A cura di Giorgia Serughetti, il resoconto dell’incontro che si è tenuto il 2 marzo scorso alla Casa internazionale delle donne di Roma, per riflettere su come le politiche locali possono affrontare fenomeni multipli, complessi e in continuo mutamento come sono quelli della prostituzione di strada e della tratta di donne a scopo di sfruttamento.

La discussione è avvenuta a partire dal libro Lo zoning possibile (Franco Angeli,2005), che è stato presentato dai curatori Francesco Carchedi e Vittoria Tola e da Giorgia Serughetti.

Lo zoning, è stato spiegato, nasce come risposta ai problemi di convivenza civile che si manifestano in aree della città maggiormente interessate dal fenomeno della prostituzione di strada. È stato sperimentato a Mestre adottando un’ottica di mediazione sociale, che tenesse conto delle esigenze dei diversi gruppi di popolazione coinvolti a vario titolo: i comitati di quartiere, le associazioni, i servizi pubblici, le forze dell’ordine, le persone che si prostituiscono. Tra gli obiettivi dell’intervento ci sono la riduzione del danno nella prostituzione in strada e il potenziamento dei servizi di unità di strada, per aiutare la fuoriuscita di donne, transessuali e uomini da situazioni di tratta e sfruttamento. La proposta del IX Municipio di Roma include infatti il finanziamento del progetto antitratta Roxanne, oltre che interventi di educazione nelle scuole e iniziative di sensibilizzazione rivolte ai clienti.

Lo zoning è uno dei pochi strumenti di intervento sociale che può essere sperimentato nel quadro normativo vigente, con cui non entra in contraddizione, perché – nonostante la grande confusione che regna nel discorso pubblico – è altra cosa dalla creazione di “quartieri a luci rosse” realizzabili solo in una legislazione di legalizzazione come quella olandese. Su giornali e televisioni, nel dibattito che è seguito alla proposta del IX Municipio, sostenuta dal Comune di Roma, sono abbondate invece le inesattezze: dall’errore spesso ripetuto secondo cui la prostituzione in Italia è vietata, all’associazione diretta tra zoning e ritorno alle case chiuse o alla legalizzazione della prostituzione stessa. E’ emersa anche la posizione di chi ritiene che fare zoning sia un favoreggiamento e un incoraggiamento della prostituzione.

Nel corso dell’incontro sono intervenuti sia amministratori e amministratrici locali (tra cui Andrea Santoro che ha promosso la delibera sullo zoning nel IX Municipio), sia rappresentanti di associazioni (tra cui Be Free, Differenza Donna, Maschile Plurale, Casa dei Diritti Sociali) e donne della CIDD. Sono state sollevate sia obiezioni alla proposta sia dichiarazioni di interesse nei confronti di possibili soluzioni politiche locali a un problema che – come diverse persone hanno sottolineato – esiste e richiede di essere affrontato. Come ha affermato Vittoria Tola, “È ovvio che nei desiderata di ognun* la prostituzione non dovrebbe esistere, ma ad oggi esiste ed è impensabile cancellare un fenomeno molto diversificato ed estremamente complesso, che cambia continuamente. Si tratta di studiare il fenomeno realtà per realtà e valutare le possibilità che esistono, politiche sociali per chi si prostituisce e per i cittadini, l’alternativa è lasciare tutto all’improvvisazione degli sfruttatori e al conflitto sociale molto aspro. Il limite delle contestazioni nasce da una visione della prostituzione di strada come un tutto unico basato solo sullo sfruttamento di donne trafficate”.
E’ stato sottolineato come sia necessario riprendere il discorso sulla sessualità e sull’immaginario maschile e su quali politiche di prevenzione sia per la prostituzione che per i clienti e i giovani.
Tra le voci che si sono espresse contro il progetto di zoning, gli argomenti principali sono stati il rischio di “ghettizzazione” delle prostitute di strada, e il rischio di agire ancora una volta solo a favore del “decoro urbano” per ridurre l’allarme sociale tra i cittadini e le cittadine, e non a favore effettivo di chi si prostituisce.

Giorgia Serughetti