L’ ordinanza del tribunale civile di Firenze, che alla vigilia di Natale ha scosso il flebile vociare attorno alle legge 40/2004, ha detto sì, non alla selezione degli embrioni, né ad una minacciosa e presunta eugenetica, bensì al diritto a conoscerne lo stato di salute e a tutelare la salute della donna. E lo ha detto, come aveva già fatto {{il Tribunale di Cagliari}}, lo sorso settembre, in nome di quell’art. 32 della Costituzione e di quella giurisprudenza costituzionale, su cui il nostro ordinamento è ben saldo e fondato, fin dalla fine degli anni 70 (sentenza Corte cost. n° 27/75).

Due donne, {{le magistrate di Cagliari e di Firenze}}, che hanno saputo festeggiare nei fatti la nostra Costituzione, in questi giorni citata e recitata da abili attori anche nei tg della sera, ma che desta scandalo, quando dalle celebrazioni, si passa alla sua applicazione, agli atti giuridici e, quindi, ai fatti della gente ed alla vita di tutte.

{{Lo scandalo di Firenze, per alcuni, è stato aver ricordato l’art. 32 della Costituzione}}, insieme ad altre interpretazioni giurisprudenziali, che hanno tessuto la veste che ha protetto per anni la salute delle donne ed il loro corpo, quando genera la vita. Ci è difficile capire coloro che definiscono “deriva eugenetica”, il tentativo di una donna di mettere al mondo un figlio senza condannarlo ad una gravissima patologia genetica. Non comprendiamo affatto la riproposizione di astratte crociate per la vita che proiettano una visione conflittuale tra le donne e ed il frutto del loro ventre, come se fossero entità in guerra tra loro e non legati, invece, da un progetto vitale, in cui la donna scelga per la migliore sorte di entrambi.

{{Dopo il fallimento della partecipazione al referendum abrogativo (non del si) contro la legge 40}}, con il mancato raggiungimento del quorum, lo scorso ottobre, alcuni parlamentari dei partiti dell’ Unione, alla Camera dei deputati, hanno comunicato di voler {{riaprire il dibattito per valutare le modifiche alla legge 40}}. Infatti, a tre anni dalla sua applicazione, esistono dati noti,. utili e scandalosi, che in qualunque paese sarebbero stati sufficienti, di per sé, per riaprire una verifica (relazione Ministero Salute, 28 giugno 2007). Ne citiamo solo alcuni, come l’incremento delle gravidanze gemellari e trigemine, l’aumento degli aborti dovuto all’obbligo di trasferire tutti gli embrioni fecondati, anche quelli incapaci di svilupparsi e anche se troppi per poter crescere e nascere in buona salute. Ricordiamo l’incremento importante (il 72, 8% dei cicli iniziati) del ricorso alle tecniche più complesse e artificiali (la icsi), dovuto alla necessità di garantire almeno il concepimento ad una coppia, a cui si offre solo il 22% di probabilità di successo (“bambino in braccio), contro il 26% della media europea. Ed ancora altre potrebbero essere le riflessioni scaturite dai dati. A fronte di tutto questo, l’ inesistenza di una forza politica lucida sulle modalità lecite per affrontare con serenità, senso di realtà e rispetto le libertà ed i diritti altrui. Impantanata e frastornata sui temi definiti “eticamente sensibili” (ma ormai lo sono tanti, troppi, nel nostro Paese) ha riconsegnato, inevitabilmente, un ruolo primario ai movimenti, a cui le donne e tutti i cittadini chiedono sempre più di amplificare la propria voce. Sulla legge 40, in particolare, le voci si mescolano e si incontrano sui siti web delle associazioni, siano essi di tutela delle coppie infertili, dei malati o delle associazioni dei diritti civili. Esistono piazze virtuali, in cui ci si incontra, quasi con la sensazione di essere dei clandestini o dei sopravvissuti alle delusioni politiche, ma non del tutto sconfitti. Ed è così che si cerca di ripristinare la giustizia, cercando un altro interlocutore, i tribunali.

{{I protagonisti delle storie di Cagliari e Firenze}}, sono diventati dei simboli per tutti gli altri ed hanno segnato il fallimento della politica istituzionale. Si sono fatti forza grazie ad associazioni di accoglienza e di tutela legale, che hanno dato energie, risorse intellettuali, infuso coraggio e assistenza. Occorre dirlo, non è da tutti aver voglia di istruire un’ azione legale, quando attorno è tutto ostile. Ci vuole forza e determinazione, spesso anche con la consapevolezza di provare dolore, perché si gioca con la propria storia, la propria intimità, le emozioni profonde. Tuttavia, l’esperienza ed il successo di Firenze, ha agito da detonatore. .Ha restituito fiducia, a chi aveva perso la speranza di qualunque dialogo e di qualunque riconoscimento di esistenza.

{{Dopo quell’ordinanza}}, già decine di coppie ci hanno scritto e si sono dette disponibili a rivolgersi ai Tribunali di competenza per casi analoghi. Ciò che noi stiamo chiedendo, in questi giorni, con urgenza, è, per cominciare, {{un incontro con le istituzioni preposte all’aggiornamento delle linee guida}}, in particolare con{{ la ministra della Salute, Livia Turco}}, perché prenda atto non solo di quanto successo, ma di quanto potrebbe ancora accadere.

In un Paese, in cui è ancora scarsa la rappresentanza e la partecipazione associativa alla vita istituzionale ed in cui dominano opinion leader, pochi, ma capaci di dettare l’agenda della politica con la loro esuberanza mediatica, {{è tempo di tornare ai fatti ed è tempo di restituire ordine alla gerarchia dei valori}}, che gli uomini e le donne di questo Paese dovrebbero conoscere e riconoscere di più nella nostra Carta costituzionale.

{{Monica Soldano}},
presidente Madre Provetta onlus
www.madreprovetta.org