Ieri a Roma hanno sfilato in centinaia di migliaia sotto un cielo grigio e le strade colorate di rosso. Chiedevano Lavoro, Diritti e Libertà. Leonardo (8 anni), camminando sul marciapiede accanto al corteo, chiede al suo papà: “Cosa fanno tutte quelle persone?” “Stanno manifestando. – risponde il padre – Non ci sono più soldi. La gente non ha più neanche gli occhi per piangere. Chiedono lavoro, ma ormai il popolo non decide più nulla. Stanno manifestando ma non serve a nulla.”
_ Leonardo stringe la mano del papà e si gira a guardare tutti quegli uomini e quelle donne, studenti e studentesse, pensionati e pensionate, precari e precarie, disoccupati e disoccupate, immigrati e immigrate, bambini e bambine.

Chissà cosa ha significato per lui quella risposta, mi sono domandata guardando quei suoi occhi azzurri osservare con curiosità migliaia di persone che manifestavano il loro malessere anche se, gli aveva appena detto il suo papà, non serve a nulla.

Chissà se tra dieci anni Leonardo potrà studiare all’Università. Chissà se tra quindici anni avrà un lavoro che gli permetterà di vivere una vita da adulto indipendente. Chissà se tra vent’anni si ricorderà di quel sabato 20 ottobre, quando fanciullo, tornando a casa, aveva chiesto a suo padre di spiegargli cosa stesse succedendo. Settecentomila persone in piazza si battevano per il loro futuro e anche il suo.

“A quante manifestazioni saranno andati questi qua?” chiede un signore ad un amico entrando in un bar, “Fino a quando continueranno? Non serve a niente!” E qualcun altro urla da un megafono a squarciagola: “Hasta la victoria”.

È interessante ascoltare gli osservatori casuali di un corteo, i loro commenti, le loro perplessità, le loro domande, la loro sintesi.

“Mai vista tanta gente manifestare contro se stessa!” commenta un signore scaricando la merce per il negozio.

“Vogliamo un progetto di vita non una vita a progetto” dice un ragazzo con un cartello, i capelli lunghi, un viso giovane e disteso senza parlare, senza sorridere.

“Il lavoro ci sta, ma non ce lo vogliono dare… se lo vogliono vendere!” canticchia la delegazione di Napoli. “Sono proprio napoletani!” dice una ragazza, ripetendo divertita lo slogan ad un amico.

“Siamo tanti, siamo qui, siamo gli eredi del PCI” strillano alcuni arrivando a Piazza San Giovanni tra la musica, i tamburi, le magliette, le bandiere e i palloncini.

Pietro Ingrao è ancora una volta lì sul palco. “La lotta continua” dice alle donne e agli uomini che sono in piazza, ricordando non solo ai presenti la responsabilità temporale di ciascun individuo.