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Scrivo questa nota personalissima sul blog, nota che riguarda un aspetto del tutto marginale della vicenda Varani (la chiamo così perché mi pare giusto chiamare col nome dei colpevoli i processi). Lucia Annibali ha ricevuto la proposta dal PD di candidarsi alle prossime elezioni. Il senso del fuori luogo mi è venuto ieri, quando ho ascoltato le parole del presidente della Provincia Ricci, renziano di latta, che non mi risulta si sia mai proposto, come neanche il Comune (anch’esso con un Sindaco PD), di far costituire il proprio Ente come parte civile al processo, per significare simbolicamente ma concretamente il sostegno della cittadinanza a Lucia Annibali. Invece ieri sera la sua più che scontata nota per la stampa: “La città si stringe tutta attorno a Lucia…”.
In questi giorni ho visto amici e famiglia stringersi attorno a Lucia Annibali, e le donne della Unione Donne Italiane di Pesaro che sono state sempre presenti di fronte all’Aula del Tribunale per significare il sostegno morale ed emotivo, donne di grande intelligenza e fermezza. L’unico amministratore che mi pare di aver scorto una volta in Tribunale è stato l’assessore all’ambiente della Provincia, alla prima udienza.
Per la prima udienza ricordo che fummo prorpio noi di Femminismi a proporre ad Udi-Pesaro l’idea di essere lì dal vivo, senza demandare solo alla carta stampata la nostra incazzatura, e distribuimmo un volantino in italiano, arabo e albanese, perché vedevamo che in questo caso c’era un bieco legame tra mandante e sicari che oltrepassava le nazionalità e le culture per legare questi maschi con un patto patriarcale atroce.
Solo dopo, vista la spinta che avevamo impresso all’opinione pubblica mettendoci ” in piazza ” e facendo quel che dovevamo fare, in quanto femministe, fu organizzata una manifestazione di sostegno molto partecipata e che vide in strada tante associazioni e alla testa anche vari pezzi grossi della politica locale.
E’ indubbio che in Italia la battaglia per una legge contro la violenza sulle donne appartenne negli anni ’70 alle donne delle sinistra, che si fecero portavoce delle piazze, e che oggi che la presenza femminile  nei partiti e nelle liste è aumentata, l’interesse a legiferare meglio sul femminicidio è trasversale. Possiamo distinguere, certo, dalle campagne di alcune politiche di destra che si orientano solo sulla certezza della pena e sull’incremento dell’attività di polizia, però  siamo ormai lontane dai tempi (in fondo pochi decenni fa) in cui a parlare  in Parlamento e in Tribunale erano i maschi, e si parlava di “onore”.
E allora la domanda: perché il PD chiede a Lucia Annibali di candidarsi? Perché interessato alla sua competenza di avvocata? Perché pensa che la sua esperienza possa essere messa al servizio della politica per seguire questa tematica? No, è ovvio che ora, in corner, lo fa per i voti.
Perché oggi più che mai la politica si fa candidando nomi conosciuti, pigliandoli dalla società civile, con un sistema che sancisce la fine di questa democrazia e ci mette allo stesso livello delle proto-democrazie dei paesi in via di sviluppo, o peggio, visto il berlusconismo bipolare, un disturbo della personalità politica del nostro Paese  eretto a metodo proprio da questo attuale governo.
Perché da quando le liste civiche e  le Liste a cinque stelle hanno candidato perfetti sconosciuti/e, gente comune,  il Pachiderma PD ha capito che doveva mettere in lista più gente comune e meno rampolli di sezione allevati per le Primarie.  
Il Pd quindi “premia” Lucia con una proposta che in realtà andrebbe tutta a vantaggio del partito, in una corsa contro il tempo per le candidature.
A Lucia il consiglio di non farsi acchiappare, e comunque un augurio per ogni scelta che farà adesso che, come dice lei in realtà già da un anno, questo incubo è finito.
Questa vicenda ha segnato simbolicamente il Paese: lo mostra la gentilezza con cui sono state accolte e fatte circolare liberamente in Tribunale le donne manifestanti (anche con cartelli vari), il fatto che al primo sit-in il Presidente del Tribunale accolse una nostra delegazione, la presenza, evidenziata anche dagli scatti fotografici di questi giorni, di alti rappresentanti delle Forze dell’Ordine accanto a Lucia e alla sua famiglia fuori  dentro l’Aula quasi a “tutela” simbolica che dovrebbe significare un cambiamento. La mostra fotografica organizzata da Udi-Pesaro e da alcune classi di studenti sul femminicidio, con le proprie forze e soldi, è stata visitata anche dal Prefetto… ! e poi il rito della premiazione da Napolitano…  Ma l’attività contro il femminicidio è ancora  basata su fondi precari e sul volontariato, ed ogni cambiamento di assetto politico, ogni taglio, ogni fiato di crisi, rischia come sempre di mettere in pericolo proprio queste attività.
Così nelle città dove la presenza multiculturale è forte, i centri antiviolenza andrebbero potenziati con le mediatrici e i mediatori culturali. Così le istituzioni andrebbero sollecitate a farsi garanti dell’attività dei consultori pubblici, spesso primo luogo di intercettazione del disagio delle donne, anche in tempi di tagli alla sanità, così i gesti simbolici andrebbero trasformati in gesti ancora più concreti: una domanda ad esempio, qualcuno sa se Varani è stato sospeso dall’Ordine degli avvocati?

Francesca Palazzi Arduini

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