Pubblichiamo, nella traduzione italiana inviata dalle Donne in nero, questo articolo tratto dai “Dossiers de Palestine” di Marc Lemaire (n. 326 del 7.3.2008, da Ash-sharq Al-Awsat, http:// www.aawsat.com). Lo sappiamo. Da sempre, la donna musulmana è, per molti (ma non tutti per fortuna) dei nostri intellettuali occidentali, dei nostri orientalisti e uomini o donne politici, il nerbo della guerra che permetterebbe di «modernizzare» e «civilizzare» i musulmani e di farne delle persone di mondo e raffinate.

E’ per questo che non si perde occasione perchè questi grandi spiriti eredi dei Lumi non ci cantino le lodi di un’eroina nuova, o rimessa a nuovo, presentata come una donna musulmana emancipata, ni pute ni soumise, e che lotta contro «l´oscurantismo» dell´Islam e il maschilismo di questi uomini.
Ma ecco che {{un altro tipo di donne musulmane si mostra pubblicamente}}. Donne convinte, colte, che si battono a fianco degli uomini. Esse spiazzano molto.

{{Ecco il ritratto di queste donne «sottomesse».}}

Il movimento di resistenza islamica (Hamas) è riuscito a vincere ampiamente le sue ultime lotte (politiche e militari), perfino a rompere il blocco imposto a Gaza distruggendo le barriere alla frontiera con l´Egitto. Gli uomini del movimento, definiti duri dai loro avversari, non erano soli dietro a questi successi, al contrario, il merito spettava spesso ad un «esercito» organizzato che, a volte, era alla testa di queste battaglie, o che si batteva come un soldato ignoto, o che, altre volte, era la punta di lancia di Hamas. E’{{ «l´esercito delle donne di Hamas».}} Non esageriamo dicendo «l´esercito delle donne di Hamas», perché è un esercito ben organizzato il cui ruolo si è rivelato forte e importante nel suo sostegno al movimento, permettendogli di vincere le ultime elezioni legislative nel 2006.

Ed è questo stesso esercito che ha forzato il passaggio di frontiera a Rafah il mese scorso, sensibilizzando l´opinione pubblica e guadagnandosi la sua simpatia prima dell´arrivo degli uomini con gli esplosivi. Così, nei festival «islamici» di Hamas, contrariamente a quelli di Fatah il «laico», nelle campagne elettorali, nelle università e nelle scuole, e nelle città, nei villaggi e nelle strade, si trovano {{le donne di Hamas ad assicurare una presenza forte, notevole}}, e a portare un grande supporto. Esse alzano le bandiere, escono nelle manifestazioni, lanciano il grido ´Allah-Akbar’, portano il loro sostegno, formano delegazioni per fare visite, per incoraggiare e sostenere e organizzano cerchi di discussione nelle case e nelle moschee. Molte di queste donne dirigono associazioni, scuole e istituzioni caritative islamiche.

Questo, per molti osservatori, è un paradosso che non riescono a spiegare, perché suppongono, come dicono gli avversari di Hamas, che questo movimento sia «più duro e più chiuso» in confronto con {{la libertà che si presume data alle donne di Fatah}}, un movimento che ha sempre insistito sui diritti delle donne nell´uguaglianza e nei ruoli direttivi.
E’ probabile che {{la divergenza tra Fatah e Hamas}} sia apparsa profonda dall’inizio della seconda Intifada, quando Fatah aveva autorizzato le sue donne a partecipare attivamente nella resistenza contro l´occupazione. Allora non era motivo né di stupore né di polemica per nessuno, perché Fatah aveva già inviato Dalâl Al-Maghribi nel 1978 con 11 altre fidayîn via mare, per realizzare una delle operazioni più famose in cui 36 israeliani furono uccisi. E nel 2002, {{le brigate dei martiri di Al-Aqsa, il braccio armato di Fatah}}, hanno mandato, all’inizio della seconda Intifada, la prima ragazza a farsi esplodere durante l´Intifada.

Wafaa´ Idrîss era una militante nel movimento Fatah, era bella e lavorava nella mezzaluna rossa palestinese. Si era fatta esplodere il 27 gennaio 2002 colpendo più di 70 Israeliani a Gerusalemme Ovest. Il 30 gennaio 2002, le brigate dei martiri di Al-Aqsa hanno rivendicato l´operazione dichiarando: «E’ la donna martire eroica, e figlia fiera delle brigate, Wafaa´ Ali Idrîss, di 26 anni, abitante nella roccaforte della resistenza del campo Al-Amaari, dipartimento di Ramallah, che ha compiuto l´operazione».

All´epoca, {{Hamas frenava la partecipazione delle donne alla resistenza,}} soprattutto alla realizzazione delle operazioni martiri. Dei dirigenti del movimento avanzavano allora come pretesto la natura tradizionale conservatrice della società palestinese, e delle raccomandazioni religiose che proibivano l´allontanamento della donna o il suo viaggio senza la compagnia di un uomo `muhram´ (suo marito o un uomo che non può sposarsi con questa donna come il padre, lo zio, il fratello, ecc., per assicurare la sua protezione, ndt). Ma questa non era la posizione di tutti i movimenti islamici. A titolo d´esempio, il movimento della Djihad Islamica mandava le sue donne a compiere questo genere di operazioni.

Questa posizione di Hamas non è durata a lungo, e {{la prima operazione martire femminile per Hamas fu compiuta da Rîm Rayâshi in gennaio 2004}}. Fu una sorpresa, e lo Sceicco Ahmad Yassine, fondatore di Hamas e suo capo spirituale, dichiarò allora: «E’ cominciato il tempo della djihad della donna palestinese». Persone vicine allo sceicco Yassine affermarono che egli voleva fare pressione sugli Israeliani dicendo loro che anche le nostre donne potevano farsi esplodere davanti a loro. Nella letteratura di Hamas, la donna svolge un ruolo di supporto nella djihad, è considerata responsabile dell´educazione delle giovani generazioni, ha un ruolo di sostegno e di incoraggiamento, ed anche un ruolo nell´insegnamento e nelle cure mediche durante i combattimenti e le guerre, tra l’altro.
Ma il ruolo delle donne di Hamas si è ampliato ed ha assunto altre dimensioni più profonde e più globali. L´analista politico Abdussatar Qassim ha detto a Ash-Sharq Al-Awsat: «Essi si basano sugli insegnamenti islamici, e sono insegnamenti che incitano al lavoro per l´interesse pubblico». {{Secondo Qassim, il movimento di Hamas «è più impegnato e più organizzato del movimento di Fatah. E riesce meglio nello sfruttamento di tutte le loro capacità».}} Qassim sottolinea anche che Hamas è un movimento dogmatico e disciplinato e che è riuscito a far svolgere alle sue donne un ruolo fondamentale e importante. Prosegue: «Esse hanno raddoppiato gli sforzi durante le ultime elezioni legislative. Hanno animato dei cerchi di studi e orientamento nelle moschee e nelle diverse istituzioni, hanno organizzato visite nelle comunità, nei villaggi e nei campi». Qassim insiste sull´esistenza di due ragioni principali che spiegano il successo delle donne di Hamas: il rispetto degli insegnamenti dell´Islam ed il rispetto delle consegne del movimento. E aggiunge che non si possono fare confronti tra Hamas e Fatah, perché il primo è un `tanzim´ (un sistema organizzato e disciplinato, ndt), e il secondo no.

{{Djamila Ash-Shanti, una delle dirigenti più notevoli dell’ala femminile di Hamas e membro dell´assemblea legislativa}}, rivela l´esistenza di un tanzim femminile nel tanzim [di Hamas]. Lei dichiara a Ash-Sharq Al-Awsat: «Noi abbiamo il nostro tanzim, non siamo in una posizione subalterna all’interno di Hamas, abbiamo le nostre posizioni, ci opponiamo spesso agli uomini, non accettiamo tutto, noi proponiamo, progettiamo, decidiamo, discutiamo e diciamo no e realizziamo quel che consideriamo più adeguato». Secondo Ash-Shanti, non c’è niente d´improvvisato, d´altronde lei non crede che un lavoro senza organizzazione possa riuscire. Lei dice: «Noi siamo più vicine alle persone delle donne laiche. Noi siamo nelle moschee, vicino ai martiri e ai feriti, nelle manifestazioni, negli scontri e nello sfondamento delle frontiere (alludendo all´azione di forzare il varco di Rafah tra Gaza e l´Egitto). Tuttavia Ash-Shanti non ci vede nessuna novità. Lei dice che è la via di Hamas da sempre. Secondo lei, lo sceicco fondatore Ahmad Yassine lavorava sul tanzim degli uomini seguendo parallelamente il tanzim delle donne. In questo, Ash-Shanti vuol dire che le donne formano un tanzim indipendente che ha la sua esistenza. E cita come esempio la preparazione che aveva preceduto le elezioni legislative dichiarando: «Abbiamo preparato il nostro piano globale per la campagna e gli uomini hanno preparato il loro. E quando abbiamo scambiato i piani per conoscerli, hanno scoperto che il nostro era migliore». Rispondendo alla domanda se c’è competizione con gli uomini, lei dice: «Sì, ma è una competizione nel contesto del movimento unificato. D´altronde essi [gli uomini] ci incoraggiano».

D´altra parte, Ash-Shanti è d´accordo con il Dr. Qassim: l´Islam è il movente e il motore principale. Lei dice: «E’ così che l´Islam ci ha insegnato. Ci chiede di entrare in comunione con le persone, i loro affari, i loro problemi e le loro preoccupazioni». E aggiunge: «Noi, in Hamas, abbiamo messo in pratica l´uguaglianza reclamata dai laici. {{Noi, le donne, ci sediamo con gli uomini a livello politico e militare, nelle assemblee di concertazione e di decisioni e anche nelle brigate di Al-Qassâm}}. Abbiamo anche le nostre istituzioni che gestiamo da sole». Ash-Shanti attribuisce il sostegno di Hamas alla sua parte femminile alla «considerevole fiducia» che il movimento aveva accordato sin dall´origine alle sue donne in tutti i settori, ed aggiunge: «Noi non siamo deboli in Hamas, abbiamo le nostre decisioni e abbiamo le nostre posizioni».

Secondo Ash-Shanti, sono le donne di Hamas che hanno fatto evolvere il {{concetto della « moschea».}} Lei dice: «Tutte le donne di tutti i gruppi vengono in moschea. La moschea non è solo un luogo di preghiera e di sermoni religiosi, è anche un centro per organizzare le riunioni sulle questioni politiche, culturali, sociali e sanitarie ed anche per proiettare film e video. L´abbiamo trasformata in un `club´». Ash-Shanti parla con molta fierezza dell´esperienza dell´ala femminile all´interno di Hamas e della loro capacità di formare un «tanzim capace di far cambiare le cose».
E’ evidente che la partecipazione delle donne di Hamas non si limita al lavoro popolare di mobilitazione e orientamento. Le donne del movimento frequentano come gli uomini corsi avanzati di addestramento militare nell’arte del combattimento. Tra loro vi sono {{donne che combattono nelle brigate di Al-Qassâm, il braccio militare di Hamas.}} Tuttavia, Ash-Shanti nega l´esistenza di un esercito femminile come si dice, ma riconosce che {{le donne ricevono addestramento militare per essere pronte ad affrontare situazioni impreviste}}, ed afferma che ci sono famiglie intere che frequentano gli addestramenti, l´uomo, sua moglie, le sue sorelle e le sue figlie, ma volontariamente senza nessun obbligo.

E’ un fatto che {{Hamas insiste ad affermare di stimare e onorare il ruolo della donna}}. Ben prima delle elezioni legislative, il movimento ha emesso un comunicato rivolto alla popolazione in cui ha dichiarato: «E’ ora che la donna palestinese svolga il suo vero ruolo e che la società riconosca l´importanza dei suoi sacrifici e dei suoi sforzi. Lei è la madre, la sorella, la moglie e la figlia che forma i creatori, gli eroi, i martiri e le generazioni del futuro. Hamas opererà affinché la donna abbia il suo ruolo nell´assemblea legislativa, sia a fianco dell´uomo nella direzione della lotta contro il nemico e promuova le leggi che proteggeranno la donna e i suoi diritti. Hamas combatterà tutti i tentativi di emarginare il ruolo della donna o di renderlo superficiale».

Ed è effettivamente quel che è accaduto. Hamas infatti ha presentato, con molta intelligenza, come {{candidate personalità accademiche e influenti, e mogli di dirigenti «martiri» del movimento}}, cosa che i Palestinesi hanno considerato come un atto di lealtà ed onore del movimento verso i suoi uomini e le sue donne che si sono sacrificati. Era difficile entrare in competizione contro una donna come Mariam Farhât, madre di 3 combattenti di Hamas uccisi dagli Israeliani e alla quale il figlio aveva lasciato un video d´addio prima di attaccare una colonia israeliana uccidendo 5 israeliani. Hamas si compiace a chiamarla «Al-Khansaa della Palestina» o la «{{madre dei martiri}}» (Al-Khansaa´ bint Omar è una poetessa del periodo pre-islamico convertita all´Islam al tempo del Profeta Mohammad. E’ considerata la madre dei martiri, perché dopo la morte del suo quarto figlio durante la battaglia di Al-Qadissiyya, non portò il lutto, ma ringraziò Allah di averla onorata con la morte da martiri dei suoi 4 figli, ndt). E’ stata anche filmata mentre annunciava la sua candidatura alle elezioni portando un’arma.

{{6 donne di Hamas hanno vinto alle elezioni. Alcune sono state designate come ministre,}} come Mariam Sâleh che era divenuta ministra degli affari femminili prima che il governo di Hamas non fosse destituito in seguito ai combattimenti a Gaza. Essa oggi è detenuta in Israele con altre colleghe deputate. Ma malgrado la destituzione del governo e il controllo di Fatah sulla Cisgiordania, il ruolo delle donne di Hamas non è regredito, ma ha assunto la forma di proteste contro lautorità di Fatah. Hanno anche affrontato gli apparati di sicurezza a Ramallah e a Nablus più di una volta. Questi apparati vedono in una donna come Muna Mansur – moglie di Djamâl Mansur, un importante dirigente di Hamas assassinato da Israele, una provocatrice che agisce contro la stabilità in Cisgiordania.

Alcune donne di Fatah riconoscono di essersi rese conto in ritardo del {{ruolo della moschea nel mobilitare le persone.}} Fatah probabilmente confidava, come confermavano alcuni suoi membri, di ottenere i voti delle donne, in quanto portava la bandiera della liberazione. Ma i voti sono andati ad Hamas che ha un atteggiamento più rigido e che rispetta regole più limitanti per quanto concerne l’abbigliamento per esempio.

Così, {{non è possibile vedere una donna di Hamas senza il velo e senza l’abito ufficiale `al-djilbâb´}} (una specie di mantello che copre tutto il corpo della donna, ndt). Alcune portano anche i `al-niqâb´ (una copertura del volto, ndt), e nessuna stringe la mano agli uomini. Ash-Shanti dice che i laici non comprendono l´Islam: esso non è duro e il ruolo delle donne diventa sempre più importante, esse danno una vera immagine dell´Islam. I laici non rispettano le loro donne come Hamas rispetta le sue. Hamas parte innanzitutto dalle convinzioni religiose, la più importante delle quali è seguire{{ la via mediana}}, e questa è una questione che anche delle persone religiose possono non capire.