Oggi, alla ricerca di memorie di Lidia,  mi sono imbattuta in una sua opera autobiografica “Un anno al Senato-   lucido diario di fine legislatura ” (2009) contenente questa dedica  “Ad Antonia Sani carissima compagna e   amica da decenni con riconoscente affetto e considerazione    Lidia.    Roma, 24.IV.2009.

Mi  sono salite le lagrime agli occhi, e un nodo alla gola… Lei, così presente e viva in queste parole, irrimediabilmente scomparsa per sempre.

Girano in rete messaggi su messaggi. Donne che da Lei hanno appreso parole, pensieri, insegnamenti. “Una cordata d’amore” è stata messa in piedi, come fossimo state vicine al suo letto nelle ore di agonia. Così erano solite fare le donne dei secoli scorsi recitando preghiere intrecciate a rievocazioni….Lidia non lo saprà mai, ma quanta serenità avrebbe ricavato dalle tante testimonianze così forti, spontanee e piene di affetto che L’hanno accompagnata tra la vita e la morte! Credo che questo avrebbe significato “andarsene in pace”.
La mia amicizia con Lidia tocca una parte della Sua vita di cui fino a oggi non si è parlato.Siamo nel 1984,  alla riunione nazionale in cui c’erano pronunciamenti per lo scioglimento del PDUP, i cui membri Lucio Magri stava traghettando nel PCI, con grande partecipazione della gran parte di compagne/i.Eravamo in pochi/e a non partecipare a quella che, secondo noi, era la rinuncia agli obiettivi per i quali era nato il PDUP. Lidia Menapace con altri compagni e compagne faceva parte di un piccolo gruppo in disparte. Da quel momento Lidia si è dimostrata ben determinata a indicare un percorso che significava non arrendersi. Insieme ai compagni che intendevano avviare un cammino ha indicato chiaramente una strada. Per noi è stata un’ancora di salvezza.Nasceva a Roma “Il Movimento Politico per l’Alternativa “, con un proprio periodico e un programma di lavoro politico da lei enunciato. Ogni volta che ci incontravamo, Lidia procedeva con proposte innovative che affermava con quella sua innata sicurezza non meravigliandosi dello sconvolgimento che poteva procurare. Famose le 4 contraddizioni che dovevano costituire la base della nostra iniziativa politica , da lei – con la sua ricca cultura e preparazione storico-filosofica – proiettate in ambiti ancora non ben precisati. Le contraddizioni erano uomo/donna, pace/guerra, capitale/lavoro, produzione/ambiente... Traggo da un suo intervento: “Considero il patriarcato e la contraddizione  uomo/donna un punto essenziale di analisi politica e sono d’accordo con la lettura che ne dà Engels: la contraddizione uomo/donna è originaria, quella capitale/lavoro è principale, sono reciprocamente autonomamente fondate, e se  si intrecciano danno un verso alla storia….Se dunque il patriarcato si intreccia col capitalismo, lo sorregge, se invece il patriarcato si intreccia col movimento operaio, pure, e la storia va per due versi opposti. Sono interessatissima. Osservo che il primo caso è molto più frequente e stabile, sicché vi sono molti uomini che essendo patriarchi senza rendersene conto, credono di poter  essere insieme comunisti. ” (tipica spregiudicata conclusione di Lidia). E ancora “Ogni evento storico ha il suo oro e il suo fango, anche la Resistenza della qual voglio poter narrare anche le cose sbagliate, così come anche i torti italiani in Libia e nella ex Jugoslavia, altrimenti non riuscirò mai a costruire una memoria storica che possieda insieme il rigore del giudizio e la comprensione umana.”Questi “seminari” in cui Lidia metteva in evidenza il senso della non adesione al PCI, avevano luogo anche a livello nazionale. Luogo privilegiato era in Toscana, a Impruneta, in una sede CGIL. Mangiavamo favolosi risotti ai funghi porcini accompagnati da ottimo Chianti che Lidia beveva con grande piacere suo e nostro. Poi passeggiavamo nei prati circostanti e commentavamo quanto era stato messo in campo.Lidia si manifestava col suo sterminato bagaglio culturale, usato senza premesse, con citazioni argute che però nulla toglievano ai testi e agli autori citati……La sua era una personalità poliedrica, aperta a sollecitazioni che la distoglievano da quello che sarebbe stato il suo ruolo di “dirigente” del nostro movimento. Invitata ovunque dai movimenti delle donne, pronta a opporsi achi colpiva la sua visione laica, contro l’ uso militarista delle “frecce tricolori”, maestra a proporre un linguaggio scevro di termini bellicisti, a puntualizzare le differenze linguistiche tra i termini rivolti a uomini e donne…era davvero sorprendente. A Bolzano, a casa sua, l’ho vista immersa dal vivo nella “Scienza della vita quotidiana” da lei praticata nell’UDI.Ricordo barattoli vitrei ben allineati su scaffali in cucina contenenti vari tipidi pasta, vassoietti con cibi appetitosi, pronti nel frigo per il simpatico marito dall’accento trentino, per i giorni in cui lei era in giro per l’Italia…Lidia ha incarnato la parabola del “buon seminatore”, pronto a diffondere la “buona novella” a coloro che hanno sete di giustizia.Questo era Lidia, instancabile nei vari ruoli ,come molti e molte hanno ampiamente sottolineato. La sua sterminata cultura, il piacere di essere condivisa, la sua partecipazione alla vita politica non solo italiana, il suo amore per gli ideali formativi della sua esistenza, difesi fino all’ultimo, senza remore, l’attività svolta in settori diversi hanno messo in evidenza la sua natura indelebile di protagonista. Lidia non avrebbe potuto né voluto dirigere un partito, ma esprimere con convinzione se stessa, questo sì.