Articolo di Magdalena Marini sulla rivista Mezzocielo

— Un tempo si andava a scuola, ci si affidava ai maestri, ai professori, si accettavano consigli, rimproveri, compiti assegnati, attività, piccoli lavori individuali e di gruppo. Nulla, o quasi nulla, veniva messo in discussione trattandosi di un posto sicuro, dove i bambini entravano molto presto, e, progressivamente, educatamente, crescevano e imparavano.

Sappiamo tutti che le cose sono cambiate: la fiducia è diventata diffidenza, la professionalità dei docenti messa in discussione se non considerata adeguata all’uso delle moderne tecnologie e al controllo di situazioni generate da alunni sempre più problematici, spesso refrattari alle regole e non facilmente gestibili. Istruire, favorire lo sviluppo dello spirito critico, formare, orientare i ragazzi oggi, nell’era digitale, richiede un approccio diverso, il loro stile di apprendimento è veloce come il web, la rete, che rappresenta ormai il nostro presente e il nostro futuro. Gli interessi dei ragazzi, che dichiarano di annoiarsi a scuola, prescindono dall’insegnamento tradizionale percepito come qualcosa di imposto, di non scelto per interesse personale e, soprattutto, trasmesso da chi appare ai loro occhi poco abile nell’uso degli strumenti tecnologici e dei supporti digitali.

I sistemi tradizionali di insegnamento si stanno capovolgendo, il sistema di apprendimento tradizionale, da sempre inquadrato nelle lezioni frontali, nei compiti a casa e nelle interrogazioni in classe, si sta ribaltando. La categoria dei docenti si aggiorna obbligatoriamente per stare al passo con i tempi, per garantire l’inclusività, favorire l’apprendimento cooperativo, proporre classi aperte, valorizzare le diversità, soddisfare i bisogni educativi speciali, tenere conto dei disturbi di apprendimento. Il registro digitale, introdotto nelle scuole, permette a genitori e docenti di comunicare velocemente, monitorare i ragazzi, controllare i compiti assegnati. Si dà per scontato che genitori e insegnanti siano digitalizzati.

Anche la categoria dei genitori è chiamata ad adeguarsi ai tempi che cambiano…Non è però sempre possibile stabilire interazioni efficaci con il contesto familiare e territoriale in cui vivono i ragazzi. Ci sono situazioni logistiche diverse, privilegiate, intermedie e a rischio, esistono le scuole del centro e quelle della periferia, private, paritarie e statali. Le azioni della scuola diventano per questo motivo settoriali e separate. Gli insegnanti, giovani e meno giovani, sottoposti a pressioni provenienti dalla società in evoluzione, si adoperano ogni giorno per favorire la costruzione del senso di appartenenza al gruppo in soggetti sempre più individualisti, per promuovere la conoscenza e il rispetto reciproco, per creare ambienti di apprendimento dove possano convivere pacificamente studio, impegno, educazione, senso del dovere, rispetto reciproco, coinvolgimento, motivazione e passione. Insomma, questi poveri insegnanti si barcamenano per sperimentare modalità di espressione legate al mondo dei ragazzi, conservando la propria vitalità e affrontando con coraggio la quotidiana sfida educativa.

 

La redazione ha deciso di pubblicare il pezzo perché lo ritiene di estrema attualità. Una piccola chiosa è però necessaria; l’autrice utilizza il maschile come neutro, dimenticando in questo modo l’importanza di sottolineare la presenza delle donne nella scuola, presenza tra l’altro maggioritaria. La declinazione del genere nella lingua italiana è fondamentale per non cancellare il protagonismo delle donne.