In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, l’Associazione Genere Femminile vuole ribadire che il fenomeno della violenza sulle donne rimane tuttora un problema di notevoli proporzioni.

Il 2013 è stato un anno nero per i femminicidi, una vittima ogni due giorni, secondo l’ultimo Rapporto Eures sul femminicidio in Italia.

Una donna su tre, invece, ha subito violenza sessuale o altro genere di abusi nel mondo.

La violenza domestica è la forma di violenza più diffusa che continua a colpire le donne, gli atti sono per la maggior parte dei casi gravi ma una parte delle vittime non considera la violenza domestica un reato e una parte lo accetta come un fatto comune.

La violenza nella sfera privata rimane in gran parte invisibile e sotto denunciata

 

La violenza degli uomini sulle donne è una vera e propria vergogna per una nazione civile, colta, europea.

 

“La ricorrenza del 25 novembre ci pone di fronte all’esigenza di una valutazione dei progressi registrati – dichiara Cotrina Madaghiele, presidente dell’Associazione Genere Femminile – ma anche della constatazione che la violenza sulle donne non è stata certo debellata”.

 

Il quadro giuridico italiano per combattere la violenza contro le donne si è evoluto nel tempo. L’autorità maritale è stata abolita ed entrambi i coniugi hanno l’autorità legale di prendere decisioni, comprese quelle relative ai figli; la violenza sessuale contro le donne è ora un reato penale, piuttosto che un reato contro la morale pubblica; il gratuito patrocinio viene fornito alle vittime di stupro; le mutilazioni genitali femminili sono vietate e punite per legge; esiste una legge specifica sullo stalking; sono fornite misure di protezione nel contesto della violenza intra-familiare.

Altre misure connesse comprendono un numero verde nazionale e l’aiuto alle donne vittime di violenza fornito dalle organizzazioni della società civile.

 

Ma ormai sappiamo che le leggi, per quanto evolute ed efficaci, non sono sufficienti, non basta la sola repressione.

Il nostro è un Paese in cui, in fatto di violenza sulle donne, regnano ancora pregiudizi e stereotipi di genere.

 

Ma se è vero che la violenza fa parte di un retaggio culturale che affonda le radici nei secoli e anche per questo difficile da estirpare, la si può almeno contenere e prevenire.

 

Allora, sosteniamo la condivisione delle responsabilità domestiche e di cura, mettiamo in discussione i ruoli tradizionali, rinegoziamo nuovi ruoli di genere. In famiglia occorre trasmettere ai piccoli l’idea che i ruoli femminili e maschili sono intrecciati e sovrapposti, che sono flessibili.

Ripensiamo ruoli di genere più equilibrati e paritari, ad un accordo tra le parti.

Combattiamo gli stereotipi di genere il cui uso conduce a una percezione rigida e distorta della realtà, che si basa su ciò che noi intendiamo per “femminile” e “maschile” e su ciò che ci aspettiamo dalle donne e dagli uomini. Si tratta di aspettative consolidate, e non messe in discussione, riguardo i ruoli che uomini e donne dovrebbero assumere, in qualità del loro essere biologicamente uomini o donne.

 

E poi, dobbiamo continuare a comprendere cosa avviene nella mente di quegli uomini che maltrattano e individuare i meccanismi che scatenano la violenza. Se vogliamo che ci sia un cambiamento sociale, per eliminare la violenza contro le donne occorre che gli uomini cambino.

 

Alle donne diciamo di imparare a conoscere meglio i segnali che di solito precedono un’azione violenta del partner, anche attraverso l’aiuto dei Centri di Ascolto per Donne diventati canali di emancipazione per la lotta contro la violenza oltre che di prevenzione.

Il Centro Ascolto Donne, oltre a fornire servizi tra cui l’assistenza legale, sociale e psicologica, è il luogo dove si esprime il primato dell’ascolto come strumento di promozione della persona; è un luogo dove si aiutano le donne ad acquisire la propria indipendenza.

 

Sosteniamo l’attivazione di più centri di aggregazione e di ascolto, e progetti nelle scuole per abbattere gli stereotipi di genere perché per contrastare il fenomeno della violenza è necessario intervenire sul piano culturale, con l’istruzione e proponendo dei progetti da realizzare già nei primi anni di scuola.

 

Cominciamo dalle famiglie, dalle scuole e sosteniamo una nuova cultura dei sentimenti.

 

 

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