da Greenreport.it – Il 2019 è iniziato nel segno di una moderna odissea che sarebbe grottesca, non fosse tragica: da settimane i Paesi dell’Ue – 508 milioni di abitanti – stanno lasciando in mare 49 persone soccorse nel Mediterraneo, alle quali non è stato ancora garantito un porto di approdo sicuro. Si tratta di 32 migranti che dal 22 dicembre sono a bordo della nave della “Sea Watch 3”, mentre altri 17 si trovano a bordo della nave dell’ong “Sea Eye”, che li ha soccorsi in mare lo scorso 29 dicembre.

«Entrambe le imbarcazioni – spiegano dall’Oim, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni –  non sono equipaggiate per ospitare a bordo persone per periodi così lunghi, soprattutto in un periodo difficile come quello invernale, con temperature in progressivo abbassamento e con un mare che rischia di diventare sempre più mosso. È inaccettabile lasciare per così tanto tempo in mare, senza un’assistenza adeguata, uomini, donne e bambini che hanno rischiato la vita a bordo di barche fatiscenti dopo avere affrontato le difficoltà di un viaggio che – dai Paesi di origine in poi – è spesso caratterizzato da esperienze drammatiche e violente. È urgente e necessario che gli Stati europei dimostrino senso di responsabilità e di solidarietà per i migranti e rifugiati e offrano quanto prima un porto di approdo sicuro alle 49 persone in questione».

Tutto questo però non sta accadendo a causa delle politiche basate sulla xenofobia e sulla paura portate avanti da Paesi come il nostro, nonostante alcuni sindaci – come quelli di Berlino, Amburgo e Brema, ma anche Palermo e Napoli – si siano già dimostrati aperti all’accoglienza.

Anche da Livorno è arrivato un appello in tal senso (firmato da Buongiorno Livorno, Città Diversa, Futuro!, Mdp – Articolo 1, Partito Democratico, Partito Comunista Italiano, Rifondazione Comunista, Sinistra Anticapitalista, Sinistra Italiana, CGIL, Anpi, Arci, Anppia, DemA.): «Chiediamo al sindaco di Livorno, Filippo Nogarin, di aprire il nostro porto e la nostra città per accogliere le donne, i bambini e gli uomini a bordo delle navi Sea Watch e Sea Eye».