In un nuovo rapporto, l’organizzazione umanitaria denuncia gli stupri perpetrati ai danni delle donne nel conflitto in atto in Costa d’Avorio. I dati sinora raccolti non sono sufficienti a rivelare la reale estensione del fenomeno.

“Sono centinaia, se non migliaia le donne e le bambine vittime di stupri e aggressioni sessuali sistematiche ad opera di diverse forze combattenti” afferma Véronique Aubert, direttrice aggiunta del Programma Africa di Amnesty International, in occasione della pubblicazione del nuovo rapporto {Costa D’Avorio: le vittime dimenticate del conflitto}. Nel documento si denuncia lo sfruttamento delle donne a scopi sessuali da parte dei combattenti e le torture da esse subite. “{{Alcune di loro}} – continua Véronique Aubert – {{sono state scelte principalmente per ragioni etniche o politiche}}. Simbolo dell’onore della propria comunità, queste donne sono state stuprate con l’intenzione di infliggere un’umiliazione grave a loro stesse, ai membri della famiglia e all’insieme della loro comunità di appartenenza. Dai dati in nostro possesso, nessun responsabile di simili crimini è ancora finito in giustizia”.

Per Amnesty International, il numero delle violenze e la completa impunità con la quale sono stati trattati i loro autori é tale da concludere che si tratti di una {{strategia deliberatamente agita per instillare il terrore nella popolazione civile}}. Alcune delle più atroci violenze sono state commesse da mercenari provenienti in particolare dalla Liberia, che servono i gruppi di opposizione armati nella zona ovest del paese. Interrogate dall’organizzazione umanitaria, le donne hanno confermato che i violentatori “parlavano inglese”.

In seguito alle violenze subite, molte di loro sono state cacciate dalle loro comunità e impossibilitate ad avere accesso ai poli sanitari esistenti. Benché non vi siano ancora statistiche chiare in proposito, non è da escludere che simili violenze concorrano ad un’ulteriore espansione del virus HIV/AIDS in Costa d’Avorio. Ciò nonostante, l’accesso ai centri sanitari esistenti resta impossibile, a causa dei costi proibitivi degli spostamenti, ma anche per i numerosi controlli ai posti di blocco, che le donne denunciano come ulteriori occasioni per nuove violenze.

Nel suo rapporto, Amnesty International ricorda che in termini di diritto internazionale {{lo stupro etnico è un crimine contro l’umanità}} e dev’essere perciò trattato come tale. Fa appello alla comunità internazionale perché sia al più presto aperta un’inchiesta su questi crimini, sottolineando che “{{l’eliminazione delle violenze sessuali dovrà costituire la priorità di qualsiasi programma di risoluzione pacifica del conflitto}}”. Il Rapporto completo è disponibile, in inglese e in francese, all’indirizzo di seguito indicato.