gli uominiIl programma “parliamone insieme” (delle cavolate sessiste condite di stereotipi razzisti) è stato eliminato, con gioia di chi ha richiesto il provvedimento. Orrenda la puntata come orrende lo sono tante. Qui, però, si è alzato il muro di polemiche che trova sessismo nelle cose evidenti, come questa, e invece lascia intatti altri spazi e momenti in cui, per esempio, si parla per ore della facoltà delle donne di poter “tradire” il marito, delle ragazzine di vestirsi in un certo modo o della gioventù bruciata che va nelle discoteche e amoreggia, con biasimo estremo nei confronti dei genitori. Si lascia lì ogni momento in cui si esalta la maternità vissuta da donne che la praticano come se altrimenti non fosse possibile meritare la laurea in santità. Momenti di beatificazione per la famiglia etero/patriarcale, per l’omofobia mascherata da legittima “opinione”, per la vergine prima del matrimonio o momenti di linciaggio nei confronti di donne delle quali viene gossippato ogni singolo elemento delle loro vite private. Donne che si scusano, in diretta tv, per aver fatto questo e quell’altro, in uno schema che educa le donne ad essere sempre e solo in un certo modo, esistendo per il soddisfacimento maschile e per la gloria della mentalità nazional/popolare

No si  riesce a gioire per la chiusura del programma perché ho dovuto assistere alle allusioni idiote e colpevolizzanti di vari e varie personalità televisive che amano dedicarsi ai casi di cronaca che coinvolgono donne, vittime di femminicidio e di stupro. Ho dovuto digerire le barbaradursate commosse su donne vittime sempre supportate da ospitesse o ospiti paternalisti che elogiano soluzioni repressive e securitarie. Cose leggere tipo castrazioni chimiche, carcere a vita, pena di morte, senza pensare al fatto che il mostro non esiste. Esiste invece una mentalità comune, veicolata da chiunque, che fomenta e alimenta la violenza di genere. Esiste chi lascia una donna senza assistenza quando vuole abortire o chi si dedica alle violenze inflitte da stranieri e poi, come si vede in questo caso, non pensa affatto a quali violenze subiscono le straniere, mortificate e umiliate tra mille stereotipi sessisti e razzisti, a partire da persone italiane.

Che le “rumene” arrivino nei paesetti a rubbare la robba dei vecchi o i mariti delle italiane lo dicono persone inviperite che le vorrebbero tutte a fare le badanti a poco prezzo. Badanti si ma senza la pretesa di poter vivere altrimenti o di ricevere riconoscimenti. Le ucraine definite puttane a prescindere non si contano e quando una straniera viene ammazzata o stuprata da un italiano nessuno si indigna come dovrebbe. Perciò che la trasmissione sia stata cancellata dalla programmazione rai non mi fa né caldo e né freddo. Che la questione poi venga presa a pretesto per legittimare personaggi politici che di violenza sulle donne si sono occupate solo in senso neocolonialista o non si sono occupate affatto la dice lunga sul livello di ipocrisia e di doppia morale che viviamo in Italia.

Quel che vorrei sapere è: ma tutta questa gente quando noi faticavamo a far comprendere che il sessismo può stare anche in una battuta (e fattela una risata!) o che è presente anche in certi articoli con media che banalizzano la violenza di genere, dove diamine era? E’ facile indignarsi quando una faccenda diventa motivo per i due minuti d’odio in generale, ma il sessismo sta nelle zone ambigue, o neanche poi tanto per chi lo riconosce, e sta nelle zone in cui moralismo, subdola morbosa inclinazione a guardare dal buco della serratura, negli spacchi delle show girls, nelle scollature, nelle vite delle adolescenti, resistono a prescindere da tutto. E’ la cultura maschilista, car*, e non è di certo rintracciabile in un singolo programma tv. Sta ovunque. Basta solo capire che la censura non risolve e serve solo a legittimare altri presunti spazi di paternalismo/sessismo diffuso a iosa senza che venga messo in discussione.

Parliamone e non lasciamo che di sessismo parli chi non ne sa un tubero di niente. Perché è questo che mi offende oltre a tutto quel che leggiamo e vediamo.