Un vademecum per le donne che vogliono fare politica è stato presentato il 23 ottobre a Madrid. Sono 129 pagine di 20 ricette con ingredienti consigli e trucchi da utilizzare secondo una propria strategia personale. Viene così utilizzata la metafora dell’arte culinaria per un’altra arte, quella della politica. Arte ancora ostica alle donne per via delle discriminazioni di un potere in mano a troppi maschi. Pagine suggerite da donne già esperte nell’arte della politica come la Segretaria dell’Uguaglianza del Partito Socialista Europeo, [Maribel Montaño->http://maribelmontano.blogspot.com/].
_ Un modo ironico per ribaltare uno stereotipo. E’ proprio quella sapienza
femminile, consolidata nei secoli all’interno delle mura domestiche, che deve – secondo le ministre del Governo spagnolo- essere il motore di una vera e propria rivoluzione culturale capace di cambiare comportamenti politici ormai troppo impolverati se non del tutto ammuffiti.

Maribel Montagno, durante la conferenza stampa, ha auspicato che queste ricette vengano anche sperimentate dagli uomini che vogliono cambiare le modalità della politica. Una situazione credibile, se si pensa ai molti maschi solo da pochi anni attenti al sapere femminile. Per il momento solo quello tradizionale che li vede apprendere con passione tutti i segreti della cucina quando si tratta di competere con le proprie compagne ai fornelli.

Un libro divertente anche per le illustrazioni di Monica Carretero. Questo
volume {Ricette di donna per fare politica} è stato stampato in 4000
esemplari con l’aiuto della Fondazione Jaime Vera per la sua scuola di
formazione.

Per le autrici di questo volume si deve ripartire dunque dalla cultura
femminista per fare quei dieci passi necessari ad una donna che voglia
confrontarsi con l’agire politico senza dover accettarne le antiche regole.
Seguiamone così le indicazioni passo dopo passo.

Il 1° passo: è necessario {{fare squadra}}. Unite si va più lontano che divise.
_ Il 2° passo: {{rischiare}}. Analizzare le variabili e imparare ad osare.
_ Il 3° passo: {{ascoltare}}. Tutte possono avere idee buone.
_ Il 4° passo: {{interessi}}. Individuare e appoggiare le necessità proprie delle donne, difendere le cause universali che le riguardano.
_ Il 5° passo: {{opportunità}}. Riconoscere e cogliere il momento giusto. Assumersi in pieno le responsabilità di cui ci si è fatte carico.
_ Il 6° passo: {{tempo}}. Organizzarlo al meglio tra la vita pubblica e quella privata.
_ Il 7° passo: {{coraggio}}. Non avere paura delle decisioni impopolari.
_ L’8° passo: {{dissenso}}. Non tutti e tutte possono essere d’accordo!
_ Il 9° passo: {{TIC}}. Diventare esperte in tecnologia della informazione e
comunicazione e farsi un bel blog.
_ Il 10° passo: {{diversità}}. Essere donna è un valore. Coltivarlo nei contenuti e
nella capacità di visioni e soluzioni diverse più che negli abiti.

Non serve dunque essere alla moda o avere atteggiamenti rampanti per fare carriera in politica, anche se questa è la cosa che viene messa per prima in evidenza dalla stampa – così fedele agli stereotipi, soprattutto, in Italia.
_ La nostra forza, come ha sottolineato Montagno, è invece quella di {{creare reti , avere costanza e autostima}}, ma soprattutto non lasciare l’impegno.

Nel vademecum, come sottolinea Gian Antonio Orighi, corrispondente da Madrid della Stampa, nel suo pezzo uscito il 25 ottobre, c’è una lacuna vistosa: mancano indicazioni su come cucinarsi la TV e gli altri mezzi di comunicazione di massa. Ma forse questo problema è lasciato
dalle autrici, per quel tanto che basta, al buon senso individuale. Insomma, si tratta sempre di sale!
_ O forse, è stata la massa critica, arrivata al 39,4% nelle
amministrative di maggio con 8.431 assessore e alle politiche con il 36,3%, a condizionare anche il linguaggio mediatico.