Liliana Barca: una delle poche compagne che è sempre riuscita a sorprendermi. Forse l’unica che in qualsiasi circostanza, in ogni occasione, era aperta alle idee delle ragazze più giovani. L’unica che non sembrava mai temere che potessero sconvolgere il patrimonio acquisito, o buttare a mare quel che le altre prima di loro avevano costruito. Liliana Barca ci ha lasciate pochi giorni fa. Non la vedevo da un paio di anni, e ammetto che – pur non sapendo niente del suo stato di salute – mi aspettavo da un giorno all’altro la telefonata di Cristina che mi annunciava la sua morte.
Liliana. Una delle poche compagne che è sempre riuscita a sorprendermi.

Forse l’unica che in qualsiasi circostanza, in ogni occasione, era aperta alle idee delle ragazze più giovani. L’unica che non sembrava mai temere che potessero sconvolgere il patrimonio acquisito, o buttare a mare quel che le altre prima di loro avevano costruito. Questo è un dono forse unico nel femminismo italiano.

Guardare sempre con convinta speranza e ottimismo alle altre dopo di noi, e alle altre dell’associazione accanto, dell’esperienza accanto. Liliana sembrava sempre convinta che le donne, le altre donne, apportassero qualcosa in più e non che togliessero qualcosa a chi c’era già.
Liliana ha sempre stimolato le compagne che incrociava a mettersi in gioco, a non farsi intimidire da quello che io da anni chiamo il “femminismo monumentale”. Liliana, dal canto suo, era sempre disposta a mettersi in discussione, anche a cambiare se convinta.

Era aperta all’ascolto, colpita spesso da ciò che le compagne giovani sapevano fare e dai loro ragionamenti. A me ha affascinato fin da subito, per quel suo aspetto da anziana signora bene dell’alta borghesia. E invece Liliana era dirompente. Quel suo apparire minuta, fragile, borghese durava il tempo del silenzio. Ma quando parlava era di una determinazione senza pari. Era l’antitesi fisica e sociale dell’immagine tradizionale del femminismo militante.

Non urlava mai. O almeno io non l’ho mai sentita urlare. Eppure per decenni e decenni ha lottato, riunito, stimolato, partecipato alle lotte femministe, senza mai perdere la speranza.
Dopo che per un certo periodo era stato “messo in quarantena” per realizzare esperienze diverse, Liliana ha creduto che avesse un senso ridare vita al Coordinamento Nazionale Donne per i Consultori, con alcune delle socie fondatrici, e alcune di noi più giovani che non avevano vissuto l’esperienza delle origini. Che anni stimolanti. Quante iniziative. Quante discussioni. Quando ci sedevamo un po’ a riprendere fiato, dopo qualche settimana di inattività, Liliana ci richiamava con cortese determinazione all’azione.

Liliana, un piede nella tradizione, cui teneva molto, e il resto del corpo e della mente proiettata verso il futuro, verso ciò che ancora non era stato fatto o ottenuto.
Grazie Liliana. È stato un grande privilegio poter fare un pezzo di strada con te