Dal blog di Lorella Zanardo (www.ilcorpodelledonne.it) a cui rinviamo per l’interessante dibattito (http://www.ilcorpodelledonne.net/?p=6389#comments) non riproducibile qui, riprendiamo questo intervento di Monica Lanfranco sulla due giorni di Siena e sulle prospettive aperte da quell’incontro.Non sono andata a Siena, ho preferito che ci andasse a nome mio e di altre della rivista femminista Marea e di Punto G una giovane ed entusiasta studentessa, si chiama Valentina Genta.

A {{Marina Terragni }} (che scrive un[ resoconto dell’incotro di Siena sul suo Blog->http://blog.leiweb.it/marinaterragni/2011/07/10/litalia-e-una-ragazza-siena-9-10-luglio/#comments_list]) voglio dire, essendo una collega e sapendo il suo impegno per e con le donne che il nominare le altre, sui media come altrove, senza il cognome è alimentare la pratica dell’imprecisione che i colleghi maschi si guardano bene, se si tratta di loro e di altri uomini, di nutrire; non è un caso che nei vari video di reportage postati fin qui su facebook e youtube le identità complete siano solo quelle delle vip politiche intervenute a Siena, le altre sono ’solo’ tante Maria, Giovanna, Carla destinate a non avere memoria, e come mi ha insegnato Lidia Menapace chi non è nominata e quindi senza identità e senza memoria non ha posto nella storia.

Concordo con {{Lorella Zanardo}} sulla vergognosa e rituale presenza mediatica, che corre (in modo banale sempre) ai riti massivi e ‘facili’ ed è invece assente anche se informata (femminili compresi, che soffrono di una rigidità politica raccapricciante, dove la parola femminismo è peggio di una bestemmia, tutti) quando ci sono molti contenuti e pochi vip; so per esperienza diretta la fatica di decenni di organizzazione di eventi ricchi di contenuti e snobbati dalla stampa, e dove pure c’erano anche i numeri, oltre che la qualità.

Ci sono molti aspetti che vedo con interesse nell’intento di chi ha promosso prima l’incontro del 13 febbraio (ho partecipato a Genova alla giornata, producendo un piccolo contributo video nel quale ho chiesto agli uomini perchè erano in piazza, mi è sembrato che la vera notizia fosse questa), e poi Siena, e siccome di cose luminose ne sono state dette tante e appunto con quelle concordo penso sia più utile dire quali sono per me i punti più problematici.

1) I femminismi, già dal primo documento del gruppo di nuovo sono rubricati come un soggetto ‘post’: nella mia esperienza (corroborata purtroppo da quello che ho sentito nelle discussioni del gruppo genovese di snoq) un esordio omissivo e sminuente della radice politica femminista tra le donne in Italia significa rischio di generalizzazione e neutralizzazione dell’incisività politica futura;

2) Non sono contraria all’eventuale partito delle donne (che sembra una possibilità all’orizzonte dopo la kermesse di Siena): i partiti sono purtroppo uno strumento vecchio e logoro, ma è l’unico a livello istituzionale fin qui riconosciuto, e quindi tocca ancora usarli. Quello che mi lascia perplessa è il pericolo di soffocare la spinta glocal e peculiare che ogni territorio ha di lavorare in rete, nel rispetto e nella ricchezza dei gruppi che già esistono, con la costituzione di una super rete che assimila tutto. Attenzione: un conto è un cartello elettorale, stante le leggi attuali della rappresentanza, un altro è la creazione di un ’soggetto politico’ di donne (o peggio ‘al femminile’ (!): per fare cosa?

3) mi sembra ovvio che la politica istituzionale oggi in Italia è disgustosa, ma c’era bisogno di fare un incontro di massa convocato con un programma molto generico per dirlo, quando prima con il video di Lorella Zanardo e poi a cascata tutto il resto un grande pezzo di Italia si è rimesso in cammino?

4) Sono preoccupata dalla possibile confusione tra il significato di ‘politica’ con ‘partiti’ ( o istituzioni).
_ Per esperienza diretta, (di recente due anni all’Università di Parma) le giovani generazioni confondono la politica (dei partiti) con la politica (tutto il resto, ovvero quello che mirabilmente il movimento delle donne diceva essere ‘il privato è politico’).

O si dice forte e chiaro che la politica dei movimenti delle donne è la politica, e che al centro di ogni evento, programma, progetto ci deve essere il divario tra i generi e la contraddizione tra produzione e riproduzione oppure, dopo la fiammata anche questa volta la montagna darà alla luce una topolina: forse qualche deputata e senatrice in più, nulla da eccepire, ma è solo questo che ci serve?