Queste elezioni europee segnano una nuova sconfitta: astensionismo crescente, virata a destra e soprattutto sempre meno parità tra uomini e donne che, pur essendo 52% della popolazione Ue, non saranno equamente rappresentante nel nuovo Parlamento.
Sebbene ancora provvisori (l’esatta redistribuzione per paese e coalizione sarà conosciuta solo durante la sessione costitutiva del 14 luglio prossimo) gli ultimi dati indicano che {{la presenza delle donne nell’emiciclo dell’Europarlamento per il periodo 2009-2014 va rivista al ribasso}}. Questo risultato “non deve soprendere ed è dovuto a uno scivolamento a destra” ha dichiarato a {Euractiv.com} Cécile Gréboval, responsabile delle politiche per la {Lobby europea delle donne}, organizzazione-ombrello di associazioni femminili e femministe a livello dell’Unione europea.

Un esito elettorale paventato dalla Lobby in questi ultimi mesi e denunciato a più riprese attraverso la campagna {50/50 – nessuna democrazia senza parità di genere}, lanciata nel mese di settembre 2008 per rimettere al centro delle politiche europee il tema delle pari opportunità e promuovere la rappresentazione equilibrata di donne e uomini all’interno delle istituzioni stesse, in particolare il PE.

Tra le azioni proposte nel corso della campagna, una in particolare (sebbene un po’ tardiva) ha contribuito a tirare un concreto segnale d’allarme: si tratta di un’inchiesta volta ad analizzare da un punto di vista di genere i programmi e la composizione delle liste elettorali proposti dai vari schieramenti degli Stati membri dell’Unione. Per quel che riguarda la composizione delle liste, in particolare, la Lobby sottolinea come, {{a dispetto di un aumento importante delle candidate donne in diciassette paesi}}, che superano così il numero delle eurodeputate presenti nel Parlamento uscente, {{solo in sette esse figurano in cima alla lista}}, posizione determinante per essere elette nella maggior parte dei sistemi elettorali europei. Per la Lobby, questi dati rispecchiano ancora una volta la tendenza misogina che si respira un po’ dappertutto in Europa e che invade alcuni paesi in particolare, tra questi l’Italia.

Nel Belpaese, infatti, dove non vige nessun sistema di alternanza tra candidati uomini e donne, la Lobby ha calcolato (sulla base dei dati disponibili al 7 maggio) una media di 36% di donne presenti sulle liste (senza distinzione di coalizione) per un {{magro 26% di donne capolista, tutte appartenenti a {Sinistra e Libertà} (40%), {Partito democratico} (50%) e {PRC-PDCI} (40%)}}. I dati definitivi potrebbero ancora abbassare questa media, di per sè già problematica, ma per saperlo è necessario aspettare.

Per saperne di più :

[www.elections2009-results.eu/it/men_women_it_txt.html->www.elections2009-results.eu/it/men_women_it_txt.html]

[www.5050democracy.eu->www.5050democracy.eu]

[www.womenlobby.org/SiteResources/data/MediaArchive/policies/5050/gender_audit_report_2009.pdf->www.womenlobby.org/SiteResources/data/MediaArchive/policies/5050/gender_audit_report_2009.pdf]

[www.euractiv.com/fr/elections-ue/toujours-parit-parlement/article-183132->www.euractiv.com/fr/elections-ue/toujours-parit-parlement/article-183132]