Integrazione dei migranti e diritti civili

La leader tedesca Katharina Schulze, il volto (sorridente) “Verde” della Baviera spiega le ragioni del boom elettorale del suo partito. «Questo voto è stato uno spartiacque perché ha definito la direzione che la Germania vuole prendere». Integrazione dei migranti e dei rifugiati, necessari anche per il lavoro in un Paese in cui la disoccupazione è al 2%, ma non frontiere aperte alle migrazioni di massa. In secondo luogo, affermazione costante dei diritti civili, contro una politica – la riforma della polizia approvata in primavera – che prevede l’arresto preventivo. Diritti civili e sicurezza non sono in contraddizione, ma possono e debbono andare di pari passo. Noi siamo, per esempio, a favore dell’assunzione di più poliziotti per le strade della Baviera” afferma la leader “verde”. Non solo, ma riconoscendo che quella femminile è una questione cruciale per la nostra società, in quanto dopo 100 anni di rivendicazione dei diritti esistono ancora troppe ingiustizie, il partito dei Verdi si adopererà per aiutare la permanenza delle donne nel mondo del lavoro (asili aperti fino a tardi per diminuire il lavoro part-time femminile, ridurre il gap salariale). Per non parlare del fatto che il parlamento locale è composto solo da un 28 per cento di donne, dato che si ferma al 30 per il Bundestag. Conclude, forte dei suoi 33 anni, auspicando energia positiva, abbandonando la negatività che altri vogliono insinuare nella società. E l’unica soluzione consiste sia nell’aumentare il livello educativo della popolazione. «Più scuole, scuole migliori».

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Il futuro della politica globale è femminile

Il voto di Midterm negli Stati Uniti sarà deciso dalle donne: cosi affermano molti commentatori politici, rilevando non solo il gran numero di candidate in corsa (ne abbiamo parlato in una newsletter precedente), ma anche la qualità di tali candidate: preparazione, grinta, determinazione e programmi innovativi che saranno decisivi per cambiare il potere e non possiamo che augurarci che ciò avvenga. Il presidente Trump con la sua ostilità al voto femminile, con il suo machismo esasperato ha galvanizzato un movimento politico latitante nel 2016 e del resto non è solo la politica americana a manifestare tale tendenza: nel mese scorso all’inaugurazione della Settantatreesima Assemblea delle Nazioni Unite la presenza di donne leader è apparsa notevolmente aumentata e nell’ultimo decennio il numero di donne Presidenti o Prime Ministri negli Stati membri dell’Onu è triplicato. E l’Italia?

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Libertà femminile nel cinema muto

Alle Giornate del Cinema Muto di Pordenone, che si è svolto dal 6 al 13 ottobre al Teatro Verdi, interessanti restauri hanno consentito la (ri)scoperta di alcuni film dimenticati, insieme con lo stupore e la sorpresa nel trovarsi di fronte a inaspettati indizi di modernità. Si parla sullo schermo della “questione femminile” già negli anni Venti, in termini tanto espliciti e attuali, magari sulla spinta di quegli iniziali movimenti per l’emancipazione femminile inaugurati dalle suffragette un decennio prima, in ogni caso molto prima del #metoo o della lotta per la conquista dei diritti civili degli Anni Sessanta, di cui purtroppo oggi si avverte un’improvvisa nostalgia. Due i film significativi ricordati dall’autrice dell’articolo, Beatrice Fiorentino: “Captain Salvation” (1927) di John S. Robertson, fumettone con figure femminili che tentano di andare oltre gli stereotipi, e la «Zarina» di Ernst Lubitsch, con la “prima vamp”, Pola Negri, in cui viene presentata la scandalosa Caterina di Russia, regina di un piccolo regno d’Europa, che stupisce la corte sfoggiando un taglio “alla maschietta” secondo l’ultima moda parigina. Una donna dai costumi sorprendentemente audaci per l’epoca, come è noto. Nel film, tuttavia, il desiderio della regina diventa una forza disgregante e la rivoluzione che nasce è sotto il grido: «Non vogliamo essere governati da una donna, soprattutto da una donna come questa».

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Rugbisti azzurri contro la violenza sulle donne

I rugbisti Bellini e Canna con “AngelicaeLeAltre”: si tratta di un progetto di promozione per la lotta contro la violenza sulle donne che non “parla” solo all’universo femminile, ma anche a tutti gli uomini che avvertono il problema della violenza sulle donne come preponderante. Il progetto “AngelicaeLealtre” nasce per iniziativa di Eleonora Costa e Alessandra Fichera dall’idea di legare la figura di Angelica, protagonista femminile dell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, alla campagna contro la violenza sulle donne. Angelica è la bella principessa del Katai che, in continua fuga dai suoi irruenti ammiratori, svanisce per magia di un anello, in grado all’occorrenza, di renderla invisibile. Le ideatrici hanno realizzato un nuovo anello di Angelica, un simbolo odierno di solidarietà femminile, ma anche di riscatto per tutte le donne, non soltanto le vittime di abusi e soprusi. In questo senso, il sostegno dei rugbisti azzurri Mattia Bellini e Carlo Canna è molto significativo: «Sentir parlare ancora «nel 2018 di violenza sulle donne è qualcosa di incredibilmente assurdo – affermano -. Noi come sportivi e come uomini sappiamo che il rispetto della donna è uno degli aspetti fondamentali della vita e del vivere civile».

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La rivincita delle donne nelle attività sportive

In un workshop tenutosi al Parlamento Europeo di Bruxelles è emersa la domanda sul ruolo avuto dallo sport nel processo di emancipazione della donna, alla presenza di numerose ex atlete che, dopo aver scritto pagine importanti sullo sport, ora ricoprono incarichi di carattere politico. La parità di genere, nonostante gli innegabili progressi, a giudizio unanime, è stata considerata ancora un traguardo lontano. È stato ricordato come Pierre de Coubertin, “padre” delle Olimpiadi moderne, nel 1896, ad Atene, vietò alle donne la partecipazione alle competizioni, definendo la loro presenza «poco pratica, priva d’interesse, antiestetica e scorretta». Questo pensiero così negativo, nonostante la sua citazione più famosa «L’importante non è vincere ma partecipare , ha dato inizio ad un lungo percorso terminato solo con Londra 2012 con l’introduzione della boxe femminile che ha aperto finalmente alle donne tutte le discipline olimpiche.

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Principesse Disney sotto processo

Nell’era di #MeToo due attrici, Keira Knightley e Kristin Bell, sollevano una ulteriore polemica dichiarando di vietare alle loro figlie la lettura di favole “femminili” classiche, reputandole diseducative: «Cenerentola aspetta il ricco che la viene a salvare, la Sirenetta rinuncia alla sua voce per un uomo e nessuna donna dovrebbe rinunciare, il principe di Biancaneve la bacia senza il suo permesso» e così via. Il dibattito è aperto: alcuni Istituti di psicologia ritengono che quando le piccole principesse lettrici crescono si dimostrano vulnerabili a questi stereotipi. D’altra parte, la studiosa Jerramy Fine, considerando le ultime eroine di Disney (Moana, Tiana, Pocahontas) sostiene invece che sono giovani donne coraggiose e determinate, vero esempio di girl power.

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Islanda, l’isola delle donne

Il Paese più femminista del mondo, così titola trionfalmente il Venerdì di Repubblica del 19 ottobre scorso, offrendo un reportage dall’Islanda, dove da quest’anno le aziende sono obbligate a verificare che le donne siano pagate, per lavori analoghi, quanto gli uomini. Serve una (costosa) certificazione di un revisore esterno e chi non si conforma in breve tempo paga una multa salata. Reykjavík appare pertanto un paradiso, una isola nel senso proprio e metaforico del termine. Da nove anni, infatti, l’Islanda è prima nella classifica Global Gender Gap del World Economic Forum. Non ha solo dato al mondo la prima presidente democraticamente eletta e la prima premier dichiaratamente lesbica, ma ha anche approvato, ben prima della campagna #MeToo, tante leggi all’avanguardia per aiutare le donne, da un generoso congedo per i padri alla chiusura degli strip bar, nonché il divieto delle pubblicità sessiste e della prostituzione. Ma non basta: in Islanda l’educatrice femminista Margrét Pála Ólafsdóttir porta avanti con successo l’esperimento di classi separate negli asili, perché, dichiara, i maschi sono troppo aggressivi. E poi c’è il Museo fallologico più grande del mondo, che, al contrario di quanto si possa pensare, non è affatto una celebrazione del potere maschile. Peccato che tutto ciò avvenga solo in una piccola e sperduta isola, ma può essere un esempio per il resto del mondo.

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Donne, lavoro e istruzione. Le sfide del Messico

Notizie contrastanti dal Messico: da un lato dati agghiaccianti relativi al fatto che nella loro esistenza almeno due donne messicane su tre hanno subito violenza fisica o psicologica in ambito sessuale o lavorativo. La percentuale reale, inoltre, è più alta poiché nell’88% dei casi le condotte violente non vengono nemmeno denunciate. Per il Messico, insomma, la violenza di genere continua a rappresentare un problema enorme. Dall’altro lato, il Paese sembra aver intrapreso un percorso diverso in molti ambiti. A partire dalla politica: dopo le ultime elezioni (luglio 2018), la presenza delle donne nella Camera bassa ha quasi raggiunto quella degli uomini (246 deputate contro 254 colleghi), mentre il Senato ha registrato addirittura uno storico sorpasso: 65 a 63. Nel 1991 deputate e senatrici rappresentavano meno del 10% dei parlamentari e prima del 1953 alle donne messicane non era nemmeno concesso il diritto di voto. La presenza delle donne si registra anche tra le governatrici, ancora poche comunque, e nella squadra di governo del presidente López Obrador. Le implicazioni saranno rilevanti per un ampio ventaglio di temi politici: dall’interruzione di gravidanza (tuttora illegale in 17 Stati) alla tutela delle lavoratrici. Nell’ambito economico, secondo la classifica del World Economic Forum, il Messico si piazza 81esimo, tra Madagascar e Italia. Un risultato negativo che risente in particolare della scarsa partecipazione delle donne al sistema economico nazionale, ma che segnala tuttavia un trend in aumento. Sussiste, tuttavia, il gap salariale, seppure in diminuzione, a cui si cerca di porre rimedio con la maggiore istruzione delle donne, con borse di studio per l’università, sì che le percentuali di iscrizione all’università sono ora simili per uomini e donne, e ne derivano per le donne di lavori meglio pagati. Stereotipi e discriminazioni, ammette tuttavia l’OCSE, pesano ancora. «Ma il Messico, in ogni caso, procede nella giusta direzione». Adelante Mexico.

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Ritratto di Signora

Si è aperta a Madrid, presso l’Istituto Italiano di Cultura di Madrid, la mostra “El Jardin secreto” dell’artista e fotografa Alessandra Calò, che resterà aperta fino al 20 dicembre. Se il titolo, può inquietare, perché indica sempre un’assenza della donna, o un suo ritrarsi, le opere, tuttavia, tentano di dare voce ad antichi ritratti femminili su lastre fotografiche, negative, ancora una trasparenza femminile e non un primo piano. Calò si è avvalsa della collaborazione di sette artiste latine contemporanee prescelte per i significativi percorsi nei campi della letteratura, musica, poesia e impegno sociale. «Gli elementi che compongono l’opera sono materiali d’archivio e contemporanei, che da anni fanno parte della mia ricerca: erbari tridimensionali da me raccolti, essiccati e ricomposti; testi letterari scritti da coloro che hanno scelto di collaborare al progetto», ha spiegato l’artista nel corso della presentazione. Il percorso espositivo comprende anche gli ultimi lavori di Alessandra Calò: “Kochan”, presentato al festival di Fotografia contemporanea di Parigi Circulations, e “Les Inconnues”, un progetto inedito esposto per la prima volta al pubblico.

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Gita Gobinath al Fondo Monetario Internazionale

Si è sempre saputo che l’Università di Harvard sforna studiosi iperqualificati che entrano poi a far parte dei meccanismi politici, economici, scientifici e culturali più rilevanti. Ma ha destato davvero un gran fermento di opinioni l’annuncio dato agli inizi di ottobre che una donna indiana, Gita Gopinath, avrebbe preso il posto di Maurice Obstfeld al vertice del Fondo Manetario Internazionale (IMF) come “top economist”, dopo essere stata professoressa all’Università di Harvard. La brillante signora è nata in India, ma ha preso il suo dottorato a Princeton sotto la guida di Kenneth Rogoff, che ha rivestito in precedenza la sua stessa nuova carica, e Ben Bernanke, che ha guidato la Federal Reserve durante la crisi finanziaria cominciata nel 2008. Il livello delle sue ricerche è talmente alto, che dopo un breve transito all’Università di Chicago, è approdata ad Harvard, diventando un guru dei movimenti valutari. Dato il peso che hanno gli USA nel commercio globale, bisogna avere un enorme talento per cercare di tenere la rotta nelle fluttuazioni dell’economia. Pur essendo il suo lavoro centrato negli USA, non ha dimenticato il suo paese di origine, agendo da consigliera del ministro del Kerala, uno degli stati indiani. Il suo “know-how” fa sperare che possa portare una nota di freschezza all’IMF, se non altro per il fatto di essere la prima donna a rivestire questa carica tanto prestigiosa.

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Una versione grafica del Diario di Anna Frank

A distanza di settant’anni e di decine di milioni di copie vendute in tutto il mondo, la Fondazione Anne Frank di Basilea ha commissionato all’illustratore David Polonsky, dopo una revisione del testo in una chiave adatta alla grafica grazie a Ari Folman, il diario della più celebre vittima del genocidio nazista, una ragazza che all’epoca aveva 15 anni e quando fu scritto non trovò nessuno disposto a pubblicarlo. Ma il padre di Anne, Otto Frank, che aveva perso nei campi di concentramento moglie e due figlie, portò in giro il manoscritto di porta in porta, finché nel 1947 riuscì a convincere un editore olandese a stamparne 1500 copie. Oggi è il libro maggiormente letto negli Stati Uniti dai detenuti nelle prigioni e Nelson Mandela disse che riuscì a superare il dolore della sua prigionia grazie a questo libro che a suo avviso rinforzava la speranza nella invincibilità della causa della libertà. Sotto stati tratti dal diario adattamenti teatrali, films, un balletto ed un musical ed ora la versione grafica di Folman e Polonsky presenterà il diario in una versione adatta alle nuove generazioni, affinché si rendano conto che se una giovane ebrea costretta a nascondersi, cibandosi di patate mentre le bombe sibilavano nell’aria, è riuscita a dire che credeva, nonostante tutto, che le persone avessero buon cuore, c’è sempre speranza.

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Safra Catz manager di Oracle senza remore

Una guerra come quella in corso tra le grandi multinazionali della Silicon Valley fa impallidire anche i più efferati generali d’armata, di cielo, di mare e di terra. A combatterla in prima fila per vincerla c’è la manager donna più pagata della mitica vallata. Safra Katz, che è attualmente molto impegnata a fare le scarpe ad Amazon, altro gigante, di cui è al comando l’inarrestabile Jeff Bezos. Che Safra fosse una tosta si sapeva, ha il pedigree giusto: nata in Israele, sua mamma Judith, una sopravvissuta all’Olocausto, la proteggeva in un rifugio antiaereo mentre il padre combatteva nella Guerra dei sei giorni. Pur essendosi laureata in legge negli Stati Uniti, ha sempre avuto un amore sviscerato per i computers, così dopo aver lavorato inizialmente in una banca d’affari, si è specializzata nell’industria tecnologica e nel 1999 è entrata in Oracle. Dopo una serie di brillanti acquisizioni da lei portate a termine tipo quella di Netsuite, un’azienda che offre servizi informatici “nella nuvola”, l’ultimo fatturato di Oracle ha segnato il miglior tasso di crescita annuale degli ultimi sette anni, proprio grazie al boom del business “nella nuvola”, cioè il “cloud”. Intuito femminile, senza meno.

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I prossimi appuntamenti di GIO

Anche quest’anno il GIO collabora con il Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università Roma Tre per il Corso di Perfezionamento Differenze di genere, pari opportunità, sostenibilità e modelli educativi per una nuova cittadinanzaIl Corso, che inizierà a metà febbraio e terminerà a metà luglio 2019, prevede 4 moduli: Storico-filosofico, Pedagogico-Antropologico, Sociologico-Giuridico-Economico, Comunicazione e media. È prevista anche la possibilità di moduli specifici di approfondimento su richiesta in particolare per CUG, docenti, persone interessate agli Obiettivi di sostenibilità, studiose/i del pensiero femminista, intercultura. É previsto l’utilizzo del bonus docente come pure convenzioni con CUG, Scuole, Enti pubblici e privati, Associazioni. Il termine per le iscrizioni è il 15 gennaio 2019, ma si consiglia la pre-iscrizione entro il 10 dicembre 2018. Per maggiori informazioni consultare il Manifesto allegato.