Già nella primavera di quest’anno Daniela Fassini denunciava sulle pagine dell’Avvenire  di migranti rapiti e venduti come schiav*.  In questi giorni anche l’ONU denuncia gli orrori in Libia, puntando il dito su un’Europa che preferisce, dopo aver devastato un intero continente esportanto armi, provocando guerre e inquinamento ambientale, fare politiche autoprotettive. O, come viene detto da alcuni, mettendo in atto scelte che siano in grado di difendere la nostra democrazia da regurgiti xenofobi o razzisti.

Ma come?  Impedendo gli sbarchi, facendo accordi con leader libici non certo democratici e chiudendo gli occhi difronte a insopportabili orrori.

Su questa drammatica situazione segnaliamo anche  l’intervista  fatta ad Emma Bonino su La Stampa di oggi. Emma Bonino è stata tra  le prime a denunciare gli orrori messi in atto dalle autorità libiche contro i e le migranti.

Autorità che sono state ritenute credibili. Così il Ministro Minniti ha aperto delle trattative per  bloccare sul territorio africano chi fuggiva da guerre e fame. Bloccati sono stati bloccati (almeno per alcuni mesi) ma sono stati trasformati da migranti in schiv*.

Il 7 settembre di quest’anno Emma Bonino Dichiarava: “Il modello Minniti ci si ritorcerà contro. L’accordo rafforza le milizie libiche e chiude gli occhi sui lager dei migranti”

Al giornalista Umberto De Giovannangeli  Emma Bonino ha raccontato: “Noi facciamo finta di non conoscere la situazione dei campi di detenzione in Libia. Una situazione agghiacciante, un vero inferno documentato dall’ottimo servizio di Amedeo Ricucci per il Tg1 e dall’angosciante rapporto di Medici senza Frontiere. Una situazione di totale spregio della dignità e della vita delle persone e di estrema gravità per le implicazioni e le conseguenze politiche possibili”…  Perché sono campi di detenzione, perché la Libia non ha mai firmato le convenzioni di Ginevra sui rifugiati, perché sono centri di detenzione del governo. Altro che piena agibilità! Ma se l’inviato dell’Unhcr per la Libia abita a Tunisi, come tutti i diplomatici; autorizzato a qualche missione, più o meno lunga. A ciò si aggiunga che solamente 10 dei 30 centri ufficiali sono di tanto in tanto visitabili da un personale libico delle Nazioni Unite, gli altri 20 sono off limits. In più ci sono centinaia di carceri privati delle varie milizie che seguono la metodologia del narcotraffico: anche i narcotrafficanti nascondono la droga per poi rimetterla sul mercato quando il prezzo tende a salire…  No, non riesco proprio a tirare un sospiro di sollievo per ciò che l’Italia sta facendo in Libia. D’altra, parte l’avevo già detto in tempi non sospetti, alla Convenzione di Renzi al Lingotto, perché questa cosa la sentivo venire… In quella sede avevo detto che c’è qualcuno che ha lo stomaco di rimandare indietro le persone in quello che non io ma l’ambasciatore tedesco che era stato autorizzato a vedere qualcuno di quei centri, li ha definiti la cosa più vicina ai lager che lui avesse mai visto. Qui siamo: dal punto di vista della tutela dei diritti umani, ciò che si sta facendo in Libia è qualcosa di inguardabile e dal punto di vista politico, temo che complichi ulteriormente la situazione perché rafforza in termini monetari, oltre che di credibilità, le milizie varie. Al momento, peraltro, siamo pagando solo la milizia di Sabratah ma anche le altre batteranno cassa…. Per adesso, questo ‘tappo” sembra funzionare, ma non è poi così ‘stagno’ come viene venduto alla gente, visto che già si manifestano i primi rivoli: ad esempio, i 251 di Ferragosto non uscivano da Sabratah, che è a Ovest di Tripoli, ma da Homs, che è un porto a Est di Tripoli. Poi si è aperta la rotta Algeria-Spagna-Sardegna… A me sembra davvero che ci siamo messi in un mare di guai, le cui conseguenze le vedremo, e penso anche se succede qualcosa, come si sta già scoprendo – vedi il rapporto di Msf – gli stupri, le torture sistematiche, le fosse comuni nel deserto, mi auguro che nessuno se ne esca, a livello politico o di comunicazione, col dire ‘non sapevamo’, perché questo sarebbe intollerabile”. (ndr. dopo due mesi il tappo è saltato) 

 L’11 aprile 2017 Daniela Fassini scriveva su l’Avvenire:   L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) in Libia e in Niger ha raccolto orribili storie accadute lungo le rotte migratorie del nord Africa, veri e propri racconti che parlano di un “mercato degli schiavi” che affligge centinaia di giovani africani che si recano in Libia.

Non solo case di detenzione, violenze e ricatti. Un migrante senegalese che tornerà a casa dal Niger dopo mesi di prigionia in Libia racconta anche di un vero e proprio “mercato degli schiavi” a Sahba, nel sud ovest della Libia. Qui il giovane, proveniente dal deserto – viaggio per cui aveva già pagato 250 dollari – è stato accusato dal conducente del pick-up di non aver mai pagato la somma pattuita dal trafficante, ed è stato portato insieme a tutti gli altri compagni di viaggio in un’area di parcheggio.  “In quel luogo migranti subsahariani erano venduti e comprati da libici, con il supporto di persone di origine ghanese e nigeriana che lavoravano per loro”, spiega il senegalese allo staff Oim.

Ha raccontato di essere stato “comprato” e di essere stato trasferito nella sua prima prigione, una casa privata dove oltre 100 migranti erano tenuti in ostaggio. I rapitori li costringevano a chiamare a casa, per farsi spedire del denaro col quale pagare il riscatto e proseguire il viaggio verso l’Europa.  Di riscatto in riscatto, attraverso lavori forzati, spesso non pagati, i più fortunati riescono a raggiungere la costa e a imbarcarsi verso l’Europa. I meno fortunati non ce la fanno. “Tutto questo avviene in modo sistematico – spiega Giuseppe Lo Prete, capo missione Oim in Niger – il viaggio dura mesi e passano da una prigione all’altra in mano a gruppi armati”.

Alcuni migranti – in particolar modo nigeriani, ghanesi e gambiani – sono costretti a lavorare per i rapitori come guardie delle case di detenzione o negli stessi “mercati”.“La situazione è disperata” aggiunge Mohammed Abdiker – Direttore del Dipartimento per le Operazioni e le Emergenze dell’Oim – tornato di recente da una missione a Tripoli. “Più l’OIM si impegna in Libia e più ci rendiamo conto di come il paese sia una vera e propria valle di lacrime per i migranti. Alcuni racconti sono veramente terribili e le ultime testimonianze relative a un “mercato degli schiavi” si aggiungono a una lunga lista di efferatezze”

I migranti In Libia diventano ‘merce’ da comprare, vendere e gettare via quando non ha più valore.

“Proprio per far sì che questa realtà sia conosciuta in tutta l’Africa – conclude il portavoce Oim a Ginevra, Leonard Doyle – stiamo registrando testimonianze di migranti che sono passati per queste terribili esperienze e le stiamo diffondendo sui social media e sulle radio. I testimoni più credibili di queste sofferenze sono spesso proprio i migranti che tornano a casa con il sostegno dell’Oim. Purtroppo sono molto spesso traumatizzati e vittime di abusi, spesso sessuali. La loro voce ha un peso e un significato speciale, che nessun’altra persona può avere”.