Il 24 novembre presso Sala della Vaccara del Palazzo dei Priori di Perugia si è tenuta la presentazione del libro “L’in/differenza del potere. Ragionamenti d’altro genere” di Silvana Sonno (Graphe.it edizioni) che affronta le vicende di Antigone come metafora dello scarto che si apre tra l’esercizio del potere costituito e delle sue norme, e i bisogni differenti di chi non si riconosce in un modello omologato al maschile.
L’opera, secondo quanto dichiara l’autrice, si presenta come un piccolo pamphlet, per lo sviluppo veloce dei ragionamenti che, prendendo spunto anche da fatti di stringente attualità, fluiscono rapidamente assieme a scorci di vita, riflessioni e testimonianze di amiche, compagne di percorso, con cui l’autrice condivide la sfida e la scelta di significare diversamente, di ripensare e rinominare il mondo.
_ Ma il testo delinea anche un complesso quadro d’insieme in grado di rendere conto dell’immenso sapere altro prodotto dalle donne: pensieri e parole di filosofe, narratrici e poete si susseguono come chiavi di volta per comprendere il mondo in cui ci troviamo, ma soprattutto per delineare le prospettive di un pensiero e una pratica femminista in continuo divenire.

L’ in/differenza del potere si pone dunque come uno strumento di riflessione che invita le donne a riappropriarsi, attraverso la lingua, di immagini di sé liberate da parole che non servono a dirsi perché “il costituirsi di un altro reale accanto alla realtà facendo in modo che l’accesso ad esso non venga accaparrato da nessuno, individuo o istituzione, appare la principale condizione perché il potere si connoti diversamente, sciolga le sue contraddizioni, consenta il costituirsi di un’ altra storia da quella che ha divorato la giovinetta Antigone e divora, fuori d’ ogni metafora, la stirpe di coloro che Antigone ci rende riconoscibili, ci dà a vedere”.

Il riferimento alle vicende di Antigone viene proposto nel libro come metafora dello scarto che si apre tra l’esercizio del potere costituito e delle sue norme, e i bisogni differenti di chi non si riconosce in un modello omologato al maschile, che impedisce alle donne di porsi come soggetti di un proprio specifico discorso e di riappropriarsi di una narrazione che renda conto di tutto quanto ogni donna porta dentro di sé.
_ Nell’ introduzione l’autrice dichiara: “Non ho dottrina da giocare se non quella maturata da una comune esperienza di vita”; lungi dall’essere una affermazione di modestia o la semplice spiegazione della composita struttura dell’opera, questo presupposto svela il senso profondo di una soggettività femminista che diviene non solo con la decostruzione e ricostruzione di un orizzonte simbolico altro, ma che si dispiega a partire dalla creazione di contesti, luogo di relazione ed elaborazione in cui è possibile produrre proposte di azioni e modalità di decisione condivise a partire da pratiche differenti.

Non a caso la presentazione del libro è stata organizzata dalla Rete delle donne AntiViolenza onlus – di cui fa parte anche l’autrice – che, a partire dal 2006, inizia a Perugia la propria attività come gruppo informale di donne, per poi costituirsi come associazione di promozione sociale con l’ obiettivo di progettare e realizzare dal basso modelli e pratiche di intervento volti a prevenire e contrastare il fenomeno della violenza maschile sulle donne.

La Rete delle donne, nel corso dell’iniziativa, ha ripercorso gli anni di lavoro politico e culturale portato avanti costruendo una rete sempre più dinamica di relazioni con le donne dei movimenti e dell’ associazionismo.
_ Sono stati citati in particolare i presidi organizzati sotto il tribunale di Perugia per il femminicidio di Barbara Cicioni, una tragedia annunciata che ha squarciato l’immagine patinata dell’Umbria come isola felice, mostrando il volto feroce del patriarcato rafforzato dall’ arretratezza politica e culturale e dalla carenza/assenza di strutture in grado di accogliere le donne in difficoltà e sostenerle lungo il percorso di liberazione dalla condizioni che hanno determinato la violenza.

La presentazione de {L’in/differenza del potere} ha offerto l’occasione per presentare l’associazione ad un pubblico vasto ed interessato, anche per gli importanti contributi offerti dalle relatrici: Rosella De Leonibus, psicologa, Maria Rosaria Marella, giurista, Lorena Pesaresi, assessora alle pari opportunità del Comune di Perugia.
_ Quest’ultima ha ribadito, a conclusione dell’evento, la necessità di in disegno di legge regionale in grado di contrastare il fenomeno strutturale della violenza di genere in modo organico; percorso che la Regione Umbria/Assessorato alle politiche sociali ha già intrapreso con il [Progetto Mai Più Violenze->5089], che poche settimana fa a Terni ha portato più di cento donne, tra operatrici sociali, rappresentati di associazioni e gruppi di donne, a confrontarsi in due intense giornate di progettazione partecipata. _ Tra gli obiettivi del progetto regionale vi è quello di creare una rete realmente integrata tra i soggetti che si fanno carico della violenza maschile sulle donne.

Certo è che il movimento femminista umbro, molteplice e in divenire, è sicuramente un nodo determinante di questo percorso: in occasione del 25 novembre sono state numerose le iniziative organizzate dal basso, da collettivi, e associazioni di donne di diverse generazioni che si sono capillarmente dislocate in tutto il territorio regionale, per ribadire che la violenza è patriarcale, frutto di un sistema di potere che, come ricorda l’ autrice, nel suggestivo capitolo dedicato al mito di Antigone, è in/differente perché procede per esclusione delle differenze o attraverso la loro inclusione per assoggettamento.