L’Assemblea delle donne dei Consultori della Asl RM H chiede rispetto della legge e pretende un consultorio ogni 20000 abitanti come previsto dalla legge che attribuisce un ruolo strategico a questi servizi per la promozione e la tutela della salute della donna.
Lo scorso 12 maggio, presso il Palazzo Chigi di Ariccia, si è svolto{{ un convegno promosso dall’Assemblea delle donne dei consultori dell’azienda U.S.L. Roma H }} coinvolgendo Sindaci, Amministratori, la direzione Generale della A.S.L., operatori sanitari, associazioni, comitati cittadini e donne per discutere della situazione in cui versano questi importanti servizi territoriali.

Le donne sono preoccupate delle {{continue voci di accorpamenti e chiusure di altri consultori.}}Infatti i consultori sono stati gradualmente impoveriti di personale e strumenti e poi sono state chiuse le sedi di Colonna e Monteporzio Catone.

Stessa sorte sarebbe toccata all’unico consultorio giovani della A.S.L. RMH, situato in Genzano, se non fosse stato per l’attenzione delle donne e dei giovani utenti che, attraverso il coinvolgimento dell’amministrazione comunale, hanno impedito l’ennesimo taglio ai servizi consultoriali, unici servizi ad accesso diretto senza pagamento del ticket, né richiesta del medico curante.

{{Impedita la chiusura del consultorio di Genzano,}} l’assemblea delle donne ha sentito il dovere di preoccuparsi del restante territorio di questa estesa A.S.L..
Sono state così organizzate {{assemblee in tutti i 17 consultori}}. In ogni assemblea sono stati coinvolti i Direttori dei distretti, i responsabili dei consultori, gli operatori, gli amministratori comunali, le associazioni e i cittadini, affinchè ognuno, con i propri strumenti e competenze, proponesse soluzioni per far fronte a questo momento di crisi che rischia di cancellare servizi essenziali.

Le donne hanno verificato che le amministrazioni comunali più attente e sensibili hanno concesso i locali in uso gratuito come per esempio a Genzano e Rocca di Papa, mentre per alcune sedi la A.S.L. paga un affitto esoso. Hanno rilevato inoltre che le equipes nei consultori non sono al completo e spesso gli stessi operatori coprono più servizi. I consultori non sono indicati adeguatamente nella cartellonistica stradale e le informazioni presenti sul sito della ASL sono parziali e spesso errate. A fronte di chiusure di reparti ospedalieri, il personale non viene ridistribuito nel territorio, tanto meno nei consultori.

Le assemblee delle donne nelle varie sedi hanno potuto constatare come, dove gli operatori conoscono e applicano il Progetto Obiettivo Materno Infantile (POMI) del 2.000, e operano attraverso un’offerta attiva di interventi strategici (come i corsi di accompagnamento alla nascita, o interventi di educazione alla sessualità rivolti agli adolescenti nelle scuole) sono prodotti{{ importanti risultati di salute}} e ciò nonostatnte le gravi carenze di risorse professionali e strumentali, l’inadeguatezza dei locali, la mancanza di connessione alla rete internet in alcune sedi o la mancanza di telefoni abilitati per chiamate esterne o verso i cellulare. Le donne hanno anche rilevato come in alcune sedi consultoriali non vengono garantite prestazioni peculiari del servizio come la prescrizione della contraccezione d’emergenza a minori o straniere, contravvenendo a precise indicazioni normative.

Le donne hanno ritenuto opportuno coinvolgere i Sindaci che, essendo preposti a tutelare la salute dei cittadini, devono, nell’assemblea dei Sindaci, {{ pretendere l’attuazione dei livelli essenziali di assistenza quali sono gran parte dei servizi offerti dai consultori familiari.}}

E’ stato importante lo scorso 12 maggio l’intervento del Dott. {{Michele Grandofo,}} già Direttore del Servizio per la Tutela della salute della Donna e dell’Età Evolutiva dell’I.S.S. (CNESPS), in cui ha sottolineato che il POMI indica chiaramente priorità e modalità operative per ogni servizio del Dipartimento Materno-Infantile, attribuisce ai consultori un ruolo strategico e per ciascun progetto di intervento del consultorio delinea dettagliatamente le azioni raccomandate, gli indicatori di processo, di risultato e di esito come mai era accaduto in documenti normativi del passato.

Il POMI come già previsto nella legge n.34/96 prevede la necessità di un consultorio ogni 20.000 abitanti con equipes complete e dotazione di locali e strumenti idonei per garantire l’erogazione di questi servizi essenziali a tutta la popolazione.
Il Dott. Michele Grandolfo si è reso disponibile a supportare le Asl che intendono applicare il POMI come sta già facendo in altre Asl.