Il 18 marzo, il Senato ha avviato la discussione sul testo proposto dalla Commissione Sanità, che unifica vari disegni di legge in materia di consenso informato e dichiarazioni di volontà anticipate nei trattamenti sanitari. Di seguito, l’intervento di Emma Bonino che ha posto una prima questione pregiudiziale, non approvata.[…] Ho seguito attentamente [l’intervento del relatore Calabrò->http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Resaula&leg=16&id=404394], come penso altri colleghi, ed è vero che ci divide non solo una lettura dell’articolo 32 della Costituzione[[[Art. 32.

La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.]].]
ma – ed è quello che trovo più preoccupante – {{l’interpretazione della libertà}}, come egli ha detto.

Signor relatore, lei ha sostenuto che la libertà non è un valore assoluto, ma deve sottostare al bene collettivo; ma {{il bene collettivo è quello deciso di volta in volta da qualche Governo, da qualche maggioranza?}} Siamo sicuri che esistono delle libertà disponibili anche ad una maggioranza del 90 per cento? O non esistono invece delle libertà che sono parte costituente del fatto che siamo esseri umani e che, come tali, non sono a disposizione di nessuno, appartengono solo all’individuo? Questo è stato ed è il dato fondante di una cultura e di uno Stato liberale. Quando cominciamo a dire che le libertà fondamentali sono invece disponibili ad una cultura, a un periodo storico, ad un’ideologia, ad una religione, ad una fede, cerchiamo di comprendere dove andiamo a parare: {{non c’è niente di più mutevole che fedi, culture, maggioranze}}. Siamo oggi chiamati a fare una legge erga omnes, una legge in cui sostanzialmente si dice che esistono parti di libertà e responsabilità che fanno di noi degli esseri umani, diversamente da altre forme di vita. […]. Cosa fa di noi un essere umano? La libertà, l’esercizio responsabile della libertà e l’interrelazione con gli altri.

Veda, signor relatore, perché ci battiamo o ci batteremo con grande forza? Questo è il punto di fondo: trovo preoccupante davvero che l’affermazione {{“io non lo farei”,}} sempre legittima e rispettabile, debba diventare {{“tu non lo devi fare”.}} Questo è quello che si sostiene: {{una vostra – di pochi o di molti – interpretazione della vita}}, e della morte come parte integrante della dignità della vita e del morire, {{la volete far diventare l’unica possibile}}, imposta a tutti, anche a quelli che la pensano diversamente. È semplicemente un dato di intolleranza quando “io non lo farei” diventa “e quindi neanche tu lo devi fare”; dove stiamo tornando, alla coincidenza tra peccato e reato? Ma non è da qualche secolo che abbiamo invece scoperto che c’è reato solo quando c’è una vittima? Perlomeno si potrebbe discutere della possibilità di disporre della propria vita senza toccare libertà altrui; ma, signor relatore, non parliamo di bene collettivo, che è un concetto che varie ideologie hanno declinato nei decenni in modo diverso e molto spesso in modo violento e cruento.

Questa è la gravità di ciò che ci apprestiamo a discutere. Il provvedimento in discussione, […],{{ marcherà pesantemente non solo questa legislatura, ma il rapporto istituzioni-cittadini, il rapporto cittadini-Stato in questo Paese.}} Questo è un provvedimento che sopprime libertà individuali che attengono alla nostra stessa essenza di persone ed esseri umani pensanti, e toglie in parte libertà di scelta in quella fase della vita che è parte consustanziale della vita stessa, la morte.

{{Poter scegliere di morire dignitosamente è un diritto fondamentale di tutti, o per lo meno di chi lo vuole esercitare}}. Chi vuole esercitarlo in modo diverso, deve essere libero; anzi, deve essere sostenuto, lui e i suoi familiari. Voi non potete imporre a tutti che per anni (quanti?), per mesi (quanti?), per settimane (quante?) dobbiamo stare tutti attaccati a un sondino nasogastrico, perché lo avete deciso voi in base al bene collettivo. […]. Perché imporre ad altri, responsabili come voi, cittadini perbene come voi, di essere appesi a un sondino nasogastrico? In base a quale presunzione di avere la verità in tasca? La verità invece non ce l’ha nessuno ed è proprio per questo, signor relatore, che {{quando la scienza – ammettiamo – è divisa, quando la religione è divisa, quando la politica è divisa, non c’è altro modo che affidarsi alla responsabilità dei cittadini.}} Non c’è altro modo. Perché lei non è più responsabile di me; lei può decidere per sé.

Ho trovato quindi disonesta, signor relatore, la sua insistenza sui disabili gravi:{{ non c’entrano nulla i disabili gravi con quanto stiamo discutendo oggi!}} […] Lei ne ha parlato. Sono anche loro esseri con dignità: certamente. Anzi, se li assistessimo di più! Anzi, con qualche tecnologia in più che li aiuti a comunicare; anzi, con qualche assistenza in più alla famiglia. Che c’entrano i disabili gravi con il testo che stiamo discutendo? {{Stiamo discutendo semplicemente se gli individui adulti di questo Paese possono lasciare scritto quello che non vogliono subire}}. Ed è questo che voi negate.

[…] è stato detto che la democrazia è numeri: vi prego di {{non confondere la forza numerica con il diritto}}. Ci sono diritti inalienabili che nessuna forza numerica può decentemente togliere; li hanno tolti le dittature, li tolgono le teocrazie, non l’Italia liberale in cui voi (e noi con voi, noi tutti) avete lottato e sognato, e che viene calpestata oggi e nei prossimi giorni, credo, con un dato anche di arroganza culturale impositiva ed intrusiva nella vita dei cittadini e delle loro famiglie.

{{Questa è una legge crudele}}. È una legge che obbliga tutti a stare attaccati a un sondino. Ma pensate cosa vuol dire? E perché mai, poi? Per quale motivo? Voi pensate che i cittadini italiani bisogna che li accompagniate voi, altrimenti sono degli irresponsabili. Non è così, fortunatamente.

Ecco perché, […], ci batteremo con tutti gli strumenti non violenti e legali che conosciamo. […]. Signor Presidente, […] Lei ha detto che la democrazia è la legge della maggioranza: state attenti, non è sempre così. {{Forza numerica e diritto spesso non coincidono,}} né la forza numerica sempre tutela i diritti. Al contrario, c’è {{un limite che ci si deve dare ed è il rispetto dell’altro}}, dell’opinione diversa dell’altro, quella che voi non condividete ma che dovete lasciar esercitare perché questo è uno Stato tollerante, uno Stato laico in cui hanno margini di esistenza i credenti, i non credenti, i diversamente credenti! Tutti siamo cittadini per bene e di serie A di questo Paese. Voi non potete imporre un’unica visione della vita […]

{{Avevo chiesto insieme ad altri colleghi una moratoria}}: fermi, fermiamoci prima di fare queste cose che segneranno pesantemente il rapporto tra lo Stato e i cittadini! Voi dite che io non posso decidere, che ben che vada decide il medico: ma perché dare al medico questa responsabilità? A che titolo? Perché è più responsabile di me? Anzi, per fare prima, l’avete tolta proprio. Non si può. Vi prego di fermarvi, vi prego di fermarvi! L’ho chiesto con tutta la forza che avevo. {{Noi stiamo predisponendo una legge per tutti}}. Voi non potete, con la forza dei numeri, imporre una vostra visione di oggi di un cosiddetto bene collettivo. […] la forza dei numeri non è sempre a tutela del diritto.

[{testo unificato}->http://www.senato.it/notizie/8766/163120/164601/165443/165452/165514/genpagina.htm]