante momento, per ripensare il concetto di unanimità. Abbiamo scoperto che l’unanimità è necessaria, ma non indispensabile, e che la sicurezza e la forza che sembra offrire, la possiamo ritrovare anche nella non uniformità di pensiero. Questa consapevolezza, ci ha sicuramente dato la forza per andare avanti con il nostro impegno.

{Come si compone il gruppo?}

Il gruppo è nato spontaneamente dalla grande presenza in piazza e, ovviamente, adesso è numericamente molto ridotto. Come per l’unanimità, però, anche rispetto all’elemento numerico, abbiamo scoperto, che si tratta di un parametro non indispensabile. Essere poche non è per forza sintomo di debolezza, lo diventa quando ci si sofferma a pensare ai numeri e alle assenza. Chi vuole, chi sente il bisogno e il desiderio di continuare a lavorare sui temi che abbiamo portato in piazza, si incontra, senza farsi condizionare dall’assenza delle altre, qualunque motivo quest’assenza abbia (che dipenda da un problema temporale e contingente, oppure da ragioni più profonde, anche se in questo caso, sarebbe importante che chi non si sente più parte del gruppo ci raccontasse perché). In sintesi, siamo circa venti donne, che compongono un gruppo molto variegato, sia per ragioni anagrafiche, che per le esperienze politiche e le aspettative, ma si tratta di una varietà che non ci impedisce di lavorare, tutt’altro.

{Che attività svolge il gruppo?}

Quando ci siamo incontrate dopo la manifestazione del 13, siamo partite da una dichiarazione d’intenti:ci siamo e vogliamo continuare ad esserci. Il primo passo da cui cominciare, è stato quello dello spazio in cui incontrarci, perché non essendo un’associazione non abbiamo una sede, ed abbiamo trovato subito ospitalità presso le Stanze della Memoria, dove ci riuniamo ogni mercoledì pomeriggio. Superato questo problema tecnico, la prima domanda che ci siamo poste è stata: ci sentiamo un soggetto politico? La risposta è stata affermativa: ci sentiamo decisamente autorizzate a pensarci e a definirci un soggetto politico. La cronologia degli eventi, poi, ha voluto che a Siena ci fosse l’ultima coda di campagna elettorale, per le elezioni amministrative e abbiamo deciso di non lasciarci sfuggire l’opportunità di metterci alla prova come gruppo, con gli strumenti che avevamo a disposizione in quel momento. In quell’occasione, abbiamo deciso di chiedere un incontro con ciascuno dei candidati e con la candidata a sindaco, per sottoporre loro la nostra analisi della condizione femminile, soprattutto in riferimento al nostro territorio, ed alcune richieste specifiche. Naturalmente, non siamo così ingenue da non immaginare, che in campagna elettorale si promette di tutto e di più, tuttavia, per noi, è stata un’occasione utile per farci conoscere, per misurarci con le nostre idee e con le nostre proposte. Se non altro, abbiamo provato a contaminare con il nostro linguaggio e con le nostre idee alcuni luoghi della politica.

{Quest’esperienza elettorale cosa ha dato al gruppo e cosa intendete farne?}

Sicuramente il gruppo ne è uscito consolidato, ed è stato spinto a riflettere su proprie prospettive ed a collocarsi, praticamente, come soggetto politico in città. Inoltre, gli incontri con i candidati e la candidata, ci hanno messo in contatto con le donne che li sostenevano, dandoci la conferma che, nonostante le coloriture politiche, i problemi che sottoponiamo sono trasversali e, proprio per questo, aprono la possibilità di una grande alleanza tra donne. Una seria e approfondita discussione sugli esiti delle elezioni e sulla giunta fresca di nomina, ad ogni modo, è rimandata alla prossima riunione.

{Oltre all’azione esterna, avete in programma anche un lavoro interno sul gruppo?}

Sì. Fin dall’inizio abbiamo deciso di seguire una strada parallela: un’attività esterna, per collocarci come soggetto politico nello spazio pubblico, e un lavoro interno di rafforzamento. Questo secondo tipo di attività, ha avuto inizio durante il nostro ultimo incontro ed è stato denominato. “Laboratorio sul linguaggio”. Dopo un ricco brainstorming, abbiamo deciso di cominciare a lavorare a partire dalla parola Autodeterminazione e, con l’aiuto di Elena, che ha coordinato il gruppo, abbiamo provato a sviscerare il senso che questo termine ha per ciascuna di noi, a misurarci con l’interpretazione elaborata dall’altra, e a mettere in comune i significati che sono emersi. Considero questo laboratorio un buon lavoro, in grado di dare linfa al gruppo. L’esercizio sul linguaggio è sicuramente fondamentale; bisogna lavorare sulle parole, approfondirne il significato per condividerlo fino in fondo e trasformarlo in una ricchezza, che sfoci in un’azione politica efficace.

{Siete già presenti in rete?}

Sì. Abbiamo recentemente creato un blog [(http://ledonnedel13siena.blogspot.com/ ->http://ledonnedel13siena.blogspot.com/ ]), che gestiscono Susy e Carla. Sul blog abbiamo inserito la nostra genesi, i report delle riunioni, i materiali che abbiamo prodotto e alcuni approfondimenti. Credo che sia una bella fotografia dello stato dell’arte del gruppo e, soprattutto, è un modo per stringere contatti con gli altri gruppi nati dal 13 febbraio. Il collegamento e lo scambio di informazioni con altri gruppi, infatti, è un’occasione di crescita e, se coltivato, è un elemento che dà grande forza. Sicuramente ognuno deve muoversi in autonomia e seguire strade diverse, anche in funzione delle particolarità del territorio in cui opera, ma ci sono molti elementi comuni, che vanno agiti insieme, a livello nazionale e per questi, la rete di contatti è indispensabile.