La parità di genere inizia in famiglia dalla più tenera età

Negli Stati Uniti sono stati condotti studi e ricerche per studiare eventuali comportamenti discriminanti nei confronti dei bambini nelle loro famiglie di origine. In particolare, lo studio Reflections on the Future of the Second Half of the Gender Revolution, sulla base di un campione di adolescenti di entrambi i generi tra i 15 e i 19 anni, ha rivelato che non solo i maschietti sono meno coinvolti nelle faccende domestiche delle femmine, ma che la loro “paghetta” è più alta di quella dei loro fratellini. Appare evidente che questa circostanza non solo può provocare sensi di frustrazione e di ansia, ma sta anche ad indicare la scarsa considerazione per il lavoro domestico forse proprio per il fatto di non essere retribuito. Si alimenta, in tal modo, una cultura che, volente o nolente, parte proprio dagli adulti. Certamente si tratta di un dato che fa riflettere.

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Congedi per i Padri in Spagna

Grandi passi avanti in Spagna in relazione alla condivisione della cura dei figli: i padri spagnoli, infatti, ora possono beneficiare di 35 giorni di congedo e tra due anni potranno prendere 16 settimane, proprio come le madri. Si tratta una modifica del testo di legge redatto dalla Piattaforma PPiiNA che da oltre dieci anni si mobilita per una campagna indirizzata a sanare lo squilibrio nelle normative inerenti la genitorialità. Lo stesso accade nel caso delle coppie dello stesso sesso. Interessante lo spirito di questa proposta che vuole sovvertire lo stereotipo per cui la cura è qualcosa che riguarda solo le donne, tentare di scardinare il modello sociale secondo il quale la madre è il genitore che principalmente si dedica alla cura, mentre il padre è il genitore che aiuta quando i suoi altri e principali impegni lo permettono. Inoltre, una novità del modello concordato in Spagna sta proprio nella non trasferibilità, in quanto i permessi genitoriali sono considerati come diritti individuali che non potranno più essere scambiati a piacimento. È questo il nodo che cerca di promuovere la corresponsabilità di assistenza tra genitori. E in Italia? Il congedo è aumentato da tre giorni a cinque, ma è solo una proposta, non ancora approvata.

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Ruth Gates, la signora dei coralli

É una storia intrigante quella dell’inglese Ruth Gates, una brillante scienziata, direttrice dell’Istituto Hawaiano di Biologia Marina, opportunamente sistemato sulle coste dell’Isola di Oahu, nella splendida Kaneohe Bay. Dopo un dottorato conseguito nel 1985 studiando i coralli delle coste giamaicane, la sua lotta per la protezione delle barriere coralline le ha fruttato nel 2013 un premio di 10 mila dollari dalla Paul G. Allen Foundation e, successivamente, un finanziamento di 4 milioni di dollari da utilizzare per studiare l’effetto del riscaldamento globale e l’inquinamento degli oceani sui coralli, per cui provava un sentimento materno. Dopo aver provato che il 50 per cento delle barriere erano scomparse, aveva cercato di far capire al mondo che i problemi della foresta pluviale e del riscaldamento globale facevano parte di un unico quadro di criticità da affrontare il prima possibile. Nel suo ufficio all’Istituto hawaiano l’unico elemento decorativo era un gigantesco corallo rosa, grande come un albero, perché Ruth amava visceralmente i coralli, ogni giorno si immergeva e li studiava per difenderli meglio. Era arrivata al punto di creare una sorta di palestra per coralli in laboratorio, in cui le condizioni per loro fossero perfette e provare che questo portava al crescere di coralli spettacolari per bellezza e dimensioni. La sofferenza per il futuro di queste splendide creature marine le è stato fatale: è venuta a mancare in ottobre, a 56 anni, privando il mondo scientifico di un affascinante tassello di conoscenza umana.

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La saga infinita delle scarpe di Imelda

Ferdinand Marcos è stato il tirannico capo di Stato delle Filippine dal 1965 al 1986, altro ventennio letale nella storia del mondo. Ma più che il suo rapace operato è passato ai posteri per la bizzarra collezione di scarpe di sua moglie Imelda, che ha speso per questo accessorio cifre incredibili arrivando, a detta del New York Times, a possederne ben 2700. Il 9 novembre Imelda è stata condannata per aver dirottato in Svizzera 200 milioni di dollari, sottratti alle Filippine quando era governatrice di Manila. Naturalmente questa notizia ha mandato in visibilio coloro che nel 1986 si adoperarono per destituire i Marcos, ma sembra che ci sia poco da gioire. La signora ha infatti 89 anni e, anche se dovesse sopravvivere a tutti gli appelli, è probabile che alla fine venga graziata, avendo l’attuale capo di stato filippino, Rodrigo Duterte, manifestato una certa simpatia per la ex famiglia presidenziale, tanto da acconsentire che Marcos venisse sepolto nel cimitero degli eroi filippini. Dove sono ora le scarpe di Imelda? Al Museo della Scarpa di Manila: non tutte, solo un sottoinsieme di circa 800 paia. Si è mai posta il problema Imelda, mentre contemplava la sua collezione intesa per tre cambi di scarpe al giorno, di quanto fosse ingiusto che il suo popolo invece morisse di fame?

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Houston, le Black Girl Magic

Negli Stati Uniti non si arresta l’effetto donna delle elezioni di mid-term: 19 donne afroamericane si sono candidate per diventare giudice in Texas nella contea di Harris. E tutte e 19 sono state elette con un successo senza precedenti. Il nome Black Girl Magic se lo sono attribuito loro stesse e hanno fatto la campagna elettorale in comune, con il supporto del partito democratico. Il successo rappresenta – come sostiene Marina Catucci – uno scossone allo status quo del potere maschile e bianco. Con una popolazione di oltre 4,5 milioni di persone la contea di Harris è più grande di 24 degli Stati Usa e circa il 70% della sua popolazione non è bianca. Si tratta di donne nere fenomenali, dotate, brillanti, forti, la maggior parte di loro sono nate e hanno studiato ad Houston; hanno trascorso almeno una decina d’anni lavorativi collaborando con studi legali locali. Le 19 giudici afroamericane avranno da gestire compiti giudiziari e amministrativi, compreso il presidio di casi penali minori come i piccoli casi civili. Le loro posizioni, portate avanti e spiegate agli elettori nei mesi scorsi, sono state innovative e coraggiose. Una delle nuove giudici, Michelle Moore, ha spiegato sul suo sito web un approccio su tre fronti per lavorare con «giovani in difficoltà», che non sia punitivo ma rieducativo, basato su «riabilitazione, tutoraggio e istruzione».

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Le università sostengono la Casa internazionale delle donne

Importante iniziativa delle Università italiane e internazionali a sostegno della Casa internazionale delle donne di Roma, nata il 17 maggio 2018 grazie a una docente da tempo impegnata su questi temi come Laura Fortini, mentre era in corso la seduta del Consiglio comunale romano con il voto di una mozione contro la Casa, senza ascoltare la voce delle interessate. La Casa è un punto di riferimento e di convivenza pacifica, modello per la città. Il lavoro della Casa nel corso di questi anni è di fatto incalcolabile e non si pone nel campo del privilegio, come affermato dalla sindaca Raggi. La platea che aderisce è molto vasta: sono presenti anche uomini che condividono questa prassi. Il mondo universitario, che non vuole essere una comunità separata, sostiene la Casa consapevole della posta in gioco e di ciò che significa non solo per la città di Roma, ma per tutti quanti hanno a cuore la libertà e l’autodeterminazione delle donne. Essere donne non vuol dire solo pari diritti, ma essere differenti: ne sono capaci le donne che governano questa città?

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Una Bibbia delle donne: venti teologhe riscrivono il testo in chiave femminista

Nell’era del #metoo, Elisabeth Parmentier, Pierrette Daviau e Lauriane Savoy hanno riunito studiose cattoliche e protestanti, di diversa provenienza geografica, religiosa e generazionale, per una rilettura critica delle Sacre Scritture. Ne è derivata Une Bible des femmes, pubblicata dalla casa editrice Labor et Fides, per «dimostrare che la Bibbia non è incompatibile con i valori femministi». Rilettura critica e femminista, nata proprio nella patria di Calvino, a Ginevra, dove due delle curatrici insegnano presso Facoltà di Teologia: dalla ignoranza dei testi biblici deriva l’idea che la Bibbia legittimi la “sottomissione” culturale e fisica delle donne. Se nel testo esistono numerosi passaggi in cui la donna viene “denigrata”, tanti altri affermano tesi diametralmente opposte e parlano di liberazione delle donne. Le contraddizioni in un’opera composta da numerosi libri, scritti in epoche diverse e di generi disparati, sono frequenti, ma “i testi vanno letti criticamente”. La Bibbia delle donne attraversa differenti temi: il corpo, la seduzione, la maternità, la subordinazione e si chiude dando la parola a Maria, la madre di Gesù. Un lavoro che ricorda la nota Woman’s Bible scritta nel 1898 dalla suffragetta statunitense Elisabeth Cady Stanton, che con il suo saggio mise per la prima volta in discussione la posizione tradizionale dell’ortodossia religiosa che sanciva la subordinazione della donna nei confronti dell’uomo. In Italia esiste da anni il Coordinamento delle Teologhe Italiane, (www.teologhe.org) che opera proprio in questo senso, con pubblicazioni e convegni di alto spessore intellettuale.

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Il nuovo genio, paragonato ad Einstein, è di sesso femminile

Sabrina Gonzales Pasterski, di padre statunitense e di madre cubana, laureata con il massimo dei voti in fisica presso il Massachussets Institute of Technology di Boston, sembra essere la stella nascente dell’astrofisica, essendo riuscita a decifrare e a raccogliere le prime tracce delle onde gravitazionali, citata poi dal defunto Stephen Hawking. Per il suo eccellente lavoro è stata invitata alla Casa Bianca già da Obama, a sostegno delle donne che si affermano autorevolmente nel mondo del lavoro, in materie così complesse.

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Amalia Ercoli Finzi, scienziata e non solo

Chi ha avuto la ventura di trovarsi a guardare la quarta ed ultima puntata della superba trasmissione di Serena Dandini Gli stati generali 1988-2018, in onda sui Rai 3 per quattro benefici giovedì fino al 29 novembre, ha avuto la fortuna di ascoltare Amalia Ercoli Finzi, accademica, scienziata ed ingegnera aerospaziale italiana, lanciare uno dei più eleganti, efficaci, coloriti appelli a favore delle pari opportunità che sia mai stato sentito. La signora ha 81 anni ma non li dimostra, la sua vivacità viaggia a braccetto con uno spirito indomito. É una delle massime esperte internazionali in ingegneria aerospaziale, consulente scientifico della NASA, dell’ASI e dell’ESA, Principal Investigator responsabile dello strumento SD2 sulla sonda spaziale Rosetta. É stata la prima donna italiana a laurearsi in Ingegneria aerospaziale presso il Politecnico di Milano nel 1961, naturalmente con 110 e lode. Il secondo cognome Finzi lo ha assunto dopo il matrimonio con Filiberto Finzi, figlio del matematico Bruno Finzi: da questo matrimonio ha avuto cinque figli e sei nipoti. Ha progettato nella sua vita diversi strumenti, ha dimostrato un teorema che porta il suo nome legato al comportamento dei fluidi non newtoniani e con metodi algebrici ha dimostrato l’esistenza del monopolo magnetico. Si è occupata della missione Rosetta, lanciata nel 2004 e conclusa dodici anni dopo, e il suo nome è anche dietro alle recentissime missioni su Marte; alla sua età fa ricerche su come far atterrare un equipaggio umano su Marte e come realizzare un orto botanico sulla luna. Quindi, le sue parole dette sul divano rosso della Dandini, che essenzialmente spronavano in modo forte le donne a perseguire i loro goal intellettuali senza farsi mai dissuadere, essendo poggiate su tanta autorevolezza, facevano il paio con il mitico “Yes we can” del mai troppo rimpianto Barak Obama. Grazie Amalia, ci hai reso un grande servigio.

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Contro la violenza puntare su indipendenza economica e abbattimento barriere culturali

Quali sono, secondo cittadine e cittadini gli strumenti più efficaci contro la piaga della violenza? Strumenti che, comunque per il 75% delle persone intervistate sono inefficaci e per il 57% se ne parla troppo poco? Dall’indagine, realizzata dall’Ipsos per il Dipartimento delle Pari opportunità su stereotipie disuguaglianza di genere in Italia, tra «I più citati sono gli strumenti di protezione messi in campo dalle forze dell’ordine, seguiti da quelli di prevenzione tramite azioni di informazione nelle scuole, quelli di garanzia dei diritti grazie all’emanazione di leggi contro la violenza. Tra i rimedi considerati migliori, si contano anche l’assistenza legale e il supporto economico da destinare alle vittime con l’obiettivo di renderle indipendenti economicamente dal soggetto maltrattante che spesso è il partner. Ad oggi solo una minoranza delle donne vittime di violenza denuncia il proprio maltrattante» Quali le cause? «La fa da padrona la paura delle conseguenze da parte del partner (è la motivazione più citata), ma incidono molto anche la vergogna rispetto all’atto subito e la scarsa fiducia nell’azione delle forze dell’ordine deputate alla protezione». Secondo le donne intervistate indipendenza economica e abbattimento delle barriere culturali consentirebbero la piena emersione del fenomeno.

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Il vestito lo scelgo o me lo impongo?

“Vesto sempre in modo da non farmi notare”, “Non oso cambiare stile perché in ufficio mi hanno sempre visto/a così”, “Mi vesto così per non dispiacere al mio compagno”, “Ha sempre deciso mia madre sul come dovessi vestire”. «Sono solo alcune delle affermazioni che mi sono sentita fare da persone incontrate per il mio lavoro. Ma cosa succede quando ci si veste senza pensare al proprio reale benessere ma solo per difendersi dal mondo esterno o adeguarsi totalmente alle aspettative degli altri? Stare sulla difensiva o capitolare finendo di essere ciò che non siamo non porta nessun beneficio, anzi. Perché se è vero che gli abiti parlano di noi agli altri, spesso dimentichiamo la cosa più importante, ovvero che ciò che indossiamo influisce in modo significativo su noi stessi, agendo non solo sul nostro ‘fuori’, ma anche sul nostro ‘dentro’» scrive Stefania Forconi, riferendosi a numerosi studi condotti in campo psicologico e, in particolare, a quello di Karen Pine, docente alla Hertfordshire University, nel suo libro Mind What You Wear: la scelta di un capo sbagliato può renderci di malumore, deconcentrarci o addirittura deprimerci, mentre indossare quello giusto può farci sentire più forti o renderci più performanti. Perché quando indossiamo un capo, inevitabilmente finiamo per adottare alcune delle caratteristiche associate ad esso, anche se non ce ne rendiamo conto.

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Superare gli equilibrismi: da work-life balance a work-life effectiveness

L’equilibrismo tra lavoro e vita riguarda tutti, ma le donne di più, come dicono i dati sulle ore impegnate nei lavori di cura di donne e uomini. Il work-life balance, allora, è la vera soluzione? «Da un po’ di tempo, chi si interessa di temi di parità facilmente si imbatte nel concetto di work-life effectiveness, in certo modo un’evoluzione rispetto alla semplice ricerca del bilanciamento tra le due componenti, da mettere in atto come fosse una vera strategia di affari. L’obiettivo è puntare a una gestione degli impegni (professionali) e delle necessità (personali) perfezionata e di lungo termine. Per fare un esempio concreto, un primo passo è il negoziare il tempo del lavoro, insistendo magari su pratiche di smart working, alla luce dei propri bisogni, che siano andare a prendere i figli a scuola, seguire un corso, o pianificare meglio le “attività” sociali della propria vita. Il beneficio derivante da questa strategia, raccontato anche i numeri, ricade su tutte le parti interessate: «una programmazione “efficace” si traduce in maggiore produttività del dipendente, più attaccamento al proprio incarico e alti livelli di soddisfazione» scrive Mosca. D’altra parte, ricorda, l’Harvard Business Review ne aveva già parlato 5 anni fa in Il work-life balance non è il punto sostenendo la necessità di espandere il concetto di equilibrio verso un’alleanza fra vita professionale e vita personale.

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Libri e riviste da leggere

É in rete giudicedonna.it con i n. 2-3/2018. Vi si affrontano due temi di grande attualità: immigrazione (Decreto Salvini), con particolare riferimento alla protezione internazionale, e il Disegno di legge Pillon S. 735/2018, in materia di affido condiviso, mantenimento diretto e garanzia di bigenitorialità. Interessante l’attenzione sui temi ordinamentali e di politica giudiziaria, con uno sguardo anche a argomenti di cultura generale. Un apposito spazio è stato dedicato alle leggi razziali del 1938, con una puntuale ricostruzione storica dei provvedimenti legislativi e il ricordo di chi c’era.

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Maria Luisa Boccia, Le parole e i corpi. Scritti femministi,(Collana sessismoerazzismo, Ediesse, Roma, 2018)

Da Marx a Gramsci, a Simone De Beauvoir, Hannah Arendt, Simone Veil, Papa Francesco, ma anche Kant del sapere aude, figure tutte presenti nelle nostre letture e nei nostri pensieri, anche se solo per ricordi o per flash. Il corpo, i nostri corpi pensanti, si pongono gli stessi interrogativi affrontati dall’autrice, interrogativi che intersecano le nostre diverse esperienze e ci coinvolgono personalmente. Interessante l’offerta al pensiero di riflettere sulle politiche comuni tra femministe di differenti generazioni. (Isabella Peretti).

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I prossimi appuntamenti di GIO

14 dicembre 2018 e fino al 24 maggio 2019, Sguardi sulle differenze. Laboratorio di studi femministi Anna Rita Simeone, Sapienza Università di Roma, Dip. di Studi europei, americani e interculturali, ore 16: Incontri e seminari sul tema “La libertà delle donne tra potenza e limite”. Il primo incontro del 14 dicembre 2018 sarà dedicato al tema L’equivoco della libertà con gli interventi di Maria Serena Sapegno, Maria Antonietta Passarelli, Ottavia Nicolini e la moderazione di Fabrizia Giuliani.

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Anche quest’anno il GIO collabora con il Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università Roma Tre per il Corso di Perfezionamento Differenze di genere, pari opportunità, sostenibilità e modelli educativi per una nuova cittadinanzaIl Corso, che inizierà a metà febbraio e terminerà a metà luglio 2019, prevede 4 moduli: Storico-filosofico, Pedagogico-Antropologico, Sociologico-Giuridico-Economico, Comunicazione e media. È prevista anche la possibilità di moduli specifici di approfondimento su richiesta in particolare per CUG, docenti, persone interessate agli Obiettivi di sostenibilità, studiose/i del pensiero femminista, intercultura. É previsto l’utilizzo del bonus docente come pure convenzioni con CUG, Scuole, Enti pubblici e privati, Associazioni. Il termine per le iscrizioni è il 15 gennaio 2019, ma si consiglia la preiscrizione entro il 10 dicembre 2019. Per maggiori informazioni consultare il Manifesto allegato.