“Crudeli sono i giorni ma superbo è il genio”: dall’8 novembre e fino al 25 novembre, le celle dell’ultima parte restaurata del complesso dell’ex Buon Pastore (ora Casa internazionale delle donne) ospitano la mostra-spettacolo dedicata ai “capolavori letterari di donne recluse nell’arco del tempo”. Il restauro di questa parte del complesso è finito ma gli spazi non sono stati ancora assegnati: i corridoi e le celle del terzo piano in via della Penitenza sono dunque nudi ed il biancore delle pareti esalta la memoria di questo spazio che ha in sé una lunga storia di esclusioni di giovani donne e si offre come spazio “unico” per le voci drammatiche che fanno riemergere dall’oblio capolavori “unici” della scrittura femminile.

Si tratta di uno spettacolo itinerante: figure di donne (bravissime le giovani attrici) silenziose, sulla soglia delle celle invitano quasi ammiccanti ad entrare e lì, in questi spazi ristretti,con brevi stralci dalle opere scritte, delineano il dramma vissuto dalla singola donna. E si tratta di donne dall’epoca romana ai giorni nostri.

La mostra spettacolo nasce dalla condivisione di un progetto fra due donne, Maria Paola Fiorensoli e Oria Gargano, che hanno alle spalle una passione politica forte che si esprime nelle loro pratiche, rinnovandosi nelle forme ma restando sempre originaria. L’occasione è stata la visione del luogo: Oria Gargano aveva pensato di usarlo per un discorso sulla storia delle donne ma senza un’idea precisa, questa -come dice lei stessa – è venuta a Maria Paola Fiorensoli, “l’dea di parlare, dentro questo luogo di dolore, di tante donne che nel mondo, stando rinchiuse in luoghi di dolore senza aver commesso nessun reato, sono state così forti e così reattive e così straordinarie da scrivere”.

Nella scelta delle Autrici, Maria Paola Fiorensoli ha voluto “intrecciare vari percorsi, per ‘filare’ un racconto a tre colori”: la genilaità femminile (le donne recluse hanno lasciato pezzi “unici”), il messaggio d’eccellenza stilistica e di contenuto e quello dell’identità. Ciascuna delle Autrici è reclusa per un motivo diverso: statuale, domestico, persecutorio, , monastico (coatto), alienazione, vendetta personale o politica, autoreclusione.

Il regista teatrale Roberto Morra, che ha dedicato “quasi l’intera” attività di produzione teatrale “a valorizzare tematiche relative ai diritti”, ha colto la possibilità di mettere al centro dell’azione teatrale le donne. Il progetto è quindi andato avanti da una collaborazione a tre.

Il percorso teatrale fra celle, corridoi stretti e scalette si chiude – a sottolineare la scelta politica insita nel progetto – con brevi flash su drammi della storia recente e dell’oggi: i campi di concentramento nazisti, i manicomi, i Centri di identificazione ed espulsione di immigrati/e senza permessi d’ingresso, sulle tre sorelle Mirabal, giovani donne della Repubblica Dominicana , torturate e uccise perché erano l’anima di un movimento di opposizione al dittatore Trujillo. La data del loro assassinio (25 novembre) è diventata la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Un’ampia documentazione sull’idea del progetto teatrale, sulle Autrici, sulla storia del Buon pastore è stata raccolta in un numero de “il foglio del paese delle donne”, n.2/2012 distribuita alla fine del percorso teatrale.
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