Debole e forte sono due aggettivi che, se attribuiti al governo, implicano un giudizio di valore. Negativo e positivo. Un modo di pensare che nasconde dei rischi. Il disorientamento, il bisogno di sicurezze portano spesso a eleggere un governo forte. Scelta che però risulta problematica per una vera democrazia partecipata.Più le persone hanno difficoltà a farsi protagoniste della vita politica del proprio Paese più sentono il bisogno di aggrapparsi ad un leader indiscusso. Così additano come debole il governo gestito da chi si fa {primus inter pares}. Il leader che ascolta, che non toglie la parola a chi dissente è considerato fragile. Se poi cade, è una conferma.

Ma, se questo governo trova l’energia e la determinazione di alzarsi e continuare il proprio cammino, come viene percepito? Può essere davvero considerato debole? Gestire la propria fragilità è un esercizio di grande intelligenza. Un modo per trasformare la debolezza in forza. Una sapienza che troviamo presente nella secolare storia delle donne. Una modalità d’essere che non farebbe un soldo di danno anche alla pratica politica. Ma, purtroppo, lo scarso numero di donne nelle istituzioni non è stato in grado di potenziare questa capacità.
_ Così, diventa improrogabile una maggiore presenza di elette consapevoli dell’importanza di un modo diverso di intendere la forza. E’ forte il governo che da valore alla partecipazione, alla critica, all’impegno civile e politico dei cittadini e delle cittadine del Paese.

Con la caduta del Governo Prodi si è tornato a parlare di riforma elettorale. E, con un tempismo inaspettato, l’Unione Donne in Italia, giorni fa, ha lanciato la campagna 50 e 50 per una democrazia paritaria. Si vuole presentare una proposta di legge di iniziativa popolare per imporre candidature di genere che siano lo specchio democratico di una società di uomini e di donne.
_ L’iniziativa ha avuto l’adesione anche di molte rappresentanti dell’associazionismo presente alla Casa Internazionale delle Donne. Da tempo, infatti, questo è uno dei nodi del dibattito di chi è impegnata in politica. Ora, questo problema si deve allargare a macchia dolio, deve coinvolgere l’intera società. Tra gli obbiettivi anche quello di raggiungere, in sei mesi, almeno 50 mila firme.

{Da: E Polis Roma del 25 febbraio 2007}