Hebe Bonafini della “Associazione Madres de Plaza de mayo” è stata recentemente invitata dalla Wilpf (Women’s international league for peace and freedom) a partecipare ad incontri a Livorno, Pisa, Lucca; ma las Madres hanno preferito – anche per motivi economici – annullare tutti i viaggi all’estero per restare nel loro paese “dove tutta la destra del mondo si dà convegno” per essere presenti con il loro impegno. Di seguito l’intervista telefonica rilasciata alla Wilpf di Livorno per essere in ogni caso presenti con la loro testimonianza alle iniziative organizzate.

[…] Noi, las Madres, compiamo 31 anni di lotta nella strada. 31 anni che non manchiamo un solo giovedì nella piazza. 31 anni di esigere e di reclamare il carcere per gli assassini . 31 anni di esigere e di reclamare per la vita dei nostri figli.
Era importante stare con voi, con tutti gli studenti, di Lucca , di Pisa e di Livorno che si sono preparati per questo incontro.
Non sentitevi defraudati! Pensate da un altro punto di vista! Invece di pensare a quello che avete perso, per non fare la lezione come volevate, pensate alla responsabilità che hanno las Madres.

Sempre siamo state molto responsabili. Ci sono cose che nella vita vengono prima. E se nel mio paese, nel mio amato paese in cui i miei figli hanno dato il loro sangue, ci sono problemi seri, dove la destra è in sollevazione, dove la destra vuole imporre i prezzi, dove i grandi signori di questo paese amici dei militari e dei sacerdoti, sono in fermento e non vogliono essere provocati, non vogliono andare in carcere. Se tutta la destra fascista del mondo si dà convegno nel mio paese, nel mio amato paese, dove i miei figli diedero il sangue, {{io non posso viaggiare in un altro paese a raccontare la storia de las Madres}}. Perché la storia si fa qui in questo paese. Sempre noi, las Madres, la storia l’abbiamo fatta qui.

{{Non siamo Madres che siamo scappate e poi siamo tornate.}} No! No! Noi siamo rimaste per tutto il tempo della dittatura, nei momenti più violenti della dittatura, quando ci picchiavano e ci mettevano in carcere tutti i giorni, quando fecero comparire 3 delle nostre migliori Madres. Quando non potevamo parlare. Quando ci stavamo rendendo conto che esistevano campi di concentramento in ogni commissariato di polizia, in ogni luogo dell’esercito, nella Scuola la Meccanica dell’Esercito (ESMA). E siamo rimaste a cercare i nostri figli. E apparivano corpi di qui e di là, nel fiume, sepolti, vivi buttati nel fiume e nel mare.

Però mai siamo andate dietro ai cadaveri.
Perché nessuno ci ha detto quello che stava succedendo nel nostro paese. Nessuno ci ha detto quello che succedeva nel nostro paese. Nessuno ci ha detto.
Vediamo. Chi si è assunta la responsabilità dei morti?
Io so che in Italia si parla molto dei morti, che si parla molto del CNN, si parla molto degli antropologi nordamericani, della goccina di sangue per identificare le ossa. Però:{{ chi si è assunta la responsabilità dei morti? Qualche generale , forse!? Qualche politico?!}}
Perché, non dimenticatevi, la dittatura è stata civile e militare. Sacerdoti, sindacati burocratici, la destra fascista, i medici, l’oligarchia non la hanno fatta da soli. Però nessuno si è assunta la responsabilità. Però vogliono che noi, las Madres, percorriamo i cimiteri e ci facciamo carico dei morti o delle ossa.
No! No! I nostri figli giammai moriranno! Perché mai li daremo per morti.
Non vogliamo identificare cadaveri. Vogliamo identificare assassini e che vadano in carcere.

{{I nostri figli scomparsi erano rivoluzionari, preziosi rivoluzionari}}. Socialisti anarchici, peronisti, comunisti, chiamateli come volete, guerriglieri eroici che volevano un mondo migliore.
E colui che dà il sangue per il suo popolo non muore. Come possiamo dire che è morto? Chi può dire che Garcia Lorca è morto? Nessun uomo che lotta per il suo popolo, nessun uomo che dà la sua vita muore.
Pertanto {{noi, las Madres, non accettiamo la morte dei nostri figli. E nemmeno accettiamo alcun compenso economico per la loro morte}}.
Nessuno può pagare per la morte dei nostri figli. Non c’è prezzo, non c’è denaro che possa pagare la vita di un giovane, di una donna, di un uomo che dà la sua vita per la rivoluzione, per la liberazione, per il socialismo.

Loro che hanno insegnato tutto quello che facciamo.
E {{questo paese ora è in lotta. Per questo ho dovuto rimanere}}.{{ Per questo noi, las madres, abbiamo deciso di sospendere tutti i viaggi.}} E non c’era solo quello di Livorno, di Lucca e di Pisa. No! No! Non erano solo quei 3. Erano molti di più: 2 in Galizia, 1 in Colombia, 1 in Equador. Però li abbiamo sospesi, perché quando il paese, la patria, quando il paese sta soffrendo noi non possiamo andarcene. Dobbiamo restare per difenderlo, perché noi, las Madres, siamo sempre in trincea.
{{Difendere la patria è difendere i figli.
Difendere la patria è difendere la libertà.
Difendere la patria è difendere la giustizia.}}
E’ difendere la Pace , quella per cui si parla tanto e si fa tanto poco.
La Pace non è quella inginocchiata. E’ la pace che si difende con energia e determinazione.

E voi, signori allevatori, non aumenterete il prezzo della carne e del latte ai miei figli! {{Signori allevatori, non vi permetteremo di fare quello che volete, di bloccare le strade, di togliere il cibo}}.
Ma per questo dobbiamo rimanere. Per mettere il corpo e le spalle a fianco della nostra Presidenta, Cristina Hernandez de Kichner. Per criticarla quando si deve criticare, ma per affiancarla quando si deve affiancarla.
Per questo non potrò venire. Per questo non sono venuta.

[…] Però la Responsabilità de las Madres, quella responsabilità che sempre abbiamo assunto, a partire dallo steso momento in cui ci portarono via i nostri figli, è rimanere qui, in questa terra, in questo suolo, macchiato di tanto sangue giovane che noi, las Madres, vogliamo difendere.

Sì {{31 anni senza mancare un solo giovedì. Ogni giovedì alle 15.30: mezza ora di corteo, un discorso.}} Non vi sembri una bugia. Mai abbiamo saltato un solo giovedì. 31 anni. E’ qualcosa di unico al mondo.

Però non facciamo solo questo. Per molta gente è solo la Piazza. No! No! No!
Noi, las Madres, abbiamo avuto prima {{un bollettino}}, poi abbiamo avuto {{un periodico}} poi {{una rivista}}, (molti di voi li avranno conosciuti, il perodico e la rivista). E{{ un caffè letterario}} che si chiama Jualdo Valles, un grande scrittore argentino, porta il suo nome. Caffè letterario e {{Libreria, e Biblioteca e Tipografia,}} sì una tipografia e una {{Casa Editrice}}. Non ci siamo accontentate solo della tipografia, abbiamo voluto anche una Casa Editrice con più di 48 libri stampati, molto importanti. E ora, in occasione della fiera del libro stiamo stampando.

Noi non ci accontentiamo della Piazza.
Tutti i giorni riceviamo una gran quantità di persone. Abbiamo la nostra Casa ({{Il Centro de las Madres}}) in pieno centro della città, di fronte alla Piazza del Parlamento: la Casa de las Madres, allegra, piena di quadri, di piante, di fiori. Non è una Casa che esprime tristezza. Una volta un italiano si arrabbiò, perché disse che credeva di incontrare las madres piangenti. No, signore, si è sbagliato! Ci incontrò mentre festeggiavamo un compleanno. E si offese, il signore! Che peccato! Invece di essere contento, perché nonostante tutto ancora riusciamo a festeggiare compleanni!
Sapete perché? Perché i nostri figli ci hanno insegnato che cos’è la Solidarietà. Ci hanno insegnato che cos’è l’Amore. Ci hanno insegnato che cos’è la Rivoluzione. E la {{rivoluzione}}, compagni, – per voi ragazzi forse la parola rivoluzione in Italia si sente/suona come qualcosa di molto lontano e ora cha ha vinto Berlusconi mi immagino quanto lontano sia la parola rivoluzione – ha un contenuto di AMORE insuperabile. E la rivoluzione ti dice che per poter fare la rivoluzione devi essere felice facendo quello che fai, dare il meglio di te stesso e non chiedere niente per te.

Questo è il contenuto più forte. La verità calzante come un guanto. Donare tutte le ore della tua vita anche se togli tutte le ore della tua vita alla tua stessa famiglia. Questa è la rivoluzione. E in questo impegno ci siamo noi, las Madres. Noi ci sentiamo rivoluzionarie , perché costantemente ideiamo nuove forme di lavoro, di lotta. Ideiamo cortei differenti a partire da quello del telo bianco, a quello delle sagome e delle maschere.
Sicuramente nei filmati che vedrete – perché vi abbiamo inviato altri video che potete far circolare e vedere – vi renderete conto di quante cose abbiamo fatto.

E inoltre abbiamo pubblicato una gran quantità di libri.
Abbiamo scoperto più di 400 campi di concentramento.
Abbiamo avviato/iniziato migliaia di processi.
E già da molto tempo siamo passate all’{{educazione}}. Per questo nel 2000 abbiamo aperto una {{Università}}. Una Università rivoluzionaria e combattiva con 200 studenti e oggi ne ha più di 2000. Una Università che oggi fa convegni con grandi Università del mondo, perché è differente da tutte le altre Università. E ciò che voi oggi state vedendo lo stanno registrando i compagni dell’Università, gli studenti e i professori. Tutto ciò che stiamo facendo noi, las Madres, è in mano ai giovani.

E siamo andate oltre. E ci siamo domandate: “ Cosa altro possiamo fare?”
Ci mancava qualcosa. Un pezzo.
{{Arrivare ai quartieri più marginali}}. Arrivare ai quartieri più abbandonati. Arrivare ai quartieri più colpiti, senza case, senza educazione, senza salute, senza ospedali, senza scuole. E lì ci siamo messe a lavorare e anche per questo c’è un video. Abbiamo cominciato a {{costruire case}}, lì nei quartieri più marginali, sì case degne, belle, allegre e le costruiscono loro stessi, uomini e donne.

La casa è una scusa. Il tema è un altro: {{il sociale}}. Il raggrupparsi, il pensare insieme, il sognare insieme. Il sentire che qualche volta veniamo considerati come persone, che siamo cittadini di questo Stato, che stiamo facendo di questo Stato quello che volevano i nostri figli.
E come avete visto, quasi tutti (questi temi) si stanno legandosi: il paese che volevano loro e per il quale hanno dato la loro vita; loro che ci hanno partorito alla lotta e da qui sono comparse las Madres; non abbiamo riconosciuto i loro mesi ( di scomparsa) e non abbiamo chiesto soldi per la loro vita.
E’ tanto valorosa la vita di nostri figli che non esiste denaro con cui pagarla. Il capitalismo ha inventato ciò: il risarcimento economico . Quello che si deve risarcire con giustizia non si può risarcire con denaro. Con i soldi tutto si può, dal punto di vista del capitalismo.

E facciamo case. Sì, anche noi, las Madres. E l’Università che cresce…. E abbiamo un {{programma radiofonico}}, e la {{televisione}} per dire quello che pensiamo.

Non siamo le “donne con la bacchetta magica” che tutto possono. Siamo Madres, come le vostre Mamme, che laviamo, stiriamo, cuciniamo, siamo Mamme apprensive “copriti, non prendere freddo”, “ritorna presto!”, “stai attento!”, “non drogarti!”, “non fumare!”, “non andare con qualsiasi ragazza, guarda che poi ti può incastrare con un figlio!”. Diciamo le stesse cose di una qualsiasi Mamma. Siamo uguali a tutte le Mamme. Ci piace cucinare, ci piacciono le piante e amiamo, amiamo profondamente quello che facciamo.
Siamo appassionate della vita!
Io so che c’è molta gente che si è preparata ad ascoltare i miei interventi negli eventi pubblici programmati. Però, dopo che avete ascoltato questo mio messaggio, e spero che mi scriviate, vi renderete conto del perché non sono venuta in Italia.

{{La responsabilità}} che si assume nella lotta è una sola. E la cosa più importante è{{ la coerenza}}. E la coerenza ha a che vedere con il fatto che noi, las Madres, non abbiamo mai abbandonato il nostro Stato, nemmeno nei momenti più terribili e dolorosi. Quando ci portavano in carcere e ci bruciavano le case e ci portavano via i nostri figli: siamo rimaste in questa terra per difendere la vita, non solo dei nostri figli, ma anche di molti uomini e donne che non sapevano e non credevano che in questo Stato sarebbe tornato quello che abbiamo adesso: {{uno Stato migliore.}}

Però attenzione! Lo dobbiamo fare tutti insieme![…] Il nemico non riposa. E siccome il nemico non riposa, anche noi non dobbiamo farlo!

{Ringraziamo Antonia Baratta Sani per averci inviato il testo dell’intervista}