Otto Autrici firmano Libera-Libere, Pensieri e pratiche femministe su tratta, violenza, sfruttamento, con accattivante e dinamica copertina: Lèone à l’atterrissage des avions (Michel Francois, 1999).

Un libro nel contempo saggio e giovane, “resoconto di pensieri e pratiche femministe” in cui le Autrici si interrogano “su come coniugare libertà femminile e servizi liberi, su come costruire percorsi di autonomia per sé e le donne migranti in temporaneo stato di difficoltà, su come trasformare i pensieri in azioni concrete di aiuto, su come affrontare l’ingresso di un maschile anch’esso trafficato, sfruttato e violentato nella dignità umana”.

Pagine che dichiarano essere “la libertà delle donne sempre a rischio” e avvertono che “le migliori intenzioni, i migliori servizi, le migliori prassi, possono diventare trappole in cui la libertà femminile si dissolve”.

Come rispondere ai bisogni delle donne? L’istituzionalizzazione dei servizi è certamente un punto di arrivo ma bisogna scongiurare il pericolo “di vederli trasformati in agenzie di controllo sociale”.

Le otto Autrici si mettono in gioco seguendo la bussola della propria esperienza ed è uno spoleggiare tra ieri, oggi e domani sul filo delle relazioni tra donne.

Laura Gagliardi, nell’introduzione, sottolinea l’unicità di queste pagine: “le mani amiche” che scrivono questo libro sono le protagoniste di una battaglia e di un progetto – Libera (nato nel 1999 a Lecce, in Puglia)- sono le operatrici e le donne accolte, tutte con una straordinaria capacità empatica e trasformativa.

Il progetto Libera infatti si distingue per il modello teorico e metodologico adottato dall’equipe, tutta femminile e specificatamente formata.

“Lavorare con le donne e per le donne significa non solo occuparsi della vita della singola donna ma significa contribuire alla costruzione di un ordine simbolico che ci vede tutte più consapevoli e capaci di autodeterminazione (….) L’operatrice che ascolta la donna riconosce in lei i segni della cultura che le ha tolto la libertà; è la stessa cultura che continua a opprimere le donne nel mondo, che non tollera la nostra autodeterminazione. La donna accolta vede che nell’altra c’è attenzione, comprensione e non si sente giudicata ma aiutata e sostenuta nel percorso” (p. 13-15).

Libera si è occupata anche “di lavoratori schiavizzati, sfruttati, costretti in condizioni di vita disumane. Ha realizzato interventi di emersione, individuazione e pronta accoglienza.

Il progetto si è chiuso il 31 agosto 2016 per volontà politica.” (p. 17)

Da qui il racconto e il resoconto, di cui ringraziamo le Autrici perché una simile esperienza non può essere archiviata.

Nel capitolo “mediazione ancora (e sempre) senza modello”, di Monia Denitto, sono le donne cinesi, sfruttate sessualmente, nella maternità e nel lavoro, a essere inserite, dal 2004, nel programma di protezione sociale di Libera e sono donne separate, disoccupate, ex operaie o impiegate, con una buona istruzione di base, di età compresa tra i 30 e 45 anni, spinte alla partenza da forti problematiche familiari e social; sono spinte alla migrazione per provvedere alle famiglie, e non in ultimo ha un peso il modello confuciano di pietà e dovere filiale che il maoismo e i governi successivi hanno negato ma non superato nel profondo. L’odierna società cinese capitalista vede ancora nelle donne una risorsa per tutta la famiglia, ancora fortemente patriarcale, sovente d’estrazione contadina od operaia o basso impiegatizia.

“Dai gigli d’oro (i piedi artificialmente deformati) alle “case fiorite” d’Europa racconta il sistema prostitutorio incentrato sulle cinesi, sia in patria che nella migrazione che nel paese finale, anche in Italia, dove da poco il fenomeno non riguarda più la sola clientela cinese.

Ricordiamo che la tortura della deformazione dei piedi delle bambine, che le azzoppava per sempre, determinando il caratteristico ondeggiamento tanto ammirato dagli uomini, è iniziata sotto la dinastia Song ed è perdurata in alcune zone della Cina, seppure vietata, fino alla metà del ’900, essendo diventata un elemento culturale-antropologico distintivo della società cinese confuciana. Altri elementi, meno visibili ma non meno sofferti permangono.

Esemplare la narrazione che in queste pagine accompagna alla natura drammatica del racconto il percorso di liberazione, di speranza.

“Era in Libera che centinaia di donne e uomini trovavano il rifugio, l’ascolto, il sostegno e l’accompagnamento globale e percorsi di autonomia e inserimento sociale lavorativo”. Un servizio “aggredito ma che non perde la sua essenza” come narra Francesca de Pascalis nel ripercorrervi la sua esperienza.

A sua volta, Ines Rielli descrive le “Pratiche di resistenza” messe in atto per salvare il progetto, un “progetto di buone pratiche”.

Alle tante petizioni, comunicati stampa, lettere alle istituzioni, raccolta di firme, messaggi di solidarietà, ha risposto il silenzio. Il progetto “unico e non universalizzabile” è stato chiuso, ma non si è estinto: “la fine è qui, in questo libro, ed è un nuovo inizio (….) Un libro è memoria, è resistenza ancora una volta dalla volontà di cancellare la differenza e la sua, la nostra storia” (p. 325), conclude Irene Strazzeri nella postfazione “Il coraggio della differenza, il prezzo della resistenza).

In questo periodo in cui tanto si parla dell’importanza della scuola, ecco un auspicabile libro di testo (Libera-Libere) in cui la storia – con “s” maiuscola e con quella minuscola, cioè la vita vera, partecipata dalle generazioni viventi sul pianeta, si racconta non solo nella dimensione esperienziale individuale e collettiva delle Autrici ma in quella politica e sociale del nostro Paese e della sua rappresentanza e delle sue istituzioni.

Ines Rielli, Monia Denitto, Francesca De Pascalis, Diana Doci, Laura Gagliardi, Maria Argia Russo, Olga Smirnova, Irene Strazzeri, Libera Libere, Radici Future Produzioni, 2019.