Siamo pronte da quando un alto esponente del movimento pro-vita detiene il ministero per la famiglia: ci aspettavamo che senza alcun bisogno di parole il messaggio agli antiabortisti sarebbe partito e si sarebbe moltiplicato il loro attivismo. Così i crociati hanno cominciato a braccare le donne, e non solo nei modi usuali dal varo della legge 194. Braccate, e non in fuga.

Le donne dell’UDI, le femministe nei movimenti, le donne dei partiti e quei i partiti che già hanno preso posizione, hanno detto che lotteranno per la libertà di compiere scelte, anche quella di interrompere una gravidanza, faranno la loro parte.

Quello che ci ha stupite è la scompostezza con la quale il Vaticano ha inteso rafforzare la campagna politica antiabortista. Il Papa non ci ha chiamate peccatrici, ma incivili, non ha detto che i medici sono peccatori, ma sicari. Ci ha descritte come assassine, per di più incapaci di assumere responsabilità, perché demandano “il crimine” ad altri. Non è un caso che abbia usato questo linguaggio, esterno alla religione, perché il suo obiettivo non è quello di diffondere i suoi fini spirituali, ma invadere con violenza i compiti della politica laica. Un linguaggio preso in prestito a categorie secolarizzate, il che è segno insieme di arroganza e debolezza di fronte alla forza morale delle donne.

La chiesa e le chiese vivono di un credito costruito sul lavoro e il sacrificio obbligatorio delle donne. Dei nostri bambini, in molte, siamo state private, usate come fattrici, per l’intervento di mani benefiche non troppo lontane da quelle dei sacerdoti e quelle parole “secolarizzate” assordanti del Papa coprono il clamore suscitato nel mondo dalla testimonianza dell’avvocato scrittore Enrique Vila Torres. Lui bambino rubato si batte da anni per ottenere, senza ottenere né parole né gesti, l’apertura degli archivi ecclesiastici in Spagna, per dare risposte alle bambine e ai bambini “nati in segreto” durante e dopo il franchismo, venduti o affidati a “braccia migliori” di quelle di madri disonorevoli.

Nel momento in cui le donne rispetto agli uomini sono sempre più dispari economicamente e di fronte alla legge, come sempre, le religioni interpretano i fatti, il danno subito dalle donne, come punizioni divine. Ma ora al Pontefice non basta più la propagazione del dogma misogino, vuole che tutto questo, col divieto di aborto, diventi dottrina civile.