A un certo punto l’euforia galleggiava nell’aria e non si girava più, dovevi puntare con la spalla di fianco per bucare la ressa di donne e di diversi uomini che erano lì a festeggiare il trentacinquesimo compleanno della Libreria delle donne di Milano. Riempivano tutto: i locali dell’adiacente Circolo della Rosa, il cortiletto estivo, persino la cucina, che sfornava bontà a spron battuto, e un pezzo della strada di Via Calvi.

E’ stata la festa grande di quello stesso luogo che, in questi lunghi anni, ha segnato la riflessione sulla differenza di sesso, il femminismo e la politica della libertà a partire da sé nella pratica della relazione tra donne. Nel desiderio profondo di valorizzare la nostra differenza al di là e al di fuori dello stereotipo del neutro, che ci livella invece sulla parità col maschile su cui ancora si modellano (e vorrebbero modellarci) molte elette e eletti nei partiti, mentre persino i nuovi maschi non ci credono più. E’ stata la festa di chi ha saputo creare come pratica collettiva nelle singole donne la certezza di potersi dare la libertà senza aspettarsela da altri.

Una festa, per me che sono un’ex bibliotecaria che già negli anni ’90 sognava pareti di libri e divani al bar o bar e divani in biblio, era il massimo, con un di più: essere nel luogo specializzato del sapere femminile, di noi che cerchiamo “una nuova libertà”…
_ C’erano i nomi storici della libreria e del femminismo che avevo imparato a conoscere e che mi avevano illuminato. Una raggiante Lia Cigarini che faceva gli onori di casa e presentava il nuovo Dvd “La politica del desiderio”- un lungometraggio di 74’ sul femminismo in Italia proiettato in anteprima a Roma al Festival del Documentario – la filosofa Luisa Muraro di Diotima, Lilli Rampello, Silvia Motta, Letizia Paolozzi di Dea, Franca Chiaromonte, Anna Rosa Buttarelli, Renata Dionigi, Pinuccia Barbieri e tante altre. Anche donne che venivano da fuori, persino dalla Puglia e Margherita Dogliani, l’industriale dolciaria di Carrara, e una dirigente scolastica milanese che mi ha dichiarato le sue origini liberali e, tra gli uomini, Marco Deriu e Aldo Tortorella…
_ Parlando solo di quelli e quelle che ho riconosciuto e sentito.

Insomma una bella “impresa di donne” questa della libreria, con più di 3.000 autrici e più di 10.000 volumi a scaffale, tra cui diversi introvabili. Con il trimestrale Via Dogana che da tempo fa il punto del momento e una serie di libri editi tradotti non solo in Europa.
_ I famosi Sottosopra spartiacque del panorama politico femminile e femminista: cito solo quello sulla fine del patriarcato del ’95/6 che ancora in provincia fa discutere le femministe e le amministratici delle pari opportunità come se non fossimo nel decadente post-patriarcato. _ Infine un sito web e, motore di tutto, un volontariato che ha costruito questo mondo d’impresa così diverso e distante dalle altre pratiche manageriali per stare sul mercato.

Renata Dionigi – libraia decana che per anni ha garantito un’apertura costante turnandosi con altre 20 volontarie – dice che hanno cominciato in 15 ed ora nella cooperativa sono in 60 a fare secondo le competenze e il desiderio di ognuna di starci, ma con poche regole di convivenza.
_ E racconta di come le ha spinte la voglia di provarsi in un’impresa di sole donne, per confrontarsi su un fare concreto, per avere un luogo che desse risalto al pensiero e alla scrittura femminile dove poter trasmettere alle altre la pratica del partire da sé e della relazione tra donne che si svolgeva nelle case private nei gruppi di autocoscienza degli anni ’70 a Milano e di come l’apporto di altre donne con esperienza e saperi diversi abbia permesso l’ampliamento e la continuazione del loro progetto.
_ E’ di un anno fa Il Sottosopra Immagina che il lavoro che rivede dalla parte delle donne l’impostazione del lavoro…

I soldi ricavati vengono impegnati per dar conto delle loro esperienze e delle pratiche politiche con le edizioni Librarie delle donne di Milano.
Cita sull’emancipazione, nei lontani anni ’80, il famoso Sottosopra Verde, discusso da tantissime donne, dove hanno registrato l’inadeguatezza, il disagio,lo scacco di chi si conforma ai modelli maschili.
_ Profetico se lo guardiamo oggi con occhi di donna, ma anche con quelli di uomo,
non a caso in Libreria c’è uno scaffale dedicato a “Gli amici delle donne”. Uomini convinti che la libertà delle donne è libertà anche per loro.

Renata afferma però che in politica il cambiamento è lento, ma solo se ci sarà una rete di rapporti tra donne, che per ora non si vede molto, ci sarà la possibilità di una modificazione.
_ Credo che la rete di cui parla Renata sia veramente il lascito che le donne della Libreria ci consegnano per continuare il lavoro della libertà femminile, che “è accaduto non per caso”, come loro stesse hanno scritto.

Sì, forse tocca anche a noi altre credere così radicalmente nella nostra libertà se vogliamo trasmetterla, con la stessa convinzione con cui loro ce l’hanno rivelata in questi 35 anni, alle giovani donne, figlie o meno di femministe.
_ E’ davvero il motore per far girare diversamente il mondo che così com’è non ci basta, non ci soddisfa e che non cambia né con le rivoluzioni né con l’uso della forza.
_ E’ stato proprio importante fare questo compleanno.