La frangia violenta dei No-Tav che un giorno sì e uno no squarciano gomme, bruciano materiali da lavoro o strumenti, ecc., pare abbia il consenso della residua sinistra extraparlamentare; ma anche di qualche costellazione “pacifista” che ,contemporaneamente grida il no alla violenza e alla guerra ; nello specifico all’eventuale “aggressione” occidentale alla Siria di Assad. Difficile capire la logica, o la razionalità della frangia violenta in qualche modo inserita nel movimento No Tav, anche perché le azioni violente paiono mutuate pari, pari, dall’ambito mafioso e camorrista. Augias li chiama i turisti della rivoluzione che amano calarsi il passamontagna e approfittano di un problema reale e del movimento, per sfogare l’aggressività . Aggiungo: si tratta di una variante delle ,maschili, tifoserie calcistiche. Corrado Augias ha anche ragione quando si dice dispiaciuto (La Repubblica, 15 set.) che uno scrittore come Erri De Luca, con le sue dichiarazioni, tenti di conferire dignità a questa infantile libidine distruttiva . Aggiungo: declinata soprattutto al maschile come nelle tifoserie spesso violente dello pseudo sport nazionale detto IL CALCIO. De Luca però è in buona compagnia, tanto è vero che è stato prontamente difeso, da maturi/e ex rivoluzionari marxisti; o pseudomarxisti . Augias ricorda che nel 2004 lo scrittore, ricordando la sua militanza in Lotta Continua, dichiarò: ” Ognuno di noi avrebbe potuto uccidere (il commissario) Calabresi”. E ancora: ”Chi lanciava molotov era la parte migliore della gioventù, questo paese”. Come mai non si chiede – e non si chiedono i maturi ex sessantottini diventati tutti ambientalisti- perché poi l’interesse e la difesa della natura e del paesaggio è concentrata sulla questione No Tav , certamente immane distruzione ambientale in Val D’Aosta, ma ignorano quanto sta accadendo, per esempio, ai mari che circondano l’Italia a cominciare da quello chiuso e piccolo che si chiama Adriatico? Dove il rischio di svariati impianti per l’estrazione del petrolio è più che reale? Dove la scomparsa del pesce è una dolorosa realtà attuale? E che dire della scarsa propensione all’organizzazione civile di ribellione contro la cementificazione avanzata delle coste marittime italiane? E che dire del fatto che nel Sud d’Italia mancano, per esempio, i depuratori delle acque cittadine, o sono obsoleti, o è assente la manutenzione? Spesso, troppo spesso, sembra prevalere una protesta dei convertiti all’ambientalismo (che una volta rispondevano ai verdi: “prima gli operai, il lavoro e poi il resto!”) di scarsa riflessione culturale.