Ci sono molti luoghi, sulla terra, dove molte centinaia di migliaia di bambini sono stati strappati dai loro lettini caldi, dai loro giochi, dalla serenità dovuta e dalle coccole delle mamme, dei papà, dei fratelli, dei nonni, degli zii.Bambini costretti a crescere all’improvviso, a imparare a non fiatare quando le mamme li rinchiudevano, al buio, con l’illusione di salvarli, di sottrarli a mostri con gli stivali, in mano un foglio di carta con incollato sopra il loro presente, il loro dolore, la loro vita, e a volte a morirci, in quei nascondigli, dopo aver cercato invano di trovare ascolto da orecche e amore obbligati a partire pigiati a forza in un carro bestiame.

Bambini costretti a diventare ladri di cibo e a prendersi cura della famiglia, a bucare muri e reti vere e strisciare nell’ombra, a scoprire con stupore l’esistenza di bambini “altri” rimasti bambini, coi loro lettini caldi, il loro cibo nutriente, i loro giochi, la loro serenità, le loro coccole.
Strupore impotente e consapevolezza di una fatalità incomprensibile quanto orribile.

Ci sono alcuni luoghi, sulla terra, dove quei bambini prima di essere mandati a morire hanno disegnato, cantato, scritto poesie che gli orchi e i loro fiancheggiatori hanno usato come scudi per la forma, non certo per la sostanza né per la coscienza.

Ci sono alcuni luoghi, sulla terra, dove per quei bambini il presente si è fatto invivibile, si è fatto fame freddo lavoro torture e assenze, o si è subito fatto una porta stretta e pesante chiusa violentemente alle spalle, il viso della mamma sfigurato in smorfie spaventose, le sue mani tenere involontariamente diventate artigli, niente più aria da respirare prima di essere bruciati e diventare aria..

C’è un luogo, sulla terra, a Gerusalemme, dove hanno pensato ad un giardino di ulivi, con al centro una caverna buia, da attraversare in silenzio, a piccoli passi, seguendo un corrimano, il cuore appeso ad una fiammella, una sola, moltiplicata centinaia di migliaia di volte da una serie di specchi, e una voce, che ripete all’infinito dei nomi, nomi che avevano voglia per imparare la vita, bocca per cantare canzoncine, piedini per correre nell’erba, occhi per sorridere, manine per costruire castelli di sabbia, nomi morti bambini.

Non c’è nessun luogo, sulla terra, dove la ragione potrà accettare che tutto questo possa essere dimenticato, perché dopo aver fatto questo, la ragione umana non avrà più pace.

Ci sono troppi luoghi, oggi, sulla terra, dove i bambini sono oggetto di sfruttamento consumistico, sessuale, violento, propagandistico, in nessun luogo, sulla terra, la coscienza può accettare che avvenga tutto questo, e finché non si porrà fine a tutto questo la coscienza umana non potrà aver pace.

{25 gennaio 2012}

{immagine da manzoniweb.it}