Un libro che attraverso il racconto della sua protagonista intreccia le storie di altre donne che la violenza l’hanno conosciuta e subita: quella della malavita organizzata*.Il libro {La mia ‘ndrangheta} riassume l’esperienza straordinaria del Movimento delle donne di San Luca, paese considerato la “mamma” del crimine, in cui le donne del paese dicono basta alla violenza e scrivono una nuova pagina di storia.

Nascere in Calabria significa conoscere la vita prima degli altri. Conoscerla nei suoi aspetti più drammatici. Il libro scritto a quattro mani da {{Rosy Canale e Emanuela Zuccalà}} ( Edizioni Paoline) racconta la storia di una giovane donna, Rosy, contestualizzata nella storia più ampia di una Calabria sconvolta dai delitti di ‘ndrangheta. La protagonista molto presto viene a contatto con le immagini crudeli e impietose di corpi dilaniati e straziati dalla violenza omicida.

E’ la visione della ‘ ndrangheta vista da Rosy Canale, raccontata insieme a Emanuela Zuccalà, giornalista del Corriere della Sera, dall’interno della sensibilità di una giovane donna costretta, perché nata a Reggio Calabria a vedere {{consumare, sotto il suo sguardo attento e perciò non indifferente, le morti violente}}.

Lo sguardo di Rosy è sempre pieno di umanità nei confronti di chi delinque e di chi subisce: Solo la sua pietà è ecumenica, ma la sua denuncia nei confronti delle istituzioni, che lasciano soli chi non può difendersi, non ammette giustificazioni.

E’ la testimonianza di una donna che ha dovuto lasciare la sua terra e il suo lavoro di imprenditrice ,perché ha subito la violenza su di sé, la violenza di un male nascosto e terribile che continua a seminare odio e morti in una terra che vuole rendere inospitale.
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Il racconto in prima persona}} di Rosy è molto ben documentato, indubbiamente utile a chi vuole conoscere il punto di vista delle donne, di quelle donne che sole si trovano quotidianamente a combattere per il riscatto della propria terra con la forza e la virtù delle donne,madri, sorelle e mogli, che aspirano a un mondo migliore lontano dalle violenze e dalle sopraffazioni.

Questa voce non si affievolisce mai in questo libro che ci coinvolge e comunica grandi emozioni e desiderio di partecipazione al riscatto della “terra amara”.
Lo sguardo intenso della protagonista ci osserva dalla bella copertina in bianco e nero del libro, che la ritrae giovinetta determinata e coraggiosa, che non teme di affrontare il male che va illuminato .

Dopo la violenza subita dalla ‘ndrangheta e dopo i fatti del 15 agosto del 2007 a Duisburg in Germania, in cui furono orrendamente uccise sei persone, Rosy ha avuto il coraggio di {{uscire dall’isolamento, per raccogliere intorno a sé il mondo femminile oltraggiato.}}

Trecentosessantacinque donne, quanti sono i giorni dell’anno, si sono raccolte intorno a lei, richiamate dalla nascita della{{ ludoteca “Isola rossa”}} nella villa confiscata alla ‘ndrangheta a San Luca nella Locride. In questo territorio ad alta organizzazione criminale, Rosy ha fondato ed è presidente dell’Associazione non profit {{“Movimento delle donne di San Luca”}}, volto a promuove progetti sociali in un’ area senza sviluppo di lavoro.

La conclusione del libro rimane aperta alla speranza, la ludoteca non funziona più e Rosy è andata a vivere lontano.

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Rosy Canale, Emanuela Zuccalà}}, { La mia ‘ndrangheta}, Edizioni Paoline, ottobre 2012.

* Recensione a “ {La mia ‘ndrangheta}” di {{Maria Elvira Ciusa}} tramessa a “il paese delle donne” da Rosy Canale