La nuova crociata contro la legge 194 mette ancora una volta in discussione la libertà delle donne, unico punto di partenza per eliminare la violenza sessista. Tutte a Roma il 12 gennaio (ore 10) per un’assemblea nazionale.La libertà di scelta delle donne sui propri corpi è messa ancora una volta in discussione. La libertà di abortire è ancora una volta messa in forse. Non è la prima volta e non sarà l’ultima.

Di {{attacchi alla legge 194}} che garantisce, pur con tutti i limiti ed i compromessi del caso, la possibilità di praticare l’interruzione di gravidanza, se ne sono visti moltissimi negli ultimi anni tra “tagliandi alla 194”, tentativi di revisioni e moratorie varie.
_ D’altra parte l’articolo 1 della {{famigerata legge 40}} parla chiaro: per lo stato italiano “il concepito” è un soggetto giuridico autonomo con diritti da tutelare. E il terreno è stato ben preparato non solo sul piano giuridico.

La {{campagna per far fallire il referendum}} abrogativo della legge 40 ha ricondotto il dibattito sulla questione del momento in cui comincia la vita piuttosto che sull’autodeterminazione delle donne. {{L’immaginario collettivo è nutrito da feti ed embrioni, rappresentati come personcine in miniatura}}, che galleggiano in uno spazio metafisico ed immateriale: lo spot di una nota marca di acqua minerale – protagonista un sorridente feto ballerino – ne è solo l’ultimo esempio.

Vai a spiegare ad un pubblico intenerito che nella realtà quello che ci viene mostrato (da pubblicità, immagini, libri, dichiarazioni) con commossa sollecitudine come una bimbetto appena un po’ strano in un misterioso spazio nero, è in realtà un feto immerso in un groviglio di viscere e sangue. È nel corpo di una donna.
_ Una donna che scompare completamente dalla scena. Troppo scabroso svelare che quegli embrioni e quei feti, che ci vengono mostrati e descritti, così puliti e autonomi, non esistono nella realtà (eh, saggia Duden..), ma sono tutt’uno con un corpo di donna.

Sono corpi di donne che bisogna “varcare”, violare, controllare, normare quando si “difende la Vita” (quella con la V maiuscola, naturalmente). Ma è più “pulito” dire che “il bambino in seno alla madre è davvero un essere umano” (Ruini), parlare della sopravvivenza degli embrioni al di fuori del grembo materno (leggi: il “grembo materno”, e per esteso il corpo di una donna, è solamente un’incubatrice, magari un po’ più comoda ed economica di quelle in commercio), piuttosto che esplicitare che ciò vuol dire negare alle donne il controllo del proprio corpo, la propria libertà di essere e fare ciò che desiderano.

D’altra parte che noi donne {{non siamo autorizzate né tanto meno in grado di decidere per noi stesse (figurati per la “Vita”)}} ce lo stanno dicendo in molti modi. Trattandoci come “soggetti deboli” (minus habentes?), o vittime da tutelare (senza possibilità di parola per definizione) e legiferando di conseguenza.
_ Ficcandoci in pacchetti sicurezza e decreti espulsioni fascisti e razzisti in nome della lotta alla violenza sulle donne. {{Di fatto facendoci violenza}} (legale questa volta!) ancora una volta, anzi due: u{{sandoci per provvedimenti che sono non solo inutili}} (contro la violenza sessista) ma anche ripugnanti, e {{rappresentandoci simbolicamente come soggetti (o meglio oggetti) sotto tutela}}, quindi privi di autonomia, corpi liberamente appropriabili e violentabili. Dall’uomo giusto – naturalmente – italiano… possibilmente il legittimo marito.

Che noi donne non siamo in grado di decidere autonomamente ce lo fanno sapere anche scandalizzandosi e dandoci delle violente se affermiamo le nostre pratiche, se siamo coerenti con le nostre analisi, se pratichiamo il nostro rifiuto di palchi e rappresentanti (tanto meno quelle che legiferano sui nostri corpi, sulla nostra autodeterminazione), se affermiamo che non c’è possibilità di sconfiggere la violenza senza partire dalla nostra libertà. Ce lo fanno sapere dandoci delle “oche”, delle “veterofemministe”, delle “fascistoidi” (o delle “anarcoidi”..c’è somma confusione sotto il cielo) se pratichiamo la nostra autonomia, se non siamo accoglienti e comprensive, docili a chi vuole scegliere cosa è meglio per noi, cosa ci difenderà dalla violenza, quando e come sarà giusto riprodursi, chi e come dovremo amare, dove non potremo andare senza un permesso di soggiorno.
{{Il 12 gennaio, a Roma, ci sarà molto di cui parlare}}.

P.s. In tutte questo battage, come al solito, {{non si parla di come queste “cattivissime” donne che decidono di non portare a termine una gravidanza rimangano “miracolosamente” incinte}}. O meglio, qualcuno ce l’ha ben chiaro, come Giuliano Ferrara, che parla di “aborti comminati a esseri umani viventi, concepiti nell’amore o nel piacere”, per dipingere gli aborti come tiranniche ripicche di creature capricciose. Altri preferiscono non porsi il problema. Troppo pericoloso mettere in discussione la propria sessualità e la propria capacità di fecondare.
_ {{È più comodo offrire solidarietà ad una battaglia delle donne piuttosto che mettersi in discussione.}}