Un esteso ed articolato movimento, per lo più di donne e femministe, ha aperto nel primo decennio del terzo millennio una stagione di azioni
concrete per il contrasto popolare alla lesività delle immagini
pubblicitarie.La pubblicità, lo confermano le vicende comunicative degli ultimi due
governi, deve essere intesa anche come propaganda del potere, non solo
commerciale. I governi usano a volte gli strumenti della pubblicità.

L’ndividuazione nella pubblicità come mezzo indiretto per attribuire
disvalore alla soggettività femminile, ha attraversato il pensiero sulle
differenze: un patrimonio che molti uomini hanno acquisito e, a volte,
trasformato in pratiche, come fatto da Ico Gasparri.

Questo per dire che il 2012 non deve essere più il tempo della denuncia,
della rilevazione della cogenza culturale negativa delle immagini che
invece e ancora, affollano l’universo immaginario reazionario di una parte
dell’imprenditoria che lo propaganda con la pubblicità, influenzando il
mercato fatto di persone di tutte le età.

Il 2012 deve essere il tempo degli interventi istituzionali. Le risoluzioni
Europee, infrante regolarmente dall’Italia, del 2004, 2007, 2010 hanno
lasciato indifferenti deputati, senatori e governi i quali, nel
sottoscrivere le convenzioni, dovrebbero essere da tempo impegnati a varare
una normativa ad hoc.

Molti comuni, e il Comune di Napoli, frattanto hanno approvato delibere
“contro la pubblicità lesiva della dignità femminile”, sotto la pressione
di gruppi di donne rappresentativi del movimento antiviolenza. Non è mai
accaduto che uno di questi comuni, abbia autonomamente e nella normalità
amministrativa proceduto per il ritiro di un manifesto.

Il Ministero delle Pari Opportunità, del precedente governo, ha stipulato un
protocollo d’intesa con lo IAP per il ritiro in 48 ore delle pubblicità
segnalate dal ministero stesso su comunicazione delle amministrazioni sul
territorio. La Ministra Fornero non risulta abbia mai fatto alcuna
segnalazione.

È insomma evidente che il movimento autonomo e organizzato delle donne
continua a fare le veci delle Istituzioni. Con rabbia ed indignazione “lo
deve fare”, perché le Istituzioni sono in completa latitanza.

Le realtà femministe e femminili hanno responsabilmente preso parola e
fatto azioni per liberare il paese da una cappa reazionaria costituita per
lo più da immagini femminili manipolate in modo violento e degradante.
_ Azioni legali e culturali di grande impatto rendono, nel caso di Napoli,
visibile che il punto di riferimento della legalità, in questo campo, sono
e restano le donne, spesso in contrasto con le proprie istituzioni.

Il Patrocinio dato dal Comune di Napoli alla bella mostra allestita con gli
studenti di diverse scuole, per la produzione di manifesti virtuosi, stride
con le affissioni che invadono i muri della città: tra le peggiori degli
ultimi anni. Una vera e propria recrudescenza.

Com’è possibile?
_ Sia chiaro che dal nostro punto di vista, il nulla di
fatto del Comune di Napoli, non potrà essere sostenuto né spiegato dalle
“impossibilità” agitate di solito in queste occasioni, quanto piuttosto da una
precisa concezione di governo: il mercato non si tocca, le donne sì.

{Udi di Napoli, Arcidonna, DonneSudonne, Arcilesbica Napoli}