Lo scorso dicembre è stata presentata al Parlamento spagnolo una proposta di legge gravemente lesiva della libertà di scelta delle donne sulla propria salute riproduttiva. Il 13 gennaio alle ore 16 presso la Casa Internazionale delle Donne, Via della Lungara, 19, si terrà un’assemblea per coordinare le nostre strategie di azione in modo da renderle più efficaci ed unitarie possibili.In Italia come in Spagna e negli altri Paesi europei è già in atto una mobilitazione vivace, sollecitata anche dalle compagne spagnole e dalle donne delle Istituzioni e dei movimenti di quel Paese.
Condividiamo sul nostro sito la sheda riassuntiva del progetto di legge in discussione presso il parlamento spagnolo redatta da Elena Marisol Brandolini.

{{{Scheda}}}

1. Si tratta di un “antiproyecto de ley”, ossia di una proposta di legge approvata dal governo spagnolo nella sua riunione di venerdì 20 dicembre 2013 che, dopo aver passato una serie di controlli formali, tornerà al governo per essere definitivamente approvata come progetto di legge e poter così iniziare l’iter parlamentare. La proposta è del ministro di Giustizia (Alberto Ruiz-Gallardón) e non della ministra della sanità.
Si prevedono tempi lunghi prima che la proposta di legge arrivi in discussione in parlamento: l’obiettivo delle donne spagnole è bloccare il provvedimento prima che venga discusso alle Cortes; per questo, convocheranno, nelle prossime settimane, un summit a Madrid di donne europee progressiste.

2. Attualmente, in Spagna, è in vigore la legge del 2010 voluta dal governo Zapatero che, in linea con la legislazione prevalente in materia nei paesi dell’Unione Europea, stabilisce un tempo – le prime 14 settimane – entro cui è riconosciuto alla donna l’esercizio pieno del diritto di scelta (l’aborto è legale anche oltre questo tempo, nel caso di rischio grave per la vita o la salute del feto).
Precedentemente al 2010, l’aborto era considerato un reato, depenalizzato, con la legge del 1985, nei soli casi di: pericolo per la salute psico-fisica della donna, violenza sessuale, gravi malformazioni del feto.
Il Partido Popular aveva fatto ricorso presso il Tribunal Constitucional contro la legge del 2010, ma ad oggi, il Tribunal non si è ancora pronunciato. La proposta del governo Rajoy è peggiorativa rispetto alla stessa legislazione del 1985.

3. Nella proposta Gallardón scompare la libertà di scelta femminile: la donna è messa sotto tutela, dei medici, di un giudice, dei genitori e l’aborto è consentito solo nel caso di violenza sessuale (fino alla 12ma settimana) e di grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna, con rischio permanente o duraturo nel tempo, accreditato da due medici (fino alla 22ma settimana).
I casi di anomalia nel feto incompatibile con la vita, o di malformazione del feto rientrano nella fattispecie della salute psichica della donna e debbono essere certificati. Il caso di grave rischio per la salute della donna che non sia in pericolo di vita, deve essere certificato da due medici.
La donna che si avvalga della fattispecie del rischio per la sua salute psichica per abortire, dovrà produrre quattro certificati: due di due medici psichiatri, uno d’informazione clinica sui rischi relativi all’aborto e uno dei servizi sociali che provvedono ad “un’assitenza completa” (circa la qualità giuridica del non nato, le alternative all’aborto, etc.).
Nel caso in cui la donna sia minore di età, se tra i 16 e i 18 anni, per abortire avrà bisogno della ratifica dei suoi genitori; se minore di 16 anni, il consenso dei genitori dovrà essere espresso. Se i genitori non le danno il permesso, la ragazza può rivolgersi a un giudice.

3. L’obiezione di coscienza è estesa a tutti i medici che entrino nel procedimento, fin dalla fase informativa. Non solo, com’è attualmente, al personale sanitario direttamente implicato nell’intervento di aborto.

A cura di Elena Marisol Brandolini