Nei giorni scorsi sono apparse in alcune vetrine napoletane alcune ragazze semivestite e danzanti , forse al posto dei manichini per movimentare lo shopping di Natale.Approfittiamo di queste iniziative, che rendono visibile {{il risultato dell’ignavia pubblica}} nel contrasto alle violenze a partire dalla mercificazione concreta dei corpi, per parlare alle donne e alla politica di ciò che non si vede ma che pesantemente interviene nelle nostre vite.

Non una questione di gusto, ma un fondato sospetto di affari sporchi , ci sembra dovrebbe occupare la mente di chi governa e preoccupare le donne, impoverite dalla crisi.

Negli ultimi decenni si è progressivamente resa socialmente legittima, non legale, {{l’attività di agenzie che sfruttano e collocano ragazze e donne }} in occupazioni che rasentano la prostituzione coatta.

{{L’inoccupazione e la disoccupazione femminili }} nel nostro paese riguardano circa la metà delle donne in età lavorativa, per questo la vigilanza sul rispetto delle leggi che riguardano le lavoratrici, anche se solo danzano in una vetrina, andrebbe esercitata nell’interesse comune alla dignità dei luoghi d’impiego e al rispetto dei diritti umani.

Non crediamo che le ragazze in vetrina siano libere professioniste, né crediamo che quelle ragazze abbiano prestato la loro opera per vincoli familiari o di cortesia coi datori di lavoro, come sappiamo per certo che non sono avvertite dell’inconsistenza delle promesse elargite per sottoporle ad un trattamento oggettivamente degradante. Crediamo che siano nel {{circuito di agenzie sulle quali non si esprime la minima e necessaria vigilanza.}} Intuiamo, come altri dovrebbero sospettare, che l’esposizione delle ragazze manichino nasconde un mercato sfuggente e parallelo a quello del commercio legale e che tratta gli esseri umani come merci .

Chi accende i riflettori su esseri umani trattati come manichini ne è responsabile come chi li commercia.

Udi di Napoli, Arcidonna

Napoli, 19/12/2012

{immagine da} il mediano.it

http://udidinapoli.blogspot.com