La collana Lea della casa editrice ternana Thyrus infila perle diverse, narrazioni e riflessioni di molteplici soggetti con un denominatore comune: l’identità sessuale come orizzonte nel quale, e dal quale, dare senso a sé e al mondo.Lea accoglie scritture nate da intersezioni di esperienze, immaginari e sistemi simbolici: biografie e autobiografie, saggi, testi monografici, scritti di carattere storico, politico e teorico, piccoli pamphlet e opere divulgative.
_ Lea desidera conservare e trasmettere. Si prende cura delle {{eredità di diversi soggetti e dei modi con cui sono stati narrati}}; o di come, prendendo la parola, si sono raccontati.

Tra rappresentazione e auto rappresentazione molte donne, ad esempio, hanno scritto e scrivono dei loro rapporti con l’arte e con i ruoli sociali, del loro vissuto quotidiano, della loro partecipazione politica a partire da sé, dal proprio corpo, ricongiungendo sfera pubblica e privata.

{{Lea si nutre di riflessioni di soggettività sessuate concrete}}; un’infinità di singolari che possono divenire plurali. Le segue nei loro spostamenti e collocazioni, nella loro elaborazione e trasformazione di saperi. Non si occupa di Lei, la Donna come entità astratta (la “a” di Lea vuole significare proprio questo). Da nomade percorre e attraversa i confini, cavalca e scavalca le differenze di genere femminile-maschile, assumendole per rinnovarne continuamente il senso.
_ Sfugge alla logica binaria degli opposti per nutrirsi di produzioni di senso, disparità e relazione.

I volumi fino ad ora pubblicati nella collana Lea sono:

– R. Stefanini Salvati, {Sono stata una rivoluzionaria di professione}, 1998, pp. 224, € 15,49

È un racconto che presenta tante dimensioni e indica nodi e passaggi della vicenda dei comunisti ternani e della comunità cittadina. L’affresco che l’Autrice compie di quegli anni, a cavallo tra il ’40 e il ’50, attraverso la narrazione dei suoi anni giovanili, è esemplare e largamente esaustivo: la città dopo la guerra, le distruzioni e l’immane fatica della ricostruzione, l’impianto politico ed ideologico dei quadri del PCI, i rapporti con l’URSS, la presenza a Terni di una figura come Carlo Farini; e ancora i drammi del lavoro, l’atteggiamento repressivo e chiuso degli organi dello Stato, dai Prefetti alla GPA alla Questura. E poi le manifestazioni, le lotte, i licenziamenti, l’affermarsi di nuovi gruppi dirigenti, l’aprirsi di un’altra fase, non senza tensioni e drammi e rotture ingiuste, come quella che colpisce Renata e la spinge verso nuovi impegni di vita, lei che aveva scelto di fare la “rivoluzionaria di professione”.

– A. Ciccarelli (a cura di), {Donne e testamenti a Stroncone tra il XIV e il XV secolo}, 1999, pp. 96, € 10,33

Tra le amministrazioni comunali che si segnalano per l’impegno culturale, quella di Stroncone (TR) merita una particolare attenzione per la realizzazione della mostra Donne e documenti a Stroncone tra il XVI e il XV secolo, che contribuisce a portare alla luce la difficile realtà femminile in un piccolo castello umbro sul finire del Medioevo. L’obiettivo principale è quello di far emergere il piccolo mondo delle memorie, degli affetti, della solidarietà, delle fede, della devozione e di offrire uno spaccato di vita quotidiana, individuale e privata delle testatrici. Fonte delle ricerche e degli studi sono stati gli atti di ultima volontà, documenti importanti per la conoscenza di una società e dei suoi aspetti economici, culturali e religiosi. I testamenti appaiono come inventari ricchi e particolareggiati dei beni personali e dei possedimenti, consentendo di conoscere lo status sociale, i diversi legami parentali, lo spirito caritatevole e devozionale che li animava. Si sono esaminati, oltre ai testamenti, anche importanti fonti documentarie quali i Consigli, le Riformanze e gli Statuti, fondamentali per approfondire gli aspetti giuridici e civili che regolavano la vita delle donne nel tardo Medioevo.

– A. Lizzi, {Con le donne e non solo} (a cura di D. Carpisassi), 2001, pp. 334, € 15,49

Intervistata da Daniela Carpisassi, Anna Lizzi Custodi racconta le sue vicende di donna prorompente, eccezionale e comune al tempo stesso. Una pioniera della politica, nata negli anni ’30 e conquistatasi uno spazio nella sfera pubblica come responsabile dell’UDI (Unione Donne Italiane) di Terni e come esponente di spicco del PCI in Umbria. Con le sue risposte la Lizzi rende conto di un pezzo di storia comune alle migliaia di donne italiane impegnate sul fronte della sinistra con le modalità proprie degli anni ’50 e ’60. Nella testimonianza, impreziosita da foto e documenti, ampio spazio viene dato alla memoria; ma l’intervista non si esaurisce nella ricostruzione storica, divenendo occasione per una riflessione sul presente.

– F. Giacalone, M.T. Marziali (a cura di), {Umbria rosa/verde. Saperi femminili e cultura regionale}, 1998, pp. 64, € 5,16

Dalle interviste ad alcune esponenti del movimento femminile in Umbria, oggi impegnate a vario livello nelle istituzioni locali, si forma un quadro dei problemi e delle dinamiche della nostra storia recente da cui affiora sia il manifestarsi della cultura delle donne, sia la risposta istituzionale alle proposte e alle esigenze espresse dalle donne in termini di corporeità, associazionismo, cultura, servizi, qualità della vita.

– V. Valentini, {Il cognome pariarcale}, 2007, pp. 62, € 8,00

In questo libro, l’Autrice, partendo da un’analisi del contesto storico nel quale si è formato il sistema di trasmissione del cognome, giunge fino ai nostri giorni per scandagliare non solo le contraddizioni presenti nella disciplina italiana, ma anche i limiti degli altri sistemi europei e delle proposte di legge giacenti in Parlamento. A queste contrappone la propria proposta, definendola del “cognome pariarcale” e presentandola come il punto di partenza di un più ampio discorso volto a riaffermare il femminile in tutti i settori della vita sociale, “affinché ogni donna non debba rinunciare a una parte essenziale di sé”.

A lungo conteso tra tre collane delle Edizioni Thyrus (Lea, Nuova Collana Letteraria, Umbria-Italia-Europa) è stato il volume {Stanze vuote} di Rina Gatti (oggi in Nuova Collana Letteraria, anche se avrebbe tutti i requisiti per rientrare in Lea): un volume che nel 2005 ha rappresentato non solo per la Thyrus, ma per l’Umbria tutta un vero e proprio caso letterario.
_ Si tratta di un libro scritto da una donna sempre vissuta in campagna alle prese con i lavori più duri, e iniziato per gioco nel primo giorno di pensione, quando “non c’erano più faccende da fare”.
_ Concepito come una raccolta di memorie (a cui più tardi sarebbe seguito {Stanze vuote addio}), {Stanze vuote} colpisce per la forza della scrittura e la genuinità dei sentimenti tanto da meritare l’encomio di Arrigo Levi il quale, nella prefazione alla quarta edizione, ha descritto la Gatti (1923-2005) come “l’unica scrittrice contadina italiana” (cfr. [www.rinagatti.it->http://www.rinagatti.it]).