Donna-VLa cosa più desolante di questa triste storia di violenza di gruppo su una ragazza di sedici anni è che probabilmente davvero quei ragazzi non si sono resi conto di quello che hanno fatto. Il che non attenua di nulla la loro colpa, semmai la aggrava. Ma aggiunge anche una responsabilità collettiva. La differenza fra la violenza contro le donne e altre forme di violenza è che la prima gode ancora di un certo tasso di accettazione culturale e sociale, o quantomeno può contare su un’atmosfera culturale che la facilita.

E i commenti di familiari e amici dei cinque aggressori lo confermano. Che ci faceva sola di notte, ma come andava vestita, ha inguaiato quei ragazzi, è stata solo una bravata… tutte affermazioni che segnalano una spaventosa carenza di consapevolezza del diritto di ogni singolo individuo su questo pianeta – qualunque sia il suo sesso, comunque vada vestito/a, in qualunque modo si comporti – di disporre del proprio corpo.

Ogni volta che una donna viene violentata, ma anche ogni volta che a una donna si dice cosa deve o non deve fare, cosa è opportuno o no, come deve o non deve andare vestita, cosa le si addice o meno, cosa la rende più o meno femminile e così via la si sta trattando come un essere umano di second’ordine, subordinato al maschio, e le si sta negando il diritto fondamentale alla piena sovranità sul proprio corpo. Sovranità che è il principio fondamentale su cui si fondano i diritti umani e che, pare, ancora oggi alle donne non sia stato completamente riconosciuto.